Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette: l’IRCCS di Negrar in prima linea

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Dott.ssa Maria Elena Bottazzi

In occasione della  Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette (NTD-Neglected Tropical Diseases), che si celebra il 30 gennaio, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar -Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) per le malattie infettive e tropicali e Centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette –  è protagonista di due giorni di eventi, tra cui il congresso internazionale in corso oggi alla Camera di Commercio di Verona.  Il simposio vede la partecipazione dei maggiori esperti nazionali ed internazionali sulle NTD tra cui Maria Elena Bottazzi, microbiologa honduregna naturalizzata statunitense di origine italiana, docente al Baylor College of Medicine di Houston (Texas). Nel 2022 è stata candidata al Nobel per la Pace, insieme al collega Peter Hotez, per aver realizzato il vaccino Corbevax contro il Covid-19 senza depositare il brevetto, affinché fosse accessibile economicamente anche ai Paesi più poveri.

Dott.ssa Denise Mupfasoni

E’ interventa anche Denise Mupfasoni, del Dipartimento dell’OMS per il controllo delle malattie neglette di Ginevra, e Adriano Casulli dell’Istituto Superiore di Sanità con cui collabora anche il Dipartimento di Negrar.

L’incontro internazionale è stato preceduto ieri dall’Iniziativa “Ricercatori in cammino”, a cui hanno aderito 250 ragazzi delle scuole medie superiori e che ha avuto come ospite il noto divulgatore televisivo e presidente della Società Metereologica Italiana,

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Alla Camera di Commercio è stata allestita anche la mostra “Salute dimenticata. Immagini per ricordare le NTD”, gentilmente concessa da Pintre-Associazione Percorsi Intrecciati Onlus, 25 pannelli sulle malattie tropicali neglette e le lro conseguenze sulla popolazione.

La platea del congresso
QUALI SONO LE MALATTIE TROPICALI NEGLETTE
1,7 miliardi di persone colpite e mezzo milione di morti all’anno

Le malattie tropicali neglette sono un gruppo eterogeneo di patologie, molte delle quali infettive, causate da virus, batteri, parassiti, funghi e tossine. Si stima che siano 1,7 miliardi di persone nel mondo che necessitano di interventi sanitari a causa delle NTD e con mezzo milione i decessi all’anno.

Le accomuna il fatto di essere “dimenticate” (neglette) dalla ricerca pubblica e privata (per molte non esistono né terapie né vaccini) e di avere origine, oltre che maggiore diffusione, nelle zone povere e marginalizzate delle aree tropicali e subtropicali. Un indicatore importante, misura della gravità globale di una malattia, è il DALY, cioè la somma degli anni di vita persi per mortalità prematura (Years of Life Lost -YLLs) e degli anni di vita vissuti in condizioni di salute non ottimale o di disabilità. Il DALY relativo alla malattie tropicali neglette è di 19milioni. A tutto questo si aggiunge lo stigma, e quindi l’isolamento sociale, che molte di queste malattie portano con loro deturpando il corpo delle persone colpite.

LA ROAD MAP DELL’OMS PER ELIMINARLE
Gli obiettivi per il 2030 sono ancora lontani
Dott.ssa Dora Buonfrate

“L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2021 ha delineato una road map per ridurre entro il 2030 l’impatto mondiale delle NTD, su cui sarà fatto il punto nel corso del congresso “NTD days: towards 2030 targets” . “La riduzione globale del numero di persone che necessitano interventi contro queste patologie è stimata attualmente al 25% contro il target del 90% fissato dall’OMS” ha spiegato la dottoressa Dora Buonfrate, direttrice del Centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette.  “Questo anche in conseguenza dell’epidemia da COVID-19 che in molte aree ha determinato l’interruzione dei programmi di controllo delle NTD con ripercussioni sull’aumento dei casi. Ci sono invece risultati più confortanti sul numero dei Paesi che hanno certificato l’eliminazione di almeno una NTD, altro obiettivo per il 2030: 54 sui 100 previsti. E’ innegabile – ha sottolineato –  che per raggiungere quanto fissato dall’OMS sia richiesto uno sforzo straordinario da parte della comunità mondiale finalizzato a sviluppare metodologie diagnostiche da poter utilizzare sul campo in zone dove il sistema sanitario è quasi inesistente e per scoprire farmaci e vaccini. Ma soprattutto è necessario attuare politiche di sviluppo, perché queste patologie sono causate dalla povertà e a loro volta sono causa di povertà”.

