Mafia garganica, il pentito Raduano svela il piano di morte di Francesco Scirpoli contro un venditore d’auto

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Una faida interna alla criminalità organizzata del Gargano emerge dalle dichiarazioni del pentito Marco Raduano, ex boss di Vieste, che ha scelto di collaborare con la giustizia. Nel corso di un interrogatorio reso alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il collaboratore ha svelato dettagli inediti su un progetto di omicidio orchestrato dal boss mattinatese Francesco Scirpoli detto “Il lungo” che voleva eliminare un suo compaesano, il rivenditore di auto Gianluca Ciuffreda.

Il piano di morte e il veto di Lombardi

Secondo quanto dichiarato da Raduano, tra Scirpoli e Ciuffreda c’erano tensioni insanabili. Scirpoli era determinato a eliminare il rivale, tanto da aver già pianificato l’agguato. Tuttavia, il progetto fu bloccato da Matteo Lombardi, 54enne detto “A’ Carpnese” che si oppose fermamente, temendo ripercussioni economiche. “Ti prego, lascia stare, se no mi fai perdere i soldi che ho investito nell’attività”, avrebbe detto Lombardi a Scirpoli, convincendolo a desistere​.

“lo stesso ho acquistato delle auto da lui – ha riferito Raduano al pm della Dda – ed ho aggiustato il prezzo tramite Lombardi. Ciuffreda, anni fa, è stato arrestato per un’arma. Il sospetto era che a farlo arrestato fosse stato Scirpoli. Di questo fatto me ne ha parlato Miucci quando stavo nel suo gruppo. Quando l’ho riferito a Scirpoli lui lo ha subito detto a Lombardi che Ciuffreda aveva fatto il doppio gioco, ma Lombardi gli ha chiesto di lasciar correre perché in caso di ritorsioni avrebbe perso molti soldi”. È noto dalle carte dell’inchiesta “Omnia Nostra” che il clan di Scirpoli si sarebbe servito di tale “Matteo il poliziotto” per ottenere soffiate in cambio di favori. Che ci sia sempre la stessa persona dietro l’arresto di Ciuffreda?

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Lombardi, considerato un punto di riferimento nel gruppo criminale, temeva che l’omicidio di Ciuffreda potesse scatenare una nuova ondata di violenza, mettendo a rischio gli affari.

Il business del clan e il “regno” di Scirpoli

Raduano ha raccontato che il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano reinvestiva il denaro sporco in vari settori, tra cui il mercato delle auto usate, l’agricoltura e persino attività turistiche, come un parcheggio in un lido balneare a Mattinata​ controllato da Scirpoli.

“Aveva investito in un parcheggio – le parole del pentito -. In un parcheggio di un lido balneare a Mattinata, oltre ad avere anche lui aziende agricole e aveva le mucche, dove ci riunivamo per parlare. Aveva acquistato l’area del parcheggio e le aziende agricole con i soldi delle rapine ai portavalori”.

Del business di Scirpoli se ne occupò già il prefetto di Foggia nel 2018 quando scrisse la relazione di scioglimento per mafia del Comune di Mattinata. “Il chiosco-bar in località ‘Punta Grugno’, agro di Mattinata – rilevò il prefetto -, è in concessione alla società ‘Tor di Lupo sas’. La stessa dispone della concessione demaniale marittima, di un tratto di arenile sul quale installare una struttura da destinare a chiosco bar e servizi. Il chiosco-bar è in realtà gestito dal noto pluripregiudicato Francesco Scirpoli che è anche dipendente della Tor di Lupo sas. Il locale è frequentato da soggetti pregiudicati, nonché da appartenenti alle precedenti amministrazioni comunali e a parenti di componenti dell’attuale (poi sciolta per mafia, ndr)”.

Dello scacchiere societario, il prefetto ne parlò anche in un’altra pagina della relazione: “Libera Scirpoli, sorella del già citato Francesco Scirpoli, elemento di spicco della criminalità garganica. La stessa è anche socia, unitamente alla madre, della ‘Tor di Lupo sas’, il cui amministratore unico è Fabio Scirpoli. La stessa ha ricoperto la carica di segretaria del Pd di Mattinata”. Il caso Scirpoli è finito anche di recente sul tavolo della Prefettura di Foggia. La sorella del boss è citata ampiamente nell’interdittiva antimafia a carico del suo compagno, l’ex sindaco di Manfredonia ed imprenditore edile, Gianni Rotice.

Un fiume di denaro da rapine e droga

Le rivelazioni di Raduano fanno luce su un sistema criminale radicato e ben organizzato, in cui le rapine ai portavalori rappresentavano una delle principali fonti di finanziamento. “Gli investimenti servivano a riciclare il denaro”, ha spiegato il pentito, evidenziando come il gruppo utilizzasse canali apparentemente legali per far fruttare il proprio capitale​.

Le indagini e le nuove prospettive giudiziarie

Le dichiarazioni di Marco Raduano sono ora al vaglio della magistratura, che sta cercando riscontri alle sue parole per completare il quadro investigativo. Il suo ruolo di collaboratore potrebbe contribuire a smantellare le reti criminali che da anni insanguinano il Gargano, aprendo nuovi scenari sulle responsabilità e sulle strategie della malavita locale.

Il filone investigativo legato a Scirpoli, Ciuffreda e Lombardi conferma la fragilità degli equilibri interni alla criminalità foggiana, dove gli interessi economici e le rivalità personali si intrecciano pericolosamente, generando una spirale di violenza senza fine.

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