BiH: Gudronska jama, disastro ambientale alle porte / Bosnia Erzegovina / aree / Home

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Gudronska jama – BiH (foto J. Sjeničić)

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Un gruppo informale di cittadini annuncia azioni più decise per risolvere l’annoso problema della Gudronska jama, ex discarica di oli esausti che minaccia seriamente la salute della popolazione di Modriča e di altre città nel nord della Bosnia Erzegovina

Un incendio scoppiato la scorsa estate nell’ex discarica di oli esausti, la cosiddetta Gudronska jama, ha spinto gli abitanti dell’area di Modriča a denunciare per l’ennesima volta i problemi ambientali che condizionano la loro esistenza e ad esercitare ulteriori pressioni per trovare una soluzione.

La Gudronska jama emana un odore insopportabile, soprattutto nei mesi estivi, che raggiunge le case vicine. Un problema ancora maggiore è il rilascio degli idrocarburi nell’aria e nel suolo, con conseguenze disastrose per la salute umana e l’ambiente.

Attualmente alcune migliaia di persone vivono nelle immediate vicinanze della Gudronska jama, dove dall’inizio degli anni ‘60 fino alla metà degli anni ‘90 sono state smaltite circa 25mila tonnellate di rifiuti tossici provenienti da tutta la Jugoslavia.

Incendio alla Gudronska jama (foto P. Kostadinović)

Incendio alla Gudronska jama (foto P. Kostadinović)

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Nonostante il catrame minerale – prodotto nel processo di raffinazione di oli esausti industriali e lubrificanti – non venga più depositato in questa località, rappresenta ancora una minaccia per la salute umana e l’ambiente. Si tratta di tre vasche a cielo aperto, colme di rifiuti tossici, nel cuore di un’area densamente popolata, su una superficie di circa duemila metri quadrati.

“La municipalità di Modriča 5 sorse durante la guerra, con l’arrivo di profughi dalla Bosnia centrale, poi crebbe rapidamente all’inizio degli anni 2000, quando fu ufficialmente istituita. Attualmente ci vivono 450 famiglie (circa duemila persone), perlopiù profughi e i loro discendenti. Alcune case si trovano a soli 30 metri dalla discarica, e la scuola, frequentata da 120 alunni, dista 400 metri”, spiega Pane Kostadinović, che dalla metà degli anni ‘90 vive nel quartiere di Modriča 5 con la sua famiglia di cinque persone.

Pane Kostadinović

Kostadinović precisa che il cartello con la scritta “La sosta prolungata può provocare danni alla salute”, collocata dopo la creazione della discarica sul sito dove oggi sorge la municipalità Modriča 5, fu rimossa con l’arrivo dei primi profughi.

Pane, insieme ai suoi concittadini, ha lanciato un’iniziativa civica per esercitare pressioni sulle autorità affinché trovino una soluzione adeguata al problema della Gudronska jama.

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A spingerli ad agire è stato l’ultimo di una lunga serie di incendi che, nell’agosto dello scorso anno, ha interessato la discarica di oli esausti e la vegetazione circostante. L’incendio è stato spento grazie all’intervento dei vigili del fuoco di diverse città, poi l’area devastata è stata messa in sicurezza per evitare ulteriori disastri.

Durante l’incendio, nell’atmosfera sono state rilasciate grandi quantità di polveri e gas cancerogeni. Le misurazioni, effettuate dalle autorità locali in tre luoghi e in tre momenti diversi – subito dopo lo spegnimento dell’incendio, a distanza di una e poi di due settimane – hanno dimostrato che per giorni nel raggio di circa venti chilometri si è respirata aria molto inquinata.

Sono stati rilevati livelli di gas tossici – tra cui benzene, toluene, acroleina, acido cloridrico e biossido di azoto – fino a 500 volte superiori ai valori consentiti dalla legge. Ne ha risentito anche il centro storico di Modriča, situato a circa tre chilometri di distanza dalla discarica. In diversi quartieri del comune di Modriča, compresa la municipalità di Modriča 5, è stato dichiarato lo stato di emergenza a causa dell’inquinamento.

Nessuno è responsabile

“Le vasche furono scavate negli anni ‘60 su un terreno deserto coperto di ghiaia, nell’area un tempo occupata da un’azienda agricola. Parliamo di un terreno poroso. Non ci sono però informazioni pubbliche sulla composizione del fondale di queste vasche e su eventuali interazioni tra oli esausti e falde acquifere”, spiegadell’Associazione per la ricerca e la protezione della biodiversità. Sjeničić sottolinea che le fonti di acqua potabile si trovano a soli due chilometri dalla Gudronska jama.

L’associazione guidata da Sjeničić, come anche la rete di organizzazioni ambientaliste EkoBiH, sostiene un’iniziativa locale per raccogliere firme in quattro comuni – Modriča, Šamac, Odžak e Gradačac – per chiedere la bonifica della Gudronska Jama, che minaccia la salute umana e l’ambiente in un’ampia area del nord est della Bosnia Erzegovina.

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Un gruppo informale di cittadini, riuniti con l’obiettivo di esercitare pressioni sulle autorità affinché risolvano finalmente il problema della Gudronska jama, sta attualmente raccogliendo informazioni, chiedendo la reazione di tutti i responsabili.

L’Ispettorato della Republika Srpska ha ordinato alla raffineria di petrolio di Modriča di adottare misure a causa delle violazioni accertate durante lo scoppio e il propagarsi dell’ultimo incendio nella località di Garevac, nei pressi della Gudronska jama. È chiaro quindi chi è “il proprietario” di questa bomba ecologica.

Sjeničić spiega che la popolazione locale chiede che siano individuati i responsabili degli incendi e dell’inquinamento legato alla discarica per poter giungere ad una soluzione definitiva che implichi la bonifica della discarica e la tutela della salute degli abitanti di Modriča.

“Ad oggi non è stato fatto nulla per rimuovere il contenuto delle vasche e risanare in modo adeguato l’area della discarica: questo è il nostro obiettivo finale”, afferma Sjeničić.

Jovica Sjeničić

L’attivista aggiunge che i cittadini sono impegnati anche nella ricerca di eventuali legami tra emissioni dalla Gudronska jama e aumento dei casi di cancro e di malattie cardiache tra la popolazione locale.

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Il problema è che il sistema di monitoraggio esistente misura solo i parametri di base dell’inquinamento atmosferico, e non i valori di gas e particelle, specifici dei vapori e delle perdite da simili discariche. Quindi, la popolazione ha poche informazioni sull’inquinamento a cui è esposta.

Tante incognite e una soluzione troppo costosa

“Per noi non è tanto importante chi risolverà il problema. L’intera vicenda è stata trasferita nella sfera politica ed è subito partito lo scaricabarile sulle responsabilità. La verità è che finora non è stato fatto nulla, e non vi è alcun segnale che qualcosa si possa muovere nel prossimo futuro”, lamenta Sjeničić.

I cittadini della municipalità di Modriča 5 sono però convinti che, prima o poi, debbano venire a galla non solo i nomi dei responsabili di questo disastro ambientale, ma anche i dati sulle numerose irregolarità legate alla Gudronska jama, per decenni nascoste all’opinione pubblica.

Il contratto di vendita della raffineria di petrolio di Modriča ad un’azienda russa non è mai stato reso pubblico. Non sono stati pubblicati nemmeno i risultati della misurazione dei livelli di sostanze inquinanti, misurazioni che l’azienda, secondo le norme ambientali, è tenuta ad effettuare.

Quello che sappiamo è che nel primo permesso ambientale rilasciato al nuovo proprietario della raffineria è stato stabilito l’obbligo per l’azienda di bonificare entro cinque anni l’area della Gudronska jama a Garevac. Secondo Jovica Radulović, sindaco di Modriča, l’azienda russa, pur essendo proprietaria del terreno in cui si trovano tre fosse tossiche, rifiuta di assumersi le responsabilità.

“In tutti i permessi ambientali rilasciati successivamente si è evitato di inserire quell’obbligo”, ha precisato Radulović, aggiungendo che tutti i suoi tentativi di contribuire, in collaborazione con il ministero competente, a risolvere questo problema annoso si sono rivelati vani.

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“Ad oggi non abbiamo ricevuto alcun invito dal ministero o da altre istituzioni dello stato per far fronte a questo problema”, ha dichiarato Radulović nell’agosto 2023, dopo lo scoppio di uno dei trentasette incendi, quanti ne sono stati registrati negli ultimi dieci anni nell’area dell’ex discarica.

Abbiamo provato a interpellare Radulović, confermato per un secondo mandato consecutivo come sindaco di Modriča, per chiedere informazioni su eventuali progressi nei tentativi di bonificare la Gudronska jama. Purtroppo non siamo riusciti a raggiungerlo, anche se è considerato un interlocutore disponibile, molto impegnato nella ricerca di una soluzione definitiva a questo problema ambientale.

Nel 2015, insieme a Srebrenka Golić, allora ministra dell’Ambiente della Republika Srpska, Radulović ha dato avvio al processo di realizzazione di uno studio per la bonifica e la chiusura della Gudronska Jama, studio che però non è mai stato completato.

Il sindaco di Modriča ha incontrato anche Bojan Vipotnik, l’attuale ministro della Pianificazione territoriale, dell’Edilizia e dell’Ambiente della Republika Srpska. Qualche tempo fa Vipotnik ha annunciato “soluzioni sostanziali con partner in Belgio e Germania”.

“Dopo l’incendio abbiamo contattato nuovamente i nostri partner internazionali. I primi incontri si terranno all’inizio di settembre. Stiamo preparando un progetto per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi ed è molto probabile che anche la Gudronska jama venga bonificata nell’ambito di questa iniziativa. Servono però almeno dieci milioni di marchi [circa cinque milioni di euro]”, ha dichiