In Emilia-Romagna la crisi morde. Tra gli indici più preoccupanti la Cgil lancia l’allarme sull’esplosione delgli ammortizzatori sociali, il cui utilizzo dilaga. “Nel 2024 sono oltre 60 milioni le ore di cassa integrazione in regione: colpite in particolare- sottolinea il sindacato – piccole imprese, artigianato, TAC (tessile, abbigliamento, calzature), meccanica e automotive, industria alimentare. Dal governo nessuna risposta concreta, a rischio settori strategici della manifattura”.
È questo il dato più evidente contenuto nell’osservatorio Inps sulle ore autorizzate di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) nel 2024, pubblicato il 29 gennaio. I numeri confermano e aggravano le preoccupazioni sollevate in questi mesi a livello nazionale e regionale dal sindacato.
Nel 2024 in Emilia-Romagna sono state autorizzate 60,5 milioni di ore di cassa integrazione (Cigo-Cigs-Cigd), in aumento del 54,7% rispetto ai 39 milioni di ore autorizzate nel 2023. Si tratta dei dati più elevati dalla fine dell’emergenza pandemica. “Dati – dcrive la Cgil – che si inseriscono in un trend nazionale che dovrebbe destare allarme nel governo: in Italia nel 2024 sono state autorizzate 495.518.268 ore di cassa integrazione, in aumento rispetto al 2023 (+21,1%) e al 2022 (+5,8%).
L’allarme: nell’ultimo quadrimestre il boom arriva a +68,2%”
Nello specifico, nel 2024 in Emilia-Romagna sono state autorizzate 44.947.336 ore di Cigo (cassa ordinaria), in aumento rispetto alle 29.494.653 del 2023 (+52,4%); 15.546.346 ore di Cigs (cassa straordinaria), in aumento rispetto alle 9.609.352 del 2023 (+61,8%). “Particolarmente allarmanti sono i dati degli ultimi mesi dell’anno: nell’ultimo quadrimestre (settembre-dicembre) sono state autorizzate 26.505.520 di ore di cassa, contro le 15.760.265 di ore autorizzate nello stesso periodo del 2023 che corrispondono a una crescita vertiginosa del 68,2%”.
La crisi sta colpendo con particolare forza il comparto artigiano
A questi dati vanno sommati i dati che riguardano il settore della somministrazione di lavoro: nel 2024 e fino a oggi in Emilia-Romagna sono stati attivati 393 AIS (assegno di integrazione salariale, ex TIS) che coinvolgono 2.171 lavoratrici e lavoratori. La crisi sta colpendo con particolare forza il comparto artigiano, ovvero il tessuto di piccole e piccolissime imprese, fondamentale per l’economia della regione. Da FSBA (fondo bilaterale per l’erogazione degli ammortizzatori nel comparto artigiano) arrivano dati molto preoccupanti: nei primi 11 mesi dell’anno l’utilizzo di FSBA in Emilia-Romagna è aumentato del 90% rispetto allo stesso periodo del 2023. Una crescita trainata dal settore del tessile, abbigliamento e arredamento, dal settore delle pelli/cuoio e calzature e dal settore metalmeccanico. L’utilizzo di FSBA ha riguardato oltre 1.500 imprese artigiane della regione e coinvolto oltre 10 mila lavoratrici e lavoratori.
Massimo Bussandri, Cgil ER: “Governo appare disinteressato a condizioni reali del Paese”
“I dati rilasciati dall’Inps – commenta il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Massimo Bussandri – sono gravi e preoccupanti. Contesto internazionale, crisi della manifattura tedesca e rallentamento dell’economia italiana stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema manifatturiero a livello nazionale e regionale. La crisi industriale dovrebbe essere la priorità del governo, che invece ripropone la ricetta inutile e dannosa dell’austerità, come sempre pagata dai più deboli. Chiediamo da mesi risposte concrete su investimenti, politiche industriali e ammortizzatori sociali, ma il governo appare completamente disinteressato alle condizioni reali dell’economia e del lavoro del Paese”.
