Sembrava fatta e invece il decreto che, dopo 8 anni di attesa, stabiliva i nuovi tariffari per le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale è stato sospeso dal Tar del Lazio. Ecco perché e cosa succede ora
Circa un mese fa veniva emanato il decreto del ministero della Salute che fissa le tariffe aggiornate per le nuove cure e prestazioni garantite ai cittadini dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), gratuitamente o con il pagamento di un ticket. Ieri sarebbe dovuto entrare in vigore ma il Tar del Lazio ha stabilito la sua sospensione.
Accogliendo il ricorso proposto da centinaia di strutture e laboratori accreditati, insieme alle maggiori associazioni di categoria, ha infatti ritenuto che il nuovo decreto è stato adottato “dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza”.
NUOVI TARIFFARI ATTESI DA DECENNI
Il decreto messo in pausa dal Tar del Lazio avrebbe aggiornato, dopo 28 anni, il nomenclatore delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e, dopo 25 anni, quello dell’assistenza protesica fermi rispettivamente al 1996 e al 1999.
L’adozione dei nuovi tariffari, oltre a garantire l’accesso ai nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea) permetterebbe di procedere con il loro aggiornamento. Anche questi sono infatti al palo da ormai quasi 8 anni.
L’impatto complessivo della proposta tariffaria, riferiva qualche giorno fa Quotidiano Sanità, risulta pari a 502,3 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale e a 47,6 milioni euro per la protesica, per un totale di 549,9 milioni di euro. Un impatto di circa 150 milioni rispetto alla versione approvata nel 2023 e l’aggiornamento di 1.113 tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica sulle 3.171 che compongono il nomenclatore, ovvero il 35% del totale.
I MOTIVI DELLA SOSPENSIONE DEL TAR
Il Tar del Lazio però ha accolto il ricorso proposto da centinaia di strutture e laboratori accreditati, insieme alle maggiori associazioni di categoria e ieri, con un decreto cautelare, ha sospeso il provvedimento del ministero della Salute.
Il maxiricorso, come hanno spiegato gli avvocati patrocinatori dei ricorrenti, vuole evidenziare la mancata considerazione dell’andamento dei costi produttivi aggiornati e le criticità giuridiche e metodologiche del decreto. In particolare, secondo i legali Giuseppe Barone e Antonella Blasi, il decreto viola “i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione”.
“Le tariffe – precisano – non tengono conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica. L’istruttoria che ha condotto all’approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate”.
Inoltre, il giudice amministrativo, considerato “che il decreto in questione è stato adottato il 26 novembre 2024 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta il 27 dicembre, con entrata in vigore il 30 dicembre, e che il nuovo decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza”, ha ritenuto che “devono ritenersi presenti i profili dedotti in punto di danno”.
COSA SUCCEDE ORA
Il Tar ha quindi fissato un’udienza il 28 gennaio per la trattazione collegiale del ricorso. Secondo Quotidiano Sanità intanto però, almeno per il prossimo mese di gennaio, si rischia il caos. “Le Regioni infatti – si legge – avevano appena adeguato i nomenclatori con i nuovi codici delle prestazioni e ora, come dispone il Tar, il Ministero dovrà dare attuazione alla sospensiva (e quindi definire il ritorno ai vecchi codici in attesa della nuova pronuncia). Ma è molto difficile che in pochi giorni tutte le Regioni riescano a ripristinare i sistemi con le vecchie tariffe, senza contare le nuove prestazioni come la Procreazione medicalmente assistita (Pma) che hanno codici del tutto nuovi (a questo punto non validi). Per far capire l’entità del problema solo ieri sono state fatte circa 200mila prenotazioni per visite ed esami”.
UNA “GRANDE VITTORIA” PER LA SANITÀ PRIVATA
Parlano di “grande vittoria” per la decisione del Tar del Lazio l’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata accreditata (Uap), la Federazione nazionale delle Associazioni regionali o interregionali delle istituzioni sanitarie ambulatoriali (Anisap) e Associazione italiana ospedalità privata (Aiop).
“Il rinnovo previsto avrebbe causato gravi danni agli ospedali pubblici in piano di rientro, essendo stato peraltro disposto e applicato in tempi lampo. Inoltre, tale nuovo listino avrebbe gravemente compromesso la presa in carico del paziente e la qualità degli esami clinici, ulteriormente aggravando le liste d’attesa. Il provvedimento, infatti, prevedeva tagli ai rimborsi fino al 70%, sia per gli ospedali pubblici sia per i centri privati accreditati (il tariffario è identico per le due categorie), comportando altresì pesanti perdite per le strutture sanitarie italiane, soprattutto nel centro-sud, come peraltro aveva già evidenziato, in una nota scritta, Guido Bertolaso, Assessore al Welfare della Regione Lombardia”. Così le associazioni in una nota congiunta.
Sui nuovi tariffari era stata critica anche l’Associazione Nazionale Genitori persone con Autismo (Angsa): “Il nuovo decreto Tariffe dimentica l’autismo con il mancato inserimento delle terapie psico-educative basate sull’analisi applicata del comportamento (Aba)”. Questo, sottolinea l’associazione, nonostante “la sentenza del Consiglio di Stato del 6 ottobre 2023, n. 8708, che ha stabilito la piena esigibilità dell’Aba a carico del Servizio Sanitario Nazionale”.
ALCUNE DELLE NUOVE PRESTAZIONI PREVISTE
Come affermava solo il 28 dicembre il ministero della Salute, tra le novità per la specialistica ambulatoriale il decreto prevede l’erogazione omogenea su tutto il territorio delle prestazioni di Procreazione medicalmente assistita incluse nei Livelli essenziali di assistenza (Lea); prestazioni per la diagnosi o il monitoraggio della celiachia e malattie rare; prestazioni indispensabili ad approfondimenti diagnostici strumentali di alta precisione nell’ambito della diagnostica per immagini in grado di consentire diagnosi più rapide ed affidabili; enteroscopia con microcamera ingeribile, screening neonatali.
Viene inoltre introdotta la consulenza genetica per coloro che si sottopongono a un’indagine utile a confermare o a escludere un sospetto diagnostico e si aggiornano le prestazioni di radioterapia assicurando a tutti gli assistiti l’erogazione di prestazioni altamente innovative come la radioterapia stereotassica, adroterapia e radioterapia con braccio robotico.
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