«Regione, bando comunità educanti e soldi per la Chiesa. Escluse le associazioni laiche»: Arci, Liguria Rainbow, Cgil e altre associazioni all’attacco

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«Bando da 220 mila euro “Educazione all’affettività e alla relazione” rivolto a un solo soggetto, la Regione Episcopale Ligure. Insulto alla laicità. La Giunta Regionale a guida Toti ci ha lasciato un’eredità che riesce a sorprendere oltre che indignare»

Il documento è firmato da

Arci Liguria
Coordinamento Liguria Rainbow – Liguria Pride
Agedo Genova
AG-About Gender, rivista internazionale di studi di genere
Aied Genova
Arcigay Genova – Approdo Ostilia Mulas a.p.s.
Cgil Liguria
MIA Arcigay Imperia
RAOT – Rete Anti Omofobia e Transfobia La Spezia
Edusex aps ets
Italy Needs Sex Education
Rete educare alle differenze
Rete di donne per la politica
Purple Square Liguria
Non una di meno Savona
Genova che osa

Aderisce la Cgil della Liguria.

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Ecco il testo

Il 31 gennaio scadrà il bando “Comunità educanti. Educazione all’affettività e alla relazione” rivolto alle parrocchie cattoliche. È rivolto a un solo soggetto, cioè la Regione Episcopale Ligure, titolato a presentare un progetto complessivo con le azioni/interventi da realizzare in almeno 4 diocesi e 15 parrocchie del territorio ligure.

Leggiamo tra gli obiettivi: “educare al rispetto e alla relazione e della cura del proprio ambiente e della comunità, per affrontare temi sensibili come la violenza di genere, il bullismo, la dipendenza, l’omofobia”, da svolgersi in particolare negli oratori e nelle parrocchie.
La Regione finanzia dunque 15 parrocchie con complessivi € 220.000,00 euro: i fondi verranno erogati da A.L.i.S.E.O. a favore della Conferenza Episcopale Ligure-Pastorale Giovanile. Per una cifra così consistente la Regione chiede uno/due indicatori per il monitoraggio, anche solo quantitativo, delle attività previste.
Ciascuna Diocesi interessata potrà presentare alla Conferenza Episcopale la propria proposta progettuale entro il 31 gennaio 2025, e la Conferenza Episcopale, con le modalità che riterrà più opportune, provvederà a costituire un’apposita commissione di valutazione di cui farà parte anche un rappresentante della Regione Liguria e un rappresentante dell’Agenzia ligure per gli studenti e l’orientamento (ALiSEO). 
Leggiamo, inoltre, che gli oneri organizzativi e di funzionamento generale (c.d. costi indiretti) non possono superare il 15% del budget complessivo e sono rimborsati su base forfettaria senza l’esibizione di documenti giustificativi di spesa.
In altre parole, la Regione Liguria “esternalizza” le sue prerogative e demanda alla Chiesa cattolica di gestire a suo favore un bando da 220mila euro, lasciandole mano libera nel campo della valutazione dei progetti, del controllo sulle scadenze, del monitoraggio delle attività, e con un ulteriore regalo attraverso la percentuale sopravvalutata delle spese di gestione (di solito tra il 5 e il 7%).
Contiamo che siano altri soggetti a intervenire sui vizi di forma e sulla legittimità della delibera e del bando, volendo fermarci a critiche di contenuto.
Da anni subiamo le campagne di Provita e Famiglia e dei loro sostenitori a livello politico e istituzionale, che hanno al centro il ritornello che  l’educazione all’affettività e alla relazione è appannaggio delle famiglie, che le scuole non devono far passare programmi educativi in tal senso, al punto che uno stanziamento del governo è stato stornato e rivolto alla prevenzione dell’infertilità, piuttosto che all’educazione al consenso. Come se la natalità fosse il tema più interessante per le gli adolescenti che si affacciano alle loro prime relazioni affettive, alla conoscenza del loro corpo e di quello dell’altra/o, al piacere e al desiderio. A scuola la Bibbia e in parrocchia l’educazione all’affettività, quindi. Per parlare pure di violenza di genere e omofobia! E con quali competenze? Con quali testimonianze? Una religione che discrimina le donne, che nega le radici patriarcali dello squilibrio tra uomini e donne, che non ammette l’autodeterminazione dei corpi e della sessualità, che contrasta aborto e contraccezione, come può essere competente sulla violenza di genere? Una chiesa cattolica sempre nella storia dalla parte contraria ai diritti delle donne, dal referendum sul divorzio a quello sull’interruzione di gravidanza e a quello sulla procreazione medicalmente assistita, dal matrimonio riparatore alla legge contro la violenza sessuale. Ma ancor più, come può essere competente una religione che ha creato a tavolino l’ideologia gender per poi usarla come strumento contro le persone LGBT, per diffondere paure sociali che stiamo vedendo tradotte in azioni politiche dai governi autoritari di Europa e America? A che titolo può parlare di violenza omofoba dal momento che ha affossato il DDL Zan, non riconosce l’esistenza delle persone transgender e non binarie, appoggia le terapie di conversione come se l’omosessualità si potesse guarire, si allarma per la troppa frociaggine nei seminari e decreta la naturalità della famiglia tradizionale poiché è scritto nella Bibbia.
È evidente, quindi, come questo bando favorisca unicamente le istituzioni ecclesiastiche ed escluda volontariamente tutte quelle realtà che da anni si occupano di queste tematiche sul territorio e che vivono sulla pelle le discriminazioni e le violenze che una certa cultura alimenta. 
Questo non è un bando, ma è un insulto alla laicità.


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