I 17eredi del massacro del 27 giugno 1944 avrebbero dovuto pagareentro 60 giorni la tassa di registrazione della sentenza: 7 mila euro a testa. Ma il risarcimento non è ancora avvenuto
Marcia indietro dell’Agenzia delle entrate sull’avviso di pagamento a carico degli eredi delle vittime della strage nazista di Falzano che aveva scatenato una tempesta di polemiche e persino un’interrogazione parlamentare indignata del senatore Pd Dario Parini.
Il risarcimento di 3,7 milioni, infatti, i destinatari lo avrebbero incassato chissà quando, sempre che i soldi arrivassero davvero, ma intanto, entro 60 giorni, avrebbero dovuto già pagarci sopra una tassa di registrazione della sentenza di 114 mila euro, 7 mila euro a testa più o meno per ciascuno dei 17 eredi delle 15 vittime del massacro, il 27 giugno 1944. Era la paradossale situazione in cui si trovavano fino a poche ore fa, prima della sospensione delle ingiunzioni di pagamento, i potenziali risarciti dal verdetto del tribunale di Arezzo, giudice Cristina Colombo, di una settimana fa, a oltre 80 anni dall’eccidio, sulla montagna cortonese, al confine fra la Toscana e l’Umbria.
E il bello era che, secondo l’avvocato Gianluca Luongo che difende gli eredi, la tassa non era neppure dovuta, come riconosce implicitamente adesso l’agenzia delle entrate: un errore, probabilmente della cancelleria del tribunale, sul quale però, con inconsueta tempestività, è entrato in campo l’erario con i suoi avvisi di pagamento, giunti ieri ai protagonisti di questa situazione beffarda. Il senatore Pd Dario Parrini ci aveva subito presentato un’interrogazione parlamentare. Ma a stretto giro di posta arriva la nota di precisazione della stessa agenzia, indirizzata a La Nazione che per prima aveva dato notizia della situazione: un errore della cancelleria del tribunale di Arezzo, il pagamento è sospeso.
La legge parla chiaro: su ogni sentenza di risarcimento è dovuto allo Stato il 3 per cento del totale come tassa di registrazione, con l’eccezione di cui poi diremo, in cui rientrano gli eredi di Falzano. Mai però l’erario fu così puntuale come in questo caso. Perchè il verdetto del giudice Colombo è stato depositato mercoledì 22 gennaio e in meno di dieci giorni agli interessati è stato notificato l’invito bonario a pagare i 114 mila euro (il 3 per cento appunto dei 3,7 milioni disposti a carico della Germania e quindi del fondo di riparazione disposto presso il ministero dell’economia al posto dello stato tedesco) che dopo 60 giorni, salvo che i soldi non venissero effettivamente versati dai protagonisti, si sarebbe trasformato in cartelle esattoriali concretissime.
Mentre il risarcimento (da mezzo milioni a 20 mila euro a testa per i 17, a seconda delle posizioni) diventerà esecutivo solo quando la sentenza sarà diventata definitiva e il Fondo avrà dato il via libera. Come a dire campa cavallo. Più beffa di così…
«Ma – spiega l’avvocato Gianluca Luongo, che ha assistito gli eredi nel corso del processo civile – quelle somme come tassa di registrazione in questo caso non sono dovute». La normativa, infatti, prevede un’eccezione alla regola del 3 per cento, che non deve essere pagato nel caso in cui il risarcimento vada a riparazione di un reato.
E qui appunto siamo al ristoro di un reato, la strage perpetrata dalle truppe dell’818° reggimento delle truppe alpine tedesche, che quel 27 giugno fece saltare in aria un casolare con 15 persone dentro quale vendetta per l’uccisione di due soldati nazisti. Massacro per il quale due ufficiali, Herbert Stommel e Joseph Scheungraber, furono condannati all’ergastolo (Scheungraber anche in Germania) dal tribunale militare della Spezia nel 2007.
La sospensione del pagamento evita dunque un’altra battaglia legale, quella che preannunciava Luongo: o la cancelleria del tribunale riconosce l’errore e l’agenzia delle entrate rinuncia alle ingiunzioni di pagamento o si torna davanti al giudice per l’opposizione alle eventuali cartelle esattoriali che dovessero arrivare dopo i 60 giorni. Tutto evitato dalla marcia indietro.
Parrini commenta con soddisfazione: «Positivo che l’Agenzia delle Entrate abbia sospeso immediatamente le richieste di pagamento a carico dei familiari delle vittime dell’Eccidio di Falzano assurdamente inviate nei giorni scorsi. Attendiamo la loro cancellazione al più presto, perché sono infondate. Resta invece una grande preoccupazione per il futuro, perché il Ministero dell’Economia continua a eludere le mie interrogazioni circa due punti fondamentali: quante risorse ha effettivamente a disposizione per pagare questi risarcimenti previsti dal Dl 36/22? A quanto ammonta il valore delle richieste di accesso al Fondo già presentate sulla base di titoli definitivi? È già evidente che è necessario rifinanziare il Fondo per soddisfare tutti gli aventi diritto? E se sì di quanto va rifinanziato?
È inammissibile vedere organi dello Stato giocare a nascondino con cose così moralmente e storicamente delicate».
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