Genova. Una nuova ondata di soldi ai privati per acquistare prestazioni, stretta sui tempi delle visite specialistiche per aumentare l’offerta, prestazioni in intramoenia al solo prezzo del ticket. E in futuro, sempre più esami eseguiti dai tecnici (che costano meno) anziché dai medici. Sono alcuni ingredienti della ricetta messa a punto dall’assessore alla Sanità Massimo Nicolò per rispettare l’ambizioso obiettivo ribadito nelle ultime ore dal presidente Marco Bucci: azzerare le liste d’attesa in Liguria entro la fine del 2025. “Azzerare – puntualizza l’assessore – vuol dire adeguare l’attesa sulla base della classe di priorità della richiesta, questo è l’obiettivo”.
Assessore, però i dati sono ancora critici. La scorsa settimana in Asl 3 servivano 298 giorni per una tac, 274 per una risonanza magnetica all’addome. E in base all’ultimo aggiornamento la prima colonscopia è disponibile dopo due mesi.
Sulla diagnostica ci sono molti più margini di miglioramento, anche nell’immediato. Meno immediato è invece il lavoro sulle visite specialistiche.
Cosa farete?
Abbiamo individuato cinque aree un po’ più critiche – neurologia, cardiologia, oculistica, reumatologia e gastroenterologia – e su queste noi vorremmo aumentare l’offerta. Vuol dire che, in accordo coi medici specialistici ambulatoriali e il loro sindacato, il Sumai, vogliamo omogeneizzare i tempi di esecuzione di una visita.
Significa in sostanza ridurli per poterne fare di più?
No, no. Noi vogliamo garantire che il medico visiti il paziente nei tempi giusti, quindi non vogliamo assolutamente ridurli, però vogliamo che siano giusti, cioè che non ci siano differenze tra una Asl e l’altra, tra un gruppo di medici della stessa specialità e l’altro. Questo porta inevitabilmente a un aumento dell’offerta. Un altro aiuto dovrà arrivarci dalla politica di presa in carico dei pazienti, che comunque c’è già adesso: chi dice il contrario dice il falso.
Qualche giorno fa in consiglio regionale ha avuto uno scontro con l’opposizione proprio su questo…
Ognuno deve fare la sua parte, ci sta. Ma un conto è la presa in carico dei pazienti oncologici nei primi mesi del follow-up. Poi, quando il paziente è formalmente guarito dalla malattia, può essere che l’oncologia continui a seguire il paziente con visite programmate di volta in volta, magari ogni sei mesi, e parallelamente gli faccia la richiesta per l’indagine strumentale. In quel caso il paziente può anche prenotarselo attraverso il Cup e ha tutto il tempo per programmarlo, perché sul lungo periodo non ci sono attese.
Molti pazienti, però, non riescono a prenotare e non sono malati cronici.
Il problema riguarda soprattutto quelli che hanno una richiesta in classe B, con prestazioni da erogare entro 10 giorni. Ma questa classe di priorità non sempre è reale. Il medico di medicina generale a volte è un po’ sotto pressione, quindi deve gestire situazioni psicologiche di una certa rilevanza, e tutto questo gioca un ruolo nella formazione delle liste d’attesa.
Sono previsti nuovi affidamenti ai privati per acquistare prestazioni aggiuntive?
Sì, rifaremo la manifestazione di interesse per la diagnostica strumentale, che è la voce più critica. Dovremo ripetere tutta la procedura fatta un anno e mezzo fa.
L’ultima volta erano stati spesi 7,4 milioni in più, ora quante risorse investirete?
Non dico una cifra perché non voglio essere impreciso, ma saranno cifre alte. In ogni caso vogliamo completamente riformare questa procedura in accordo con gli erogatori del privato accreditato. Ho già avuto un dialogo con loro, sono più che favorevoli ad apportare un controllo di qualità interno, un controllo di appropriatezza. E poi vogliamo modulare in modo diverso l’erogazione del budget al privato accreditato.
In che senso?
Serve una modalità che consenta di non avere sempre delle ondate. Noi vogliamo far diminuire la lista d’attesa e farla rimanere stabile nel tempo. Sono ragionamenti che dobbiamo fare con la direzione Bilancio.
E le altre tipologie di prestazioni? La cardiologia è rimasta in sospeso senza affidamento, era stata annunciata l’ortopedia, si parlava di interventistica…
Sono discorsi diversi. Le visite, ad esempio, sono poco remunerative per il privato. C’è tutta la parte endoscopica, che è più appannaggio degli ospedali. Qui abbiamo un canale diretto con i referenti a livello regionale che ci stanno dando indicazioni importanti per cercare di aumentare l’offerta, riorganizzando le modalità di erogazione. Ci sono margini per guadagnare tempo che potrà essere impiegato per altre prestazioni.
