In Campania è negato pure il diritto alla casa

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Ci risiamo, in Campania torna a piovere sul bagnato. Una nuova tempesta, che poco ha a che fare con la stagione invernale, si è infatti abbattuta su migliaia di cittadini: dal primo gennaio scorso, gli inquilini delle case di edilizia pubblica residenziale della Regione, abitazioni gestite da Acer (ex Iacp), devono fare i conti con un aumento dei fitti, schizzati praticamente alle stelle.

Ma cosa ha portato a questo ennesimo salasso? La scelta di Palazzo Santa Lucia di adottare un nuovo sistema di calcolo dei canoni di locazione. Risultato? Ancora una volta si decide di fare cassa per giustificare e tenere in vita uno dei tanti carrozzoni dell’era deluchiana, colpendo con cinica indifferenza le fasce più deboli della popolazione. Lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati si sono visti recapitare bollettini, lievitati all’improvviso anche di 4, 5 volte rispetto al mese precedente. Vergognoso. Qualcuno dirà che gli aumenti si sono resi necessari per i costi di manutenzione e in seguito alle opere di miglioramento degli stabili di proprietà della Regione.

Niente di tutto ciò: anzi, la situazione è drammatica e paradossale. L’abbiamo toccata con mano: non c’è immobile che non presenti gravi problematiche dovute all’incuria, alla mancanza di interventi, alla totale assenza anche soltanto di una parvenza di cura e di gestione. E così chi ci vive è costretto a fare quotidianamente i conti con una indicibile condizione di degrado abitativo che sembra un autentico attentato alla stessa dignità delle persone. Eppure bastano dei semplici sopralluoghi per verificare lo stato di abbandono totale in cui versano interi rioni gestiti dall’ente regionale a Scampia, in altre zone di Napoli e della sua provincia, e in generale, in tutta la Campania.

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Perfino un ascensore funzionante diventa un lusso, tanto che sono innumerevoli i casi di persone anziane o disabili “prigioniere” in casa, ostaggi silenti di un degrado crescente che si consuma nel silenzio ipocrita e complice della Regione. Ma questo è solo un aspetto, quello della manutenzione ordinaria. Esiste un problema ancora più grave, totalmente sottovalutato, quello della situazione strutturale di molti edifici. Strutture di cemento armato, costruite in media 40/50 anni fa, “in economia”, per coprire con un eufemismo edifici tirati su a sabbia e mazzette.

Ebbene, questi palazzoni presentano quasi tutti problemi di natura strutturale – dalla corrosione delle strutture portanti alle infiltrazioni d’acqua, passando in alcuni casi per la presenza di amianto e di altri materiali tossici – che ne mettono a rischio la tenuta e soprattutto la sicurezza degli inquilini. Nel frattempo, però, mentre chi dovrebbe seriamente avviare un’opera di controllo e recupero non fa nulla sotto questo versante, la macchina delle esazioni è stata avviata con efficienza svizzera: lettere a pioggia, con tanto di minaccia di sfratto per chi non dovesse adempiere. Il tutto sulla base di una delibera di Giunta adottata a cavallo tra Natale e Capodanno e coperta in modo complice dal Pd e dalle sinistre.

Noi non ci stiamo e metteremo in campo tutte le azioni necessarie perché non si consumi l’ennesimo insulto alla dignità dei cittadini, ancora di più perchè appartengono alle fasce più deboli. Noi diciamo no alla mancanza di rispetto e all’indifferenza di questa amministrazione regionale che continua a negare ai campani il diritto alla casa, sorvolando cinicamente e con atteggiamenti pilateschi su una vera e propria emergenza che interessa decine di migliaia di persone, di cui le recenti modifiche applicate dalla Giunta sui canoni abitativi sono soltanto l’ennesimo vergognoso capitolo, soltanto un’altra faccia della stessa indegna medaglia.

Mi riferisco alla tragedia della “roulette” degli abbattimenti che non smette di girare inesorabile nei nostri territori, rispetto alla quale De Luca e i suoi continuano a fare spallucce, non muovono un dito, restano insensibili alle sofferenze di chi è vittima di una burocrazia cieca e di una giustizia ingiusta e vede finire in polvere e macerie i sacrifici di anni, sia personali che economici, persino quando si è creduto di essersi messi in regola accedendo ai condoni rilasciati con tutti i crismi di legge dai singoli Comuni.

Qui non parliamo di palazzinari senza scrupoli, né tantomeno di ecomostri costruiti in aree a rischio sismico o idrogeologico, oppure in zone tutelate da vincoli paesaggistici, ma del destino che accomuna centinaia di migliaia di campani che pagano il prezzo altissimo di un sistema che butta giù modeste case gravate da abusi di necessità. Abusi che non minano certo la tenuta delle strutture, né rappresentano un pericolo per chi vive in quelle abitazioni, ma sovente irregolarità che sono state addirittura favorite persino da norme anacronistiche, dall’ipocrisia e dall’indifferenza delle sinistre.

Qualche esempio? Il no, per la sola Campania, al condono nazionale del 2003, proclamato dall’allora presidente della Regione, Bassolino. Non è finita qui: nell’estate del 2022, la Lega insieme a tutto il centrodestra ha presentato una proposta – di cui sono stato primo firmatario – che, tenendo conto della emergenza abitativa che riguarda circa un sesto della popolazione campana, sarebbe servita ad effettuare i necessari distinguo sugli abusi. Come è andata a finire? Ci siamo scontrati con il no a prescindere del Pd e delle sinistre, ai quali, da opposizione responsabile, avevamo teso una mano per provare ad affrontare insieme la criticità.

Avevamo chiesto di votare con noi per dare una risposta che tantissimi campani attendono da decenni, ma nemmeno in quell’occasione hanno voluto che arrivasse. Ancora, nello scorso dicembre, questa stessa maggioranza ha votato nuovamente contro gli emendamenti che noi della Lega abbiamo presentato per permettere ai tantissimi cittadini in difficoltà di poter usufruire proprio del condono del 2003. Quanta ipocrisia, quanto cinismo, quanta indifferenza verso il dolore degli altri. Chissà, forse nel caso in cui a sinistra avessero provato almeno una volta a incrociare gli occhi di un padre che chiede aiuto perché da un giorno all’altro non potrà più assicurare il tetto sulla testa ai propri figli, se avessero ascoltato il grido di disperazione di bambini, anziani e persone con disabilità che vedono la loro casa abbattuta e non sanno dove andare a dormire, qualcosa – forse mi illudo – sarebbe cambiata, almeno nella loro coscienza.

Chi come me, quelle storie le ha ascoltate, quegli sguardi li ha incrociati e da sempre si schiera al fianco di chi è vittima di un meccanismo assurdo e crudele, mettendoci la faccia, sa, invece, che quella contro la “lotteria” delle demolizioni, e per garantire finalmente il diritto all’abitare nel Nostro Posto, è una battaglia di civiltà, che va combattuta al di là dell’appartenenza e del colore politico, ma esclusivamente per il bene di chi è in difficoltà.

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Per questo motivo, la Lega, proseguendo nella direzione indicata dal vicepremier Matteo Salvini, non solo continuerà a lavorare alla realizzazione di un condono qui in Campania, per il quale abbiamo ora presentato in Parlamento una proposta di legge, ma ha già cominciato a gettare le basi qui, nei nella nostra terra, per un Piano Casa e di rigenerazione urbana, che avvieremo quando, tra pochi mesi, il centrodestra sarà alla guida della Regione e ci saremo finalmente lasciati alle spalle la peggiore amministrazione che la storia ricordi.





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