 OGGI LA SALUTE E’ SOLO GLOBALE
Alcune NTD sono endemiche in Italia
Prof. Federico Gobbi

“Oggi più che mai si deve ragionare in termini di salute globale”, ha affermato il prof. Gobbi. “Curare chi è più lontano significa prevenire le malattie di chi ci sta accanto, considerando che viviamo in un mondo in cui la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente sono sempre più interconnesse”. Lo dimostrano le stesse malattie tropicali neglette, alcune delle quali sono presenti anche in Italia e interessano complessivamente migliaia persone. Alcune sono addirittura endemiche, come la strongiloidosi, diagnosticata soprattutto negli anziani che erano soliti camminare a piedi nudi su terreni (fino agli Sessanta) contaminati da feci umane. O come la leishmaniosi, trasmessa da flebotomi (“pappataci”). Altre lo potrebbero diventare presto. Tra queste la dengue.

 ALLARME DENGUE IN ITALIA, LA FEBBRE SPACCAOSSA
La scorsa estate record di casi a trasmissione autoctona

La scorsa estate ha segnato il record nel nostro Paese di casi di dengue a trasmissione autoctona: 213 che si sommano ai 474 casi d’importazione. In Veneto si è verificato un solo caso di trasmissione locale, mentre sono stati 79 quelli importati. Complessivamente il Laboratorio di Virologia e Patogeni emergenti dell’IRCCS di Negrar ha diagnosticato 19 casi importati (il 25% dei totali in Veneto), 7 dei quali hanno necessitato il ricovero nel reparto di malattie infettive e tropicali. Nel 2023 i casi diagnosticati al Sacro Cuore Don Calabria erano stati solo 2 con un solo ricovero.

COSA E’ LA DENGUE
Malattia infettiva che non si trasmette da uomo a uomo, ma solo attraverso la zanzara tigre

La dengue è una malattia infettiva, non trasmissibile da uomo a uomo, ma attraverso la zanzara tigre, che è presente in Italia dal 1990. Asintomatica in più del 50% dei casi, può manifestarsi con sintomi simili a quelli dell’influenza, febbre alta, mal di testa, dolori dietro agli occhi e soprattutto forti dolori ai muscoli, caratteristica per cui la dengue è conosciuta come “febbre spaccaossa”. In una minima percentuale può evolversi in febbre emorragica, con perdita di sangue da diversi organi, e può avere esiti anche letali. Non esiste terapia farmacologica specifica e il vaccino, introdotto in commercio negli ultimi mesi del 2023, è indicato solo per i viaggiatori che si recano spesso in zone endemiche o dove è presente un’epidemia. L’IRCCS di Negrar dal novembre 2023 al 23 gennaio 2025 ha somministrato 399 dosi di vaccino, che prevede due dosi a distanza di un minimo di 3 mesi a un massimo di 12.

PROBABILI EPIDEMIE LOCALI SEMPRE PIU’ IMPORTANTI
Intensificare la ricerca e il sistema di sorveglianza

“In Italia nei prossimi anni assisteremo molto probabilmente a epidemie sempre più importanti di dengue, complice il cambiamento climatico con l’innalzamento della temperatura che favorisce la sopravvivenza della zanzara tigre oltre ai mesi estivi”, ha affermato il prof. Gobbi. “Dobbiamo essere preparati a questa probabilità intensificando la ricerca su queste patologie e rafforzando il sistema di sorveglianza. Un sistema riguardo al quale il Veneto è stato pioniere, istituendolo a partire dal 2010. Esso prevede che nel caso di diagnosi di dengue in viaggiatori internazionali sia attivata l’autorità di igiene pubblica per procedere alla disinfestazione di zanzare tigre in un raggio di 150 metri dall’abitazione del paziente. Questo per impedire il crearsi di un cluster autoctono, cioè che una zanzara punga la persona infetta e trasmetta a sua volta il virus pungendo una persona sana”.

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IL RUOLO DELLA POPOLAZIONE NEL CONTROLLO DI QUESTE PATOLOGIE
Rivolgersi sempre al Pronto Soccorso in caso di febbre dopo un viaggio in zone tropicali

Il contributo della popolazione è fondamentale nella sorveglianza di queste patologie. “In caso di febbre o altro malessere al ritorno da un viaggio in zone tropicali è necessario rivolgersi il prima possibile al Pronto Soccorso di un ospedale con un reparto di malattie infettive”, è la raccomandazione di Gobbi. “In questo modo si potranno ricevere tempestivamente le cure necessarie: non dimentichiamo che recentemente sono deceduti due connazionali per una malattia tropicale, non negletta, la malaria, contratta in Africa. Inoltre il ricorso al Pronto Soccorso permetterà ai sanitari, in presenza di una diagnosi positiva di infezione da virus trasmesso dalla zanzara tigre, di attivare subito l’autorità locale di igiene pubblica. E’ altrettanto importante fare informazione in ambito medico, affinché di fronte a febbri estive apparentemente senza causa si inseriscano nella diagnosi differenziale anche le arbovirosi”. 



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