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Dal Reddito di cittadinanza all’assegno mdi inclusione. E’ stata questa la sfida più grande per i servizi sociali di inizio legislatura. La cancellazione del Reddito di cittadinanza si pensava portasse a vere e proprie rivolte ma così non è stato a parte qualche tensione iniziale. Ma a Palermo c’è un motivo preciso. Cambiati i parametri, quasi i due terzi (qualcosa in meno in realtà) di coloro i quali percepivano il reddito, sono adesso stati inseriti in quell’assegno di inclusione che è la vera lotta al disagio e alla povertà ma con un obiettivo diverso: non assistenza a vita ma guardando all’inclusione, quindi con un percorso che porti chi è in grado di lavorare verso un impiego, verso l’inserimento in società con una missione produttiva e con una autonomia personale. Solo chi ha un limite che impedisce l’inserimento verrà assistito in maniera diversa.
A raccontarci questo percorso è l’assessore comunale ai servizi sociali di Palermo Rosi Pennino ospite degli studi di BlogSicilia per una punta di Talk Sicilia la trasmissione di approfondimento che ha visto passare ministri, presidenti della regione, assessori regionali e comunali e tanti altri e che continua ad essere luogo di scambio di opinioni e informazione.
Nessuno lasciato indietro
“Voglio precisare da subito all’inizio qualcuno ha detto hanno eliminato il sostegno alle famiglie chiaramente questa è una misura nazionale che gli enti locali si sono ritrovati. Non è così. Il reddito di cittadinanza si è modificato diventando un assegno di inclusione, con un panorama di regole che certamente ha consentito di riordinare la platea dei percettori, che rimane comunque sempre una platea fragile perché tiene conto della presenza di minori all’interno del nucleo familiare, di un’età che va diretta agli ultra sessantenni che ovviamente sono fuori dal mercato del lavoro e non sono in condizioni di essere agganciate, agganciati da altre misure. E poi da quello che è l’attestazione che passa dai servizi sociali sulle condizioni di fragilità. E quindi parliamo della deroga che riguarda le donne vittime di violenza delle condizioni di fragilità della presenza di disabilità all’interno del nucleo familiare. Ecco in questo quadro di regole i servizi sociali si sono mosse si sono mossi per mantenere o agganciare laddove non erano prima percettori di reddito, il beneficio a tutti quei nuclei familiari che chiaramente si trovano in condizioni di difficoltà economica e sociale”.
I numeri dell’assegno di inclusione
“Siamo passati da un numero di percettori RDC che si attestava poco al di sotto dei 50.000 percettori su base cittadina, ad un numero che oggi si orienta attorno ai 29.000. È chiaro che un numero in continuo movimento perché le condizioni di fragilità si determinano anche nel tempo, perché la disabilità è qualcosa che interviene nel corso della propria vita, perché l’età come dire che porta anche al requisito del ultrasessantenne è un divenire ma attualmente ci possiamo attestare attorno ad una platea poco al di sopra dei 29mila, che ruota attorno a questo numero”.
Ma la differenza sostanziale sta nella presa in carico da parte dei servizi sociali “È un disegno che punta all’autonomia della persona inizialmente assistita. Un percorso che chiaramente però viene realizzato con le persone e i servizi sociali lavorando sulle persone, avendo a che fare con fenomeni infatti umani, chiaramente hanno processi lenti. Non sono processi immediati, né scatole precostituite né scatole predefinite perché i servizi sociali si occupano di fatti umani”.
Non solo reddito di cittadinanza
Ma servizi sociali vuol dire anche molto di più di reddito di Cittadinanza. Il passaggio all’assegno di inclusione è stata la pria sfida ma i temi sono infiniti: si va dalla povertà estrema alla disabilità, dai servizi di accompagnamento alle famiglie in difficoltà a quelli per la casa. Insomma ogni tipo di emergenza sociale, ed in una grande città come Palermo ce ne sono tante, passa da qui. Il vero tema, dunque, è la presenza di un numero adatto di assistenti sociali. E a Palermo non ci sono.
La rivoluzione dei servizi sociali
“Posso dire con fierezza e orgoglio, di avere trovato un servizio sociale numericamente inadeguato, che si sforza tanto che con tanti sacrifici porta avanti questa missione importante, strategica all’interno della nostra città ma nella società in generale. Ma a solo otto nove mesi dall’insediamento, il servizio sociale è stato potenziato su base distrettuale perché fu una misura che portiamo avanti con tutto il distretto socio sanitario di cui Palermo è comune, capofila di 54 unità di personale distribuita per il distretto e poi si è completato, concluso ed è pubblica la graduatoria del concorso che a breve porterà la firma di 30 nuovi assistenti sociali. Un concorso che non si vedeva per il servizio sociale”.
“Palermo finalmente non solo avrà gli assistenti sociali che chiaramente non ci bastano mai, ma li potrà usare all’interno dei servizi, in un’idea che stiamo portando avanti e che a breve presenteremo alla città di riorganizzazione. Avremo un nuovo sistema dei servizi sociali pensata in un’ottica di avvicinamento sempre di più al territorio”
Un accenno alla “riforma” che vedrà la luce a breve
“C’è una idea ben precisa. Intanto 30 nuovi assistenti sociali ci serviranno per potenziare i servizi territoriali che hanno bisogno, non solo alla luce dei numeri dell’ex Reddito di cittadinanza perché chiaramente non esiste solo l’assegno di inclusione, ci sono tutta una serie di cose che chiamano in causa i servizi sociali la richiesta di aiuto di platee diffuse: penso alla disabilità, penso agli anziani, penso alle donne vittime di violenza, penso a tante e tante altre cose di cui si occupa il servizio sociale”.
Comunità per minori
“Prima potenzieremo i servizi territoriali, poi andremo a fare chiaramente un lavoro di riorganizzazione di quello che è l’ambito della tutela dei minori, che è un ambito molto importante, che ci vede lavorare non solo con le autorità giudiziarie ma anche col sistema integrato che è quello di natura sociosanitaria e. A contrastare la dispersione scolastica. Dall’altro lato immaginiamo di definire meglio i ruoli specializzando alcuni servizi che sono proprio dedicati ad alcune caratteristiche di utenza. Penso alla povertà estrema, penso alla attività di presa in carico del disagio psichico, penso agli anziani.
“Ma fondamentalmente il primo momento di riorganizzazione forte sarà quello di ridimensionare la presenza dei servizi nei territori che numericamente si vedranno finalmente adeguati e riorganizzati in funzioni che potranno consentire risposte più immediate.
“Io credo che rispetto ad alcuni dei primi risultati abbiamo già strumenti importanti nel territorio come quelli dell’Agenzia sociale per l’inclusione che ci vedono intervenire su tutto il piano di aiuti che serve da un lato per sostenere le famiglie che si trovano in una difficoltà abitativa evitare lo sfratto e tanto altro”
Dove prendere i soldi
“Noi abbiamo tutti i fondi di natura extra comunale. Chiaramente, dicevo poc’anzi, avendo a che fare con fatti umani, il bisogno da parte nostra non è mai quantificabile. Pensate che solo di sostegno all’affitto nel 2024 abbiamo sostenuto una spesa pari a circa 900.000 euro, per un totale di 1700 nuclei familiari sparsi in tutto il territorio cittadino. Il problema è che le risorse chiaramente vengono ritagliate sulla base del bisogno. Questo bisogno, quando aumenta, ci tiene stretti. Ma il tema è invece più che altro di natura gestionale, cioè i passaggi che consentono l’impegno. La liquidazione di queste risorse. E’ sulla gestione che dobbiamo diventare più bravi e più veloci all’interno di una macchina amministrativa che non vede l’intervento solo dei servizi sociali. L’attività di pagamento chiaramente costa di una serie di passaggi di natura amministrativa che vanno velocizzati, semplificati”
Minori e affido familiare
“L’ultima cosa fatta, e devo dire che è proprio recente, è l’avviso che riguarda l’affido familiare. Il fenomeno dei minori in comunità è drammatico. È una cosa sulla quale io ho voluto ragionare molto con i servizi sociali e quindi questo avviso è per noi molto importante perché ci consente di fare quel lavoro da un lato di evitare l’inserimento dei minori in comunità facendo un lavoro sulle famiglie d’origine. L’obiettivo è tutelare il minore all’interno del suo nucleo familiare fino a quando questo è possibile”
La video intervista integrale
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