Sgominata rete di pedofili, agenti di polizia sconvolti si rivolgono allo psicologo: «Sotto copertura nelle chat dell’orrore»

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di
Antonella Gasparini

Violenze anche su neonati, due in manette in Veneto nell’operazione che ha portato a 12 arresti e 14 denunce. La dirigente Pagnozzi: «Ne abbiamo identificati tanti e andiamo avanti per vincere questa sfida»

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Sevizie, violenze, abusi. Tra i bambini e i ragazzi ostaggio della pedopornografia che corre online ci sono anche neonati. Dopo un’operazione di tre giornate, sabato gli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica — la polizia postale del Veneto —, con il coordinamento dalla Procura di Venezia hanno arrestato dodici uomini in tutta Italia e ne hanno denunciati quattordici. Il carico emotivo di questi mesi di indagini, davanti all’orrore dei video di minori abusati, è talmente devastante per i poliziotti-tecnici, gli ingegneri e gli esperti informatici che ci lavorano da richiedere per il recupero del loro benessere la presenza di un supporto psicologico.

Lo choc di passare in rassegna ore di immagini

Dopo l’operazione scattata tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 — una delle più importanti —, che ha portato a 57 perquisizioni in tutto il Paese e a 29 arresti, la polizia postale del Veneto guidata dalla dirigente Tiziana Pagnozzi e dal vice Michele Fioretto è tornata sotto copertura, a infiltrarsi nelle chat di chi scarica e scambia migliaia di contenuti di bambini violentati e seviziati, per trovare e bloccare i soggetti coinvolti. Due gli arrestati e un denunciato in Veneto. «Una sfida quotidiana — commenta Pagnozzi —. Ne abbiamo identificati tanti e andiamo avanti, per vincerla». I poliziotti si spacciano per pedofili, navigano insieme ai fuorilegge sul web, dove persone tra i 22 e i 69 anni di ogni estrazione sociale diffondono filmati di bambini che patiscono e soffrono senza che nessuno senta. Cercano il conforto di una mamma, di un papà, di un adulto. Che però non arriva. «Chi deve passare in rassegna ore di immagini (di orrori subiti dalle vittime, ndr), capita che arrivi al decimo video e poi l’undicesimo sia la goccia che faccia traboccare il vaso — spiega la dirigente della polizia postale veneta —. Ecco perché c’è un servizio di sostegno, per superare l’impatto emotivo, sempre a disposizione».




















































Il supporto psicologico

Due le psicologhe, che sono anche poliziotte, attive a Roma per tutte le polizie d’Italia. «Sono un punto d’appoggio anche per sentire qualche vittima oppure per la ricostruzione di profili psicologici criminali — prosegue Pagnozzi —. Ci rivolgiamo a loro per gestire il superamento degli choc derivanti dalla visualizzazione ripetuta dei contenuti. La polizia è attenta e lo è sempre di più a questi aspetti». La pedopornografia online è un fenomeno costante, in cui la tecnologia si presta a coprire il mondo criminale garantendone l’anonimato, quindi la protezione e un rifugio sicuro per non essere scoperti. Gli esiti delle indagini internazionali, dell’Interpol, delle agenzie e delle organizzazioni che contrastano la pedopornografia hanno fatto emergere nel 2024 altri 4.500 utenti. Gli operatori che ci lavorano in tutti i Paesi appena ne identificano la nazionalità li segnalano allo Stato di appartenenza e succede anche viceversa. L’Italia restituisce ai loro Paesi i responsabili incontrati nelle indagini di polizia.

Chat dal Bahrein al Brasile

Del Veneto nelle chat pedopornografiche segnalate in Bahrein (Medioriente), in Brasile e Paraguay ne sono stati trovati tre. Sabato è stato arrestato e portato in carcere a Venezia un uomo tra il 45 e i 50 anni che abita al confine tra il Veneziano e il Padovano. Disoccupato — forse vendeva i contenuti che scaricava dalla rete, almeno un migliaio di file —, è stato bloccato a casa. Un altro della stessa età, ma della provincia di Treviso, è ai domiciliari, mentre a Vicenza c’è stata una denuncia. La gravità della pena dipende anche dalla quantità di materiale scaricato e diffuso, la produzione invece avviene altrove. Le giovani vittime appartengono ai Paesi con meno Pil, povertà diffusa e alta connettività. Una combinazione che gioca contro gli «schiavi indifesi» di un mercato che rende benissimo. Tra le vaste community internazionali di pedofili i veneti fermati sabato sono arrivati sulla scrivania del pm di turno, Roberto Piccione. Convalidati dal gip Carlotta Franceschetti entreranno nel fascicolo del sostituto procuratore Andrea Petroni. Per l’esecuzione delle 26 perquisizioni sono stati coinvolti 200 agenti della polizia postale in 18 province.
«Esprimo un ringraziamento e un plauso agli investigatori e alla magistratura — dice il governatore Luca Zaia —. Tra i reati che ogni giorno le forze dell’ordine contrastano questo è uno dei più odiosi».

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