Falsi incidenti per intascare i rimborsi delle assicurazioni: 53 indagati per truffa

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di
Aldo Simoni

L’inchiesta, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, è scattata dopo il suicidio di Andrea Dini, uno dei più conosciuti avvocati di Frosinone

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Noti avvocati, fisioterapisti, carrozzieri, semplici automobilisti: sono 53 le persone finite nell’inchiesta della Procura di Frosinone su un vasto giro di falsi incidenti per intascare i soldi delle assicurazioni. Lunedì inizieranno gli interrogatori davanti al Gip del Tribunale dopo che il Pm, Samuel Amari, ha richiesto ben otto misure cautelari che (secondo la recente riforma Nordio) potranno essere applicate solo dopo le deposizioni davanti al giudice.

Il suicidio 

L’inchiesta, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, è scattata dopo il suicidio di Andrea Dini, uno dei più conosciuti avvocati di Frosinone, noto soprattutto negli ambienti assicurativi.
Era la sera del 18 luglio del 2023 e il legale si gettò dalla finestra del suo studio, in piazza Caduti di via Fani. La polizia intuì subito che dietro quel suicidio si nascondevano pratiche e affari poco chiari. E’ nata così (oltre quella legata al suicidio) un’inchiesta parallela che ora è sfociata nel coinvolgimento di ben quattro noti avvocati: Alessandro Petricca, Fabio Fascetti, Diego Eugenio Bracaglia e Vittorio Vecchione, tutti di Frosinone. Coinvolti anche i fisioterapisti Umberto Colapietro di Ceccano e Raffaele Gianfranco Di Palma di Frosinone. 




















































I professionisti

Secondo la Procura nel capoluogo ciociaro si era consolidato un gruppo di professionisti che avevano costituito una rete ben collaudata per frodare le compagnie assicurative. Il modo era semplicissimo: denunciare falsi incidenti (a volte con la complicità di testimoni compiacenti) o ad ingigantire l’entità dei sinistri grazie alla complicità di due ortopedici (al momento indagati) che stilavano referti a dir poco “benevoli”.
La polizia, già allertata dalle segnalazioni di un paio di compagnie assicurative, ha così avviato una serie di intercettazioni telefoniche e, al tempo stesso, ha raccolto una nutrita documentazione medica che era alla base delle richieste del risarcimento dei danni subìti dagli automobilisti. Secondo le indagini della polizia sarebbero stati proprio gli avvocati ad indirizzare i loro clienti presso gli studi dei fisioterapisti che certificavano le cure per i presunti traumi riportati negli incidenti stradali. 

Otto indagati

Per questo la Procura ha avanzato per otto indagati una richiesta di misura cautelare (arresti domiciliari e interdizione professionale). Per effetto delle nuove norme introdotte a tutela delle persone sottoposte a indagine e a rischio di misura restrittiva, è stato fissato, per il 5 febbraio davanti al gip Ida Logoluso del tribunale di Frosinone, l’interrogatorio preventivo. Saranno assistiti dagli avvocati Giuseppe Spaziani e Claudia Padovani.
L’inchiesta, che si basa su una documentazione di 5 mila pagine, ha avuto il supporto anche degli uffici antifrode di alcune compagnie assicurative di Frosinone che, da mesi, nutrivano dubbi sulla correttezza di numerose pratiche di risarcimento danni.

Nel frattempo, va avanti l’inchiesta sul suicidio dell’avvocato Andrea Dini: era il 18 luglio del 2023 e, verso le 19, dopo aver ricevuto una telefonata mentre era a casa, disse alla moglie che sarebbe uscito a che sarebbe rientrato presto. E invece aprì il suo studio, in piazza Caduti di Fani, e si lanciò nel vuoto. Se incontrò qualcuno, se ebbe un diverbio, se fu minacciato non lo sa nessuno. È un mistero che il legale ha portato via con sé. Ma la polizia intuì subito che c’era da indagare nel mondo delle assicurazioni, un ambito nel quale il legale era molto conosciuto a Frosinone. La polizia ha dunque raccolto numerose certificazioni mediche, a cominciare da quelle ortopediche, attestanti lesioni inesistenti. O certificazioni molto più gravi rispetto alle lesioni realmente riportate nei vari sinistri. Alla fine della procedura, e al momento del pagamento del sinistro, i risarcimenti venivano poi fatti confluire su conti correnti intestati a terze persone, prestanome. Diversi membri dell’organizzazione, tra i quali gli ex collaboratori dell’avvocato deceduto, sempre secondo la Procura, assumevano ruoli diversi nelle vicende, talvolta come falsi testimoni o protagonisti di sinistri mai avvenuti. Secondo la polizia il sistema era in piedi dal 2019, riuscendo così a realizzare profitti per alcune centinaia di migliaia di euro.

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31 gennaio 2025 ( modifica il 31 gennaio 2025 | 20:15)

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