Fioralba Duma (Mesdhe): “L’Albania è vittima di un ricatto morale sui migranti. Molti hanno paura di protestare”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Fioralba Duma, italo-albanese del collettivo Mesdhe, da anni fa parte del movimento italiani senza cittadinanza, e si occupando di questioni migratiorie e asilo con una fitta rete di associazioni e ong albanesi, italiane, e network balcanici. Huffpost la intervista nei giorni in cui sbarcano in Albania 49 migranti (cinque dei quali subito portati in Italia), portati nei centri voluti dal governo di Giorgia Meloni.

Cosa pensano gli albanesi dell’accordo tra Italia e Albania e dei nuovi trasferimenti di migranti con la nave Cassiopea?

L’opinione degli albanesi sui centri italiani non è univoca. Molti non sono informati. Per esempio, i media locali non hanno parlato dei nuovi trasferimenti, anche se i migranti questa volta sono di più e ci sono anche persone subsahariane, un fatto che di solito incide nell’alimentare xenofobia e razzismo. La maggior parte degli albanesi non è informata sui dettagli dell’accordo o ha subìto un lavaggio del cervello, sono influenzati dalla propaganda. Ma le persone informate, gli attivisti, le persone che sono attive politicamente criticano l’accordo. Così come ci sono albanesi che sostengono l’accordo con l’Italia perché sono spudoratamente euro-atlantici per cui qualsiasi cosa fa l’Europa viene preso come oro colato e decade qualsiasi altro discorso sovranista albanese.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

In cosa consiste la propaganda delle autorità albanesi?

La propaganda è un vero e proprio ricatto morale. C’è stata una manipolazione comunicativa per cui sembra che in questo modo l’Albania aiuti l’Italia che non riesce a gestire i flussi migratori. Secondo questa narrativa, gli albanesi sono dei salvatori e questo piace molto da queste parti. In altre parole, accogliendo i migranti che vengono dall’Italia, l’Albania mostra la sua gratitudine e riconoscenza a Roma. L’altro aspetto è che il discorso pubblico racconta che questo accordo faciliterà il processo di adesione albanese nell’Unione europea. Anche questo discorso è stato manipolato. Un passo in avanti per entrare nell’Ue Tirana lo ha fatto ultimamente. Questo è avvenuto poco dopo che aprissero i centri. Per questa coincidenza temporale, è passato il messaggio, per persone non consapevoli e non ben informate, che sia stato l’accordo con l’Italia a favorire questo primo “sì” europeo. Non solo, ci sono state anche dichiarazioni di politici europei che hanno fatto pensare che tutta l’Ue fosse in linea con questo accordo. Sappiamo che nell’Ue si fanno tanti discorsi ma le pratiche sono ben diverse. In più, molto spesso i politici europei esprimono semplici opinioni personali. In questo contesto, l’Ue non ha una voce unitaria. Anche l’accordo sulle pensioni tra Italia e Albania ha fatto un passo in avanti proprio dopo l’apertura dei centri. La logica direbbe che anche questo è stato oggetto di un do ut des. 

Invece questa intesa è stata approvata anche contro le procedure albanesi?

Spesso l’Albania viene rappresentata come un paese responsabile ma anche questo discorso è molto pericoloso, per questo lo chiamiamo “ricatto morale”, perché il premier, Edi Rama, governa in un regime ibrido, non esattamente democratico, con una forte centralizzazione dei poteri. E l’accordo stesso rappresenta bene tutto questo. Sia per come i media sono stati manipolati, sia per quanto riguarda l’immagine che Edi Rama vuole dare di sé in Albania e fuori, con una posizione di leadership che incarna invece un sistema per molti versi autocratico. Poi non doveva essere lui a firmare l’accordo ma il presidente della Repubblica, secondo la Costituzione albanese. Quindi non è stata neppure rispettata la procedura. Anche la Corte costituzionale si è spaccata sulla legittimità del provvedimento con quattro giudici a favore contro tre. 

In quali occasioni avete organizzato proteste contro questo controverso accordo?

Come attivisti contro l’accordo e le politiche poco lungimiranti sulle migrazioni in Albania e oltre, parte del network contro la detenzione dei migranti, abbiamo protestato varie volte. Abbiamo sottolineato la mancanza di democrazia per quanto riguarda tutti questi aspetti legali e procedurali, il ricatto a cui vengono sottoposte le popolazioni locali, dove sono sorti i centri, che vedono questa come un’opportunità turistica (aumento delle presenze di italiani, aumento degli affitti). Ma è triste che per difendere la loro sopravvivenza gli albanesi debbano tacere, perché hanno anche paura di esprimersi, a Gjader e Shengjin. Abbiamo manifestato davanti alla Corte costituzionale quando ne stava discutendo, abbiamo organizzato una protesta davanti al parlamento quando stavano approvando l’accordo. Poi abbiamo protestato a Shengjin di fronte all’hotspot quando è arrivata Meloni, lo scorso giugno, sottolineando come anche l’occupazione italiana in Albania nel 1939 era stata annunciata in modo festoso e positivo, proprio come questo accordo. Abbiamo protestato in seguito al primo arrivo dei migranti di fronte al porto di Shengjin in cui abbiamo dichiarato la “morte del sogno europeo”. Secondo noi, il ricatto avviene sia sulle popolazioni locali, sia per gli italiani e per l’Europa a cui viene fatta una vera e propria violenza reputazionale per questo attacco contro la responsabilità collettiva che si realizza con il trasferimento di migranti in violazione del rispetto dei diritti umani. 

Le mobilitazioni contro l’accordo andranno avanti?

Le mobilitazioni locali sono state organizzate nei primi mesi di entrata in vigore dell’accordo in autunno. Le prime proteste hanno avuto anche un approccio nazionalista. In seguito abbiamo organizzato un’assemblea pubblica in cui abbiamo discusso dei termini dell’intesa tra Italia e Albania, insieme alla rete contro la detenzione dei migranti, quando c’è stato il primo anniversario dell’accordo. Il primo e il due dicembre scorsi poi, rete, attivisti e organizzatori, con i collettivi locali albanesi abbiamo protestato davanti al centro di Shengjin con la scritta “No lager” sul lungomare di Shengjin e davanti al campo di Gjader. Abbiamo marciato davanti alle sedi istituzionali del governo albanese, dell’Unione europea e all’ambasciata italiana. E le proteste continueranno.

Conto e carta

difficile da pignorare

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link