“A livello nazionale – aggiunge Paride Amanti della segreteria della Cgil Emilia-Romagna – i dati Istat parlano chiaro: 22 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, in calo a novembre 2024 del 3,2% sullo stesso periodo del 2023 e con veri e propri crolli nei settori della fabbricazione dei mezzi di trasporto (-10,4%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,9%), mentre si registrano cali diffusi in molti settori che rappresentano filiere fondamentali anche per la manifattura regionale (gomma-plastica, metallurgia, fabbricazioni di macchinari e attrezzature, ecc.). Anche un settore fondamentale come la chimica di base è nel pieno di un progetto che punta sostanzialmente alla dismissione da parte di Eni di un settore strategico per tutta la manifattura e che in Emilia-Romagna occupa migliaia di posti di lavoro nei petrolchimici e in tutto l’indotto.”
“È ora – conclude Bussandri – che il governo metta da parte la propaganda con cui cerca di distogliere l’attenzione dai suoi fallimenti. Servono risposte e servono con urgenza. Servono ammortizzatori in deroga per i settori maggiormente colpiti e servono politiche industriali in grado di accompagnare il sistema produttivo nella transizione ecologica e nella rivoluzione tecnologica. È quanto mai urgente una regia pubblica di questi processi, altrimenti il rischio è un vero e proprio processo di desertificazione industriale che, come organizzazione sindacale, contrasteremo in ogni modo”.
“La difesa dell’occupazione e del sistema produttivo regionale – aggiunge – sarà per noi una priorità assoluta anche nel confronto con la nuova giunta regionale e nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Bene ha fatto prima delle festività il presidente de Pascale a scrivere al governo una lettera, condivisa nei contenuti del Patto, chiedendo impegni e azioni concrete. L’apertura da parte del governo alla proroga dell’ammortizzatore in deroga per il comparto della moda non è tuttavia sufficiente. Devono arrivare risposte per tutti i settori in crisi, a partire dal metalmeccanico e dall’automotive”.
Dati Emilia-Romagna per territorio (Cigo-Cigs-Cigd) – Periodo gennaio-dicembre 2024:
Bologna: 13.704.300 ore, rispetto alle 7.977.834 ore del 2023 (+71,8%)
Ferrara: 4.796.094 ore, rispetto alle 4.916.572 ore del 2023 (-2,5 %)
Forlì-Cesena: 3.739.678 ore, rispetto alle 3.497.351 ore del 2023 (+6,9 %)
Modena: 13.153.810 ore, rispetto alle 8.626.282 ore del 2023 (+52,5%)
Parma: 1.863.811 ore, rispetto alle 1.339.483 ore del 2023 (+39,1%)
Piacenza: 1.182.475 ore, rispetto alle 988.126 ore del 2023 (+19,7%)
Ravenna: 3.958.897 ore, rispetto alle 2.853.391 ore del 2023 (+38,7%)
Reggio Emilia: 11.663.827 ore, rispetto alle 4.936.936 ore del 2023 (+136,3%)
Rimini: 6.430.859 ore, rispetto alle 3.971.186 ore del 2023 (61,9%)
Dati settoriali (CIGO-CIGS-CIGD) – (Cigo-Cigs-Cigd) – Periodo gennaio-dicembre 2024:
Pelli cuoio e calzature: 1.736.830 ore, rispetto alle 673.899 ore del 2023 (+157%)
Attività meccaniche: 39.641.142 ore, rispetto alle 19.208.162 ore del 2023 (+106,4%)
Attività metallurgiche: 1.563.334 ore, rispetto alle 918.890 ore del 2023 (+70,1%)
Industria alimentare: 1.460.933 ore, rispetto alle 1.149.827 ore del 2023 (+27,1%)
Industrie dell’abbigliamento: 2.575.228 ore, rispetto alle 1.586.577 ore del 2023 (+62,3%)
Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche: 3.967.592 ore, rispetto alle 2.727.556 ore del 2023 (+45,5%).
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