Quanto abbiamo speso veramente per l’Ucraina? Perché nemmeno il Parlamento ha potuto verificare i costi dell’invio degli armamenti al Governo di Kiev? (F.B.)

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La Premier Giorgia Meloni e dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, hanno deliberatamente nascosto al Parlamento e al popolo italiano informazioni determinanti riguardo al reale costo e alla portata delle forniture militari all’Ucraina.

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Non solo hanno occultato informazioni cruciali, ma hanno anche violato principi costituzionali e leggi fondamentali dello Stato, mettendo in pericolo la trasparenza democratica e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Secondo il dossier dettagliato pubblicato dall’Osservatorio Mil€x il 26 gennaio 2025, l’Italia ha fornito all’Ucraina armamenti per un valore stimato di oltre 3 miliardi di euro. Questo dato contrasta nettamente con le dichiarazioni ufficiali, che hanno minimizzato l’impatto economico di tali operazioni. Inoltre, il costo delle decine di voli dei cargo dell’Aeronautica Militare da Pratica di Mare alla base NATO di Rzeszow in Polonia non è stato reso pubblico, aggiungendo ulteriori spese non contabilizzate.

Oltre al valore degli armamenti inviati, l’Italia contribuisce all’European Peace Facility (EPF) con circa 1,4 miliardi di euro su un totale di 11,1 miliardi raccolti per l’Ucraina. Tuttavia, non è chiaro quale sia il bilancio tra le uscite per la contribuzione nazionale e le entrate derivanti dai rimborsi erogati dallo stesso fondo, lasciando zone d’ombra sulla gestione finanziaria di queste operazioni.

Un aspetto particolarmente inquietante riguarda i programmi di riarmo nazionale, utilizzati per mascherare i costi del ripianamento delle scorte militari. Ad esempio, il programma per l’acquisto di missili e lanciamissili antiaerei della MBDA Italia, del valore di 808 milioni di euro, è stato presentato come necessario per rinnovare le capacità di difesa aerea a cortissimo raggio dell’Esercito. Tuttavia, questo acquisto sembra essere direttamente collegato alla cessione all’Ucraina dei vecchi missili Stinger, avvenuta fin dai primi pacchetti del 2022.

Analogamente, il programma per l’acquisizione di nuove scorte di missili anticarro israeliani Spike, del valore di 92 milioni di euro, è stato avviato per sostituire i missili Milan e Panzerfaust inviati in Ucraina all’inizio del conflitto.

L’acquisto di armi israeliane spiega la vergognosa difesa del governo al regime genocidario di Tel Aviv. Una linea dettata dai soldi che si è spinta a definire terroristi gli italiani che denunciano il genocidio a Gaza e a dichiarare di non riconoscere il mandato d’arresto internazionale della CPI contro Nethanyau per crimini contro l’umanità.

Questi programmi di riarmo, presentati come aggiornamenti necessari delle capacità militari italiane, nascondono in realtà i costi del supporto militare a Kiev, sottraendo risorse che potrebbero essere destinate a settori cruciali come sanità, istruzione e infrastrutture.

Il Ministro Crosetto, prima di assumere l’incarico governativo, è stato un venditore di armi e presidente dell’Associazione delle Industrie Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD), rappresentando gli interessi dell’industria bellica italiana. Questa posizione solleva gravi dubbi su un potenziale conflitto di interessi, poiché le decisioni prese in qualità di Ministro della Difesa sembrano favorire le stesse industrie che rappresentava in precedenza.

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Tale situazione potrebbe configurare una violazione della legge 185/90, che regolamenta l’esportazione di armamenti, e dei principi costituzionali che impongono trasparenza e assenza di conflitti di interesse nella gestione della cosa pubblica.

È evidente che Crosetto non sia all’oscuro delle dinamiche del conflitto ucraino. Fin dall’inizio, era chiaro che l’Ucraina avrebbe affrontato enormi difficoltà nel contrastare l’invasione russa e che non poteva vincere. Nonostante ciò, il Ministro ha colto l’opportunità per promuovere l’invio di armamenti, consapevole che tale decisione avrebbe rappresentato un’enorme opportunità di guadagno per l’industria bellica italiana che è stato pagato con 700.000 soldati ucraini morti secondo i dati in possesso del nuovo capo della CIA.

Evidentemente 700mila vite bruciate non sono importanti dinnanzi al giro miliardario d’affari di armi. Questo atteggiamento cinico e opportunista mette in luce una gestione spregiudicata del potere, in cui gli interessi economici prevalgono su quelli della nazione, dei suoi cittadini e delle vite degli ucraini.

Alla luce di queste gravi irregolarità, è imperativo avviare un’indagine giudiziaria approfondita su Guido Crosetto e sull’intero governo Meloni. È necessario accertare le responsabilità penali e amministrative legate al conflitto di interessi, alla violazione delle leggi italiane e alla mancata trasparenza sugli affari legati all’esportazione di armamenti. Il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità e di vedere tutelati i propri interessi, al di sopra di qualsiasi logica di profitto o potere.

Il comportamento del Ministro Crosetto e della Premier Meloni rappresenta un tradimento della fiducia dei cittadini italiani. Le loro azioni, caratterizzate da menzogne, occultamenti e conflitti di interesse, minano i fondamenti della democrazia e della trasparenza su cui si basa la nostra Repubblica.

F.B.

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