Camera, proteste per gli interventi annullati di Nordio e Piantedosi

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Almasri (al centro) appena sceso dal Falcon della Presidenza del Consiglio italiana che lo ha riportato in Libia dopo l’arresto – ANSA

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Il governo rinvia ancora le spiegazioni sul caso Almasri e le opposizioni alla Camera insorgono. Mentre la premier Meloni si limita a una dichiarazione via social, a Montecitorio vengono annullati gli interventi – già programmati per oggi – dei ministri Piantedosi e Nordio. E le opposizioni vanno all’attacco.

All’indomani dell’annuncio dell’inchiesta aperta sul caso Almasri, Giorgia Meloni torna sulla vicenda con un nuovo post. Che però non aggiunge nulla sulla vicenda: «Il nostro impegno per difendere l’Italia – dice Meloni – proseguirà come sempre, con determinazione e senza esitazioni. Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada». Una dichiarazione tutta politica, che non entra minimamente nelle motivazioni e nelle dinamiche – chieste a gran voce da tuti i partiti dell’opposizione – del rilascio del capo della polizia giudiziaria libica, secondo la Corte penale internazionale un trafficante di esseri umani, accusato di omicidi e stupri. Ma subito carcerato dopo l’arresto e riaccompagnato a casa con un volo di Stato. Meloni non affronta il caso e cancella le comunicazioni previste alla Camera dei ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Calo Nordio. Due schiaffi alle opposizioni, che si compattano e scrivono al presidente della Camera Lorenzo Fontana: il governo si sottrae al confronto e umilia il Parlamento, si convochi subito una riunione dei capigruppo.

L’Anm da parte sua torna a ribadire che la comunicazione sull’apertura di un fascicolo sulla scarcerazione di Almasri non c’entra proprio nulla con le proteste dei magistrati. Per il segretario dell’Anm Salvatore Casciaro «mettere in relazione le critiche della magistratura associata alla riforma con quanto accaduto è semplicemente assurdo». Perché, dice, «il fatto che ci possa essere una valutazione critica sulle iniziative di riforma costituzionale non ha alcuna attinenza con altro. Mi sembra disinformazione – sottolinea l’Anm – anche solo adombrare simili scenari e mi rincresce che dichiarazioni di questo tipo, non improntate a rispetto fra istituzioni, provengano da chi ricopre cariche istituzionali». Quella sul caso di Almasri, spiega, è «una comunicazione di avvenuta trasmissione degli atti al tribunale dei ministri, un atto dovuto contemplato da una legge costituzionale che prevede che l’attività di indagine venga svolta dal tribunale dei ministri e non dalla procura della Repubblica. Solo in caso di denunce manifestamente infondate e fantasiose ci potrebbe forse essere un margine ridottissimo di valutazione ed evidentemente non è stato ritenuto un caso rientrante in quella tipologia».

Alla Camera lo scontro tra governo e opposizioni sale di livello. Il clima in Aula è già teso in mattinata perché il Pd chiede che nel verbale vengano inseriti i nomi dei deputati della maggioranza che ieri hanno più volte interrotto il leader di Avs Nicola Fratoianni mentre comunicava la notizia dell’atto dovuto inviato a Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano. Il presidente di turno Fabio Rampelli prima accoglie la richiesta, poi nega la correzione, in attesa – su richiesta di un deputato di Fdi – di visionare preventivamente il video della seduta. Dopo un articolato dibattito la richiesta viene votata e respinta: non ci sono state «interruzioni», ma «interventi». Ma a scatenare davvero le proteste dell’opposizione arriva la notizia che le comunicazioni previste sul caso Almasri dei ministri Piantedosi e Nordio sono state annullate.

Per le opposizioni è troppo. Giorgia Meloni venga subito in Aula – chiedono all’unisono – e il governo chiarisca in Parlamento sul libico accusato di traffico di esseri umani. Nell’Aula di Montecitorio i partiti delle minoranze sollecitano a più riprese il governo a «non disertare» le Camere e a «non sottrarsi al confronto parlamentare«. Allo stesso tempo stigmatizzano i «violenti attacchi» della maggioranza contro la magistratura in quanto, sostengono, l’iscrizione della premier sul registro degli indagati rappresenta «un atto dovuto». Le opposizioni in Aula chiedono lo stop dei lavori fino alla convocazione immediata della capigruppo – confermata per le ore 14 – e la seduta viene sospesa.

«Non ci sono giustificazioni plausibili per sottrarsi al confronto nella sede preposta su un tema così grave e rilevante per il Paese; tentare di eludere le proprie responsabilità è un comportamento intollerabile e irrispettoso nei confronti delle istituzioni democratiche», mettono nero su bianco Chiara Braga (Pd), Riccardo Ricciardi (M5s), Luana Zanella (Avs), Matteo Richetti (Azione), Davide Faraone (Italia viva) e Riccardo Magi (+Europa) in una lettera indirizzata al presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Indignato il capogruppo di Azione Richetti: «Siamo all’umiliazione del Parlamento, ridotto a spazio a cui accedere se i ministri lo ritengono opportuno. Il Governo sta impedendo ogni discussione parlamentare negando all’aula la verità sui fatti. E tutto ciò è di una gravità inaudita».

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