Contratto infermieri, Naddeo (Aran): «Ecco le cifre. La rottura? Un’occasione persa»

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di
Claudia Voltattorni

Il presidente Aran Antonio Naddeo: grave la mancata firma del rinnovo del contratto per gli infermieri, le risorse ci sono. Il no a tutto di Cgil e Uil rende la stagione dei rinnovi molto complicata. Ma noi aspettiamo segnali

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Due settimane fa, Cgil, Uil e Nursing Up hanno rotto le trattative all’Aran per il rinnovo del contratto 2022-2024 di infermieri, tecnici e personale amministrativo lasciando ai firmatari la minoranza del 47%. Martedì scorso nuova rottura: no sempre da Cgil, Uil e Usb all’intesa anche per i dipendenti pubblici degli enti locali (comuni, province, regioni, camere di commercio). In tutto circa 1 milione di lavoratori.
Antonio Naddeo è il presidente dell’Aran, l’agenzia che per il governo gestisce le trattative. Che succede, è stallo?
«Per gli enti locali non siamo arrivati a una conclusione: chiedere ancora più risorse pone oggettivamente la situazione in stallo. Ma per la sanità il no è più grave, siamo arrivati ad una vera e propria rottura dopo un testo risultato di una mediazione complessiva di mesi con al tavolo quegli stessi sindacati – Cgil, Uil e Nursing Up – che poi non hanno firmato la pre-intesa».

Per i tre sindacati le risorse per infermieri e amministrativi non sono sufficienti e gli aumenti non coprono i rialzi dell’inflazione. Hanno torto?
«Per l’adeguamento all’inflazione servirebbero oltre 30 miliardi, un’altra manovra economica. Ricordo che sul tavolo per tutti i rinnovi contrattuali ci sono quasi 10 miliardi di euro. Sono risorse stanziate dalla legge di Bilancio 2024 e ce ne sono già altre, stanziate nella legge di bilancio appena approvata, per il prossimo contratto 2025-2027, è la prima volta che accade. Ma sono risorse che la legge rimanda alla contrattazione, quindi la firma del contratto è l’unico modo per sbloccare quegli aumenti a categorie che li aspettano. Ora è tutto fermo e chi ci rimette sono i lavoratori».




















































I sindacati denunciano aumenti irrisori. Voi e il governo parlate di aumenti medi mensili (lordi) di circa 172 euro. Facciamo un po’ di chiarezza?
«Ho sentito parlare di aumenti che bastano per un caffè al bar: è scorretto verso i lavoratori. Le cifre reali sono altre. Gli aumenti medi per il comparto sanità – 581 mila persone tra infermieri e personale amministrativo – per il 2025 sono di 172 euro lordi medi al mese per 13 mensilità, che significa che qualcuno prenderà di meno, ma altri avranno di più, con risorse specifiche per le categorie più in sofferenza come gli infermieri di pronto soccorso, circa 23 mila lavoratori, la cui indennità mensile lorda sarà incrementata di circa 305 euro mensili nel 2025 e di ulteriori 60 euro dal 2026 (ora è circa 120 euro) oltre agli aumenti stipendiali. Le risorse sono lì. Ovviamente Aran è sempre disponibile al confronto sui numeri, anche in streaming».

Sono risorse che si perdono se non si trova un’intesa?
«Potrebbero essere date per via extracontrattuale, come ha dichiarato il ministro Zangrillo, perdendo però tutti gli altri istituti contenuti nei rinnovi, tra cui il lavoro agile ampliato, la possibilità di esonero dai turni notturni per gli over 60, (oggi dai 62 anni), il patrocinio legale e il sostegno psicologico gratuiti per chi è vittima di aggressioni in ospedale, sarebbe un’occasione persa».

Si aspettava il no?
«Sono deluso molto dagli atteggiamenti. Per la mancata firma ci sono state scene di giubilo, quasi un boato. Legittimo non firmare, ma festeggiare mi sembra esagerato. Ora la trattativa è ferma. Le risorse sono quelle. Ma i no di Cgil e Uil su tutti i tavoli, che hanno obiettivamente situazioni differenti – per esempio gli enti locali – rendono tutta la stagione dei rinnovi molto complicata. Ma noi aspettiamo segnali. Il nostro compito è fare accordi».

Però il rinnovo 2022-2024 per le funzioni centrali – ministeri e agenzie – è passato anche senza la firma di Cgil e Uil e lunedì c’è stato il via libera definitivo.
«La pre-intesa ha avuto la maggioranza del 54% e questo secondo la legge è sufficiente per firmare. Lunedì 27 gennaio è arrivata la firma definitiva che coinvolgerà circa 195 mila lavoratori, che oltre agli aumenti medi mensili di 165 euro lordi avranno più lavoro agile con anche il buono pasto, la settimana corta di 4 giorni, il welfare aziendale. Istituti che le altre categorie non potranno avere per lo stallo sui rinnovi».

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