BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, con oltre 11.500 miliardi di dollari in gestione, ha annunciato il suo ritiro dalla Net Zero Asset Managers (NZAM) Alliance lo scorso 10 gennaio, citando pressioni politiche e legali. Quest’evento riflette in modo nitido il crescente scetticismo degli operatori sui mercati finanziari verso i temi della sostenibilità, nonostante l’accelerazione della transizione energetica nell’economia reale, guidata in primis dalla competizione geoeconomica tra Stati Uniti, Europa e Cina, l’accelerazione del cambiamento climatico e il conseguente aumento dei danni causati da eventi climatici estremi.
A dispetto del generale disamoramento dei mercati finanziari per la transizione energetica, i numeri del 2024 raccontano che essa stia crescendo a ritmi fortunatamente sempre più serrati. Secondo gli ultimi dati BNEF, le installazioni di capacità fotovoltaica sono aumentate del 35%, mentre quelle eoliche del 5%, rispetto al 2023. Analogamente, la capacità di energy storage è aumentata del 76% e le vendite di veicoli elettrici del 26%, contribuendo ad oltre il 25% delle vendite di auto totali a livello globale. Anche rimuovendo dal calcolo la crescita cinese, la vendita di veicoli elettrici è rimasta in crescita sia nel continente americano che nell’area EMEA.
Il rallentamento atteso nel 2025 della crescita delle principali tecnologie pulite sembra sia legato principalmente alla fisiologica riduzione del tasso di crescita all’aumentare della scala, piuttosto che a una riduzione della domanda. Ad esempio, secondo i dati BNEF, la capacità fotovoltaica installata a livello mondiale è quadruplicata tra il 2020 e il 2024, mentre è prevista in crescita dell’11% nel 2025. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la penetrazione raggiunta dall’energia fotovoltaica nel mix elettrico di molti paesi comincia ad essere sostanziale, come per esempio in Grecia e Spagna, dove più del 25% di tutta l’elettricità prodotta nel 2024 è stata generata da tecnologia fotovoltaica. La parte più dura della transizione deve ancora arrivare: al fine di continuare ad incrementare ulteriormente la penetrazione di rinnovabili nei mix elettrici nazionali sono necessari nuovi modelli di business, tali da migliorare l’elasticità della curva di domanda di elettricità giornaliera, ed un aumento sostanziale della capacità di storage inter-giornaliero.
Nel corso del 2025, in Cina le vendite di veicoli elettrici supereranno per la prima volta quelle delle auto con motore a combustione, segnando un punto di svolta storico che porrebbe il più grande mercato automobilistico al mondo anni avanti rispetto ai concorrenti occidentali. Questo significa che Pechino sarà in grado di raggiungere gli obiettivi ufficiali di elettrificazione della flotta di veicoli leggeri con un anticipo di dieci anni: l’obiettivo ufficiale, fissato dal governo cinese nel 2020, era quello di raggiungere il 50% di vendite di EV nel 2035. Secondo le stime di diverse banche di investimento e gruppi di ricerca settoriali, le vendite sul mercato domestico di veicoli elettrici – inclusi quelli a batteria e ibridi plug-in – sono attese in crescita, nel 2025, del 20% su base annua, raggiungendo oltre 12 milioni di unità, il doppio delle circa 6 milioni di auto elettriche vendute nel 2022. Le attuali prospettive di crescita evidenziano, inoltre, come la rapida ascesa dell’industria EV cinese minacci ora i campioni nazionali della produzione automobilistica europea, americana e giapponese.
Purtroppo, nemmeno il riscaldamento globale sembra arrestarsi e con esso gli impatti economici che ne derivano pongono quesiti ineluttabili agli investitori. Il 2024 è stato l’anno più caldo dal 1850 con una temperatura media superiore di almeno 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali, superando così la soglia stabilita dall’Accordo di Parigi e destando preoccupazione nella comunità scientifica, che teme un’accelerazione del cambiamento climatico oltre le previsioni. Le catastrofi naturali, alimentate dal cambiamento climatico, hanno causato perdite record di 320 miliardi di dollari nel 2024, un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. Le assicurazioni hanno coperto la maggior parte di queste perdite, rendendo il 2024 l’anno più costoso dal 2017. Il 2025 è iniziato sulla scia di questo trend, con disastri come l’incendio a Los Angeles che potrebbe risultare tra i più costosi nella storia degli Stati Uniti. Appare razionale continuare a perseguire un approccio di investimento che prezzi in maniera concreta i rischi climatici, nonostante venti politici contrari e disinteresse crescente da parte dei mercati finanziari.
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