RDCongo, Goma in bilico tra guerra e crisi umanitaria: scontri, accuse e diplomazia fragile


Dopo giorni di intensi combattimenti tra le forze governative congolesi e il gruppo ribelle M23, la città di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), sta lentamente riprendendo vita. Tuttavia, la situazione rimane estremamente precaria, con servizi essenziali interrotti, una grave crisi umanitaria e una crescente tensione politica a livello internazionale.

Sulle strade principali si vedono di nuovo residenti, moto e mezzi pubblici, mentre alcuni commercianti hanno riaperto le loro attività. Tuttavia, il centro città resta in gran parte chiuso, con negozi e banche che non hanno ancora ripreso le loro funzioni. L’elettricità è stata ripristinata solo in alcune aree, mentre acqua potabile e connessione internet rimangono scarse. Le tracce della battaglia sono ancora visibili: munizioni, effetti militari e veicoli abbandonati giacciono nelle strade, mentre piccoli gruppi di ribelli M23 controllano alcuni punti strategici.

A Kinshasa, la crisi nell’est della RDC domina il dibattito politico. Il presidente congolese Félix Tshisekedi ha parlato per la prima volta dall’inizio dell’offensiva dell’M23, esortando all’unità nazionale per difendere la sovranità del paese. Inoltre, Tshisekedi ha duramente criticato il silenzio della comunità internazionale, accusandola di “ignorare le atrocità commesse con il sostegno del Rwanda”. La rabbia popolare si è espressa anche in manifestazioni che hanno preso di mira ambasciate e rappresentanze diplomatiche, considerate compiacenti con Kigali. In molti denunciano un doppio standard rispetto ad altri conflitti, come quello in Ucraina, per il quale sono state imposte sanzioni immediate alla Russia.

La situazione umanitaria a Goma è drammatica. Oltre 2.000 persone sono rimaste ferite nei recenti scontri, mentre l’OMS segnala almeno 45 morti. Le strutture sanitarie, sostenute da organizzazioni come MSF e il CICR, sono sovraccariche, con una grave carenza di farmaci, attrezzature e personale medico. L’assenza di acqua potabile costringe la popolazione a prelevarla direttamente dal lago Kivu, aumentando il rischio di epidemie di colera, morbillo e mpox, già segnalate in alcune zone della città. Inoltre, il saccheggio di depositi umanitari e di farmacie locali ha compromesso l’approvvigionamento di cibo e medicinali, aggravando ulteriormente la crisi e lasciando migliaia di sfollati senza assistenza adeguata. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA-RDC), la situazione è “catastrofica”, con oltre 200.000 persone sfollate nelle ultime settimane. L’OCHA ha inoltre evidenziato il rischio di una crisi alimentare su larga scala e la necessità urgente di protezione per i civili, molti dei quali sono esposti a violenze e abusi nei campi di fortuna improvvisati attorno alla città.

L’M23 ha dichiarato di aver sequestrato armi lasciate dalle forze governative congolesi, inclusi equipaggiamenti pesanti. Intanto, il presidente ruandese Paul Kagame ha avuto un colloquio con il suo omologo angolano João Lourenço per discutere di una soluzione duratura alla crisi. Durante l’incontro, Lourenço ha ribadito l’importanza di un cessate il fuoco immediato e del rispetto degli accordi di Luanda, mentre Kagame ha espresso riserve sulle accuse rivolte al Rwanda. Nel frattempo, le Nazioni Unite si sono dette “molto preoccupate” per la situazione a Bukavu, segnalando movimenti sospetti delle forze di difesa ruandesi oltre confine. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA-RDC) ha denunciato un aumento delle violenze contro i civili e ha chiesto misure urgenti per garantire la protezione degli sfollati e il ripristino degli aiuti umanitari.

Il coordinatore umanitario dell’ONU per la RDC, Bruno Lemarquis, ha lanciato un appello urgente per garantire l’accesso umanitario e proteggere i civili. Ha condannato i saccheggi di beni essenziali e chiesto la riapertura dell’aeroporto di Goma per facilitare gli aiuti. Senza interventi rapidi e un maggiore sostegno internazionale, la crisi umanitaria rischia di aggravarsi ulteriormente. Nel frattempo, il leader dell’AFC/M23, Corneille Nangaa, ha dichiarato: “Siamo a Goma per restare. Siamo congolesi. Continueremo la marcia di liberazione fino a Kinshasa. Quando ci chiedono di ritirarci, dove vogliono che ci ritiriamo? Non andiamo da nessuna parte.” Inoltre, l’AFC/M23 ha mostrato le armi abbandonate dal governo di Kinshasa e dai suoi alleati a Goma, tra cui un caccia da combattimento che, secondo i ribelli, sarà utilizzato per fermare chiunque cerchi di attaccare civili innocenti.





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