Rivoluzione AI: come cambia il modo di finanziare la tecnologia

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L’intelligenza artificiale cambierà tutto, dalla prenotazione dei voli alla produzione di birra. Gli analisti finanziari stimano che l’AI aumenterà il Pil mondiale di circa il 10-20% nel prossimo decennio.

Ma nonostante il clamore suscitato da unicorni come OpenAI e Anthropic, i dominatori di questa era dell’AI negli Stati Uniti sono i soliti noti: Meta, Alphabet, Microsoft e Amazon. Questi quattro colossi spenderanno oltre 200 mld di dollari in AI solo quest’anno. Sebbene i ritorni dei massicci investimenti non si siano ancora manifestati nei bilanci della maggior parte delle aziende, la corsa allo sviluppo dell’AI ha già riscritto le regole tradizionali della finanza. I giganti tecnologici stanno acquistando enormi quantità di energia per sostenere i data center che alimentano l’AI.

I costi sbalorditivi dei calcoli hanno dato il via non solo a un giro di finanziamenti altissimo, ma hanno anche rafforzato il dominio delle Big Tech: poche aziende hanno tasche sufficientemente gonfie per fare queste scommesse. OpenAI ha trovato il suo mecenate in Microsoft, Anthropic l’ha seguito con Amazon. 

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Entrambe si sono sottratte alle condizioni di investimento standard. Solo una piccola parte dei 10 miliardi di dollari investiti da Microsoft nel 2023 è stata destinata direttamente a OpenAI. Al contrario, la maggior parte del denaro è stata assegnata come crediti per l’acquisto da parte di OpenAI di potenza di calcolo dai servizi cloud di Microsoft.

Nell’era dell’intelligenza artificiale, i crediti di cloud computing sono diventati moneta corrente. L’accesso alle GPU e al calcolo ha reso giganti come Nvidia gli investitori preferiti dalla maggior parte delle startup. Come ha detto Elon Musk agli investitori durante una conferenza nel 2023, “le GPU in questa fase sono molto più difficili da ottenere dei farmaci”.

Se da un lato le Big Tech possono fornire l’accesso a una quantità di calcolo sufficiente a sostenere la crescita del settore, dall’altro devono procurarsi l’energia sufficiente per far funzionare le GPU. Le ricerche basate sull’intelligenza artificiale richiedono una quantità di elettricità 10 volte superiore a quella di una ricerca standard su Google. E si prevede che l’utilizzo crescerà drasticamente nei prossimi cinque anni: il fabbisogno dei centri di elaborazione dati probabilmente rappresenterà l’8% del fabbisogno energetico totale degli Stati Uniti entro il 2030.

Microsoft ha ridato vita alla centrale nucleare inattiva di Three Mile Island, in Pennsylvania, teatro del più grave incidente nucleare degli Stati Uniti. Amazon ha recentemente acquistato per 650 milioni di dollari un campus di data center vicino a una centrale nucleare da 960 megawatt; l’energia del centro si sposterà fuori rete grazie a un accordo con il gestore della centrale Talen Energy. Google ha siglato un accordo per rifornirsi di energia da una flotta di mini reattori nucleari, mentre Sam Altman di OpenAI e molti altri magnati della tecnologia stanno investendo pesantemente nella fusione nucleare. I mercati dell’energia hanno preso nota, con l’indice S&P 500 Utilities che ha quasi raddoppiato il suo tasso di crescita nel 2024.

Di fronte alle azioni aggressive dell’antitrust, le Big Tech hanno adottato anche meccanismi creativi per il consolidamento del settore. L’anno scorso le joint venture e le partnership sono aumentate del 40%. Poiché il talento diventa una risorsa sempre più preziosa, le aziende sono tornate alle “acquisizioni” per far crescere i propri team di ricerca evitando le restrizioni antitrust. 

Nel 2023 Microsoft ha assunto Mustafa Suleyman, co-founder di Inflection AI, un’azienda che ha raccolto oltre un miliardo di dollari per sostenere il proprio modello di AI. Con lui centinaia di dipendenti chiave e un contratto di licenza da 650 milioni di dollari. Nel 2024, Google si è assicurata un accordo di licenza con Character.ai, acquisendo la tecnologia chatbot dell’azienda e riassumendo il suo Ceo e altri tecnologi chiave.

Sebbene le acquisizioni incentrate sui talenti siano da anni uno strumento del panorama finanziario tecnologico, l’accoppiamento intelligente di acquisizioni e licenze tecnologiche è un fenomeno nuovo. La popolarità di queste operazioni riflette la forte competizione per i talenti dell’intelligenza artificiale e lo spostamento del mercato verso il consolidamento di modelli di frontiera all’avanguardia. Il bene più prezioso non è un prodotto o un servizio, ma i ricercatori e gli ingegneri che guidano la rivoluzione.

I giganti tecnologici statunitensi, che oggi rappresentano un quinto dello S&P 500, troveranno nuovi modi per adattare il mondo della finanza e mantenere la promessa dell’AI.  Le promesse di produttività sono ancora agli inizi, ma la corsa all’acquisto dell’AI ci ha già consegnato una nuova era della finanza tecnologica.

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L’articolo originale è disponible su Fortune.com



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