I cittadini hanno diritto a usufruire delle prestazioni intramoenia a costo del ticket, se dovuto, quando non riescono a prenotare nei tempi dovuti. Cosa farete per rendere effettivo questo diritto?
Già adesso c’è il cosiddetto percorso di tutela, che in effetti è molto complesso. Per questo non deve essere più lasciato alla libera iniziativa del cittadino, ma è il sistema che deve metterlo in atto. Magari non per qualsiasi tipo di prestazione, ma per le visite più critiche. Le modalità sono due: o avvalendosi di prestazioni aggiuntive a gettone, per cui il medico dipendente viene pagato a ore, oppure – se anche questo non dovesse bastare – abbiamo detto chiaramente alle aziende che devono organizzarsi su base volontaria per coinvolgere i medici che fanno intramoenia, rendendo disponibili le agende al Cup, fermo restando che quelli rimarranno pazienti pubblici.
Ossia pagheranno eventualmente solo il ticket e la differenza la metterà l’azienda sanitaria?
Esatto. La tariffa verrà omogeneizzata su tutto il territorio e a quel punto sarà la Asl a sbrigarsela col medico. Che poi è quello che prevede la legge Schillaci.
Quando riusciremo ad avere questo meccanismo in funzione?
Eh… Intanto abbiamo iniziato a preparare mentalmente queste azioni e le abbiamo comunicate ai direttori sanitari. Abbiamo già fatto tre incontri su questo su questo tema. Ad oggi siamo sguarniti del direttore generale, che arriverà a breve. Ma è una cosa che vogliamo attuare in poche settimane.
“Esami 18-20 ore al giorno pagando gli straordinari”. Questo ha detto più volte Bucci in campagna elettorale. Ma come si fa in concreto?
Sì, questi sono termini generali…
Ah, quindi dobbiamo dimenticarcelo?
No, ma è il messaggio che deve passare: noi vogliamo utilizzare le macchine a ritmo pieno. Dovete considerarlo come un segnale. Faccio un esempio: i tempi d’attesa per fare una Tac all’ospedale Gallino si sono drasticamente ridotti.
Come mai?
Perché hanno fatto lavorare la macchina anche al pomeriggio dando un gettone al radiologo.
Però i gettoni costano, alla lunga…
Va bene, però diamo un servizio. Sono somme di denaro che vengono stanziate proprio con questo fine, risorse che le aziende ospedaliere possono utilizzare sulla base delle criticità che hanno.
Tra le ipotesi al vaglio della giunta Toti c’era la tecnica dell’overbooking, sul modello delle compagnie aeree: metto in agenda più prestazioni di quelle realmente disponibili, confidando che una certa percentuale poi non si presenterà. Ci state pensando?
No, questo non l’abbiamo ancora preso in considerazione, anche perché non possiamo fare overbooking sulla pelle dei medici e dei pazienti che magari si trovano ad aspettare più del dovuto. Dobbiamo stare attenti. Se dico al medico che deve fare venti visite in tre ore – sono numeri a caso – perché qualcuno non viene, se poi invece si presentano tutti dovrà eseguire il doppio delle visite. Non possiamo correre questo rischio e nemmeno rischiare che ci siano dei medici che visitano in fretta e furia i pazienti, magari superficialmente.
Enrico Castanini aveva annunciato nei primi giorni dopo le elezioni che avrebbe contribuito anche l’intelligenza artificiale: in che modo?
Certamente ci sono progetti di Liguria Digitale in merito, ma non ne abbiamo ancora parlato in modo diretto. Poi vedremo. Castanini per noi è più di un aiuto, è una risorsa fondamentale per l’assessorato.
Ricapitolando, azzeramento entro fine 2025: ce la farete?
Dobbiamo farcela (ride, ndr).
Molte delle misure che ha illustrato sono pensate per rispondere a un’emergenza. Poi, però, la sanità rimarrà coi soliti problemi strutturali, tra cui la mancanza di personale..
Ma gli infermieri ci sono: siamo tra le regioni che ne hanno di più in rapporto alla popolazione.
Però gli infermieri non possono fare le visite.
È vero, ma a parte gli infermieri, noi dobbiamo valorizzare e utilizzare molto di più anche le professioni sanitarie. Il medico diventerà sempre più una risorsa scarsa, benché fondamentale, perché la decisione diagnostica e terapeutica rimane al medico. E allora potrà avvalersi delle figure tecniche. Pensiamo a una risonanza magnetica: nella routine il radiologo non esegue materialmente l’esame, ma c’è il tecnico radiologo. Lo stesso dovrebbe essere anche per specialità. Nell’oculistica, ad esempio, esiste l’ortottista che può sgravare il medico.
E gli ortottisti ci sono?
Ci sono e costano meno dei medici. Naturalmente non voglio dire che costano meno perché valgono meno, però è un dato di fatto, è una piramide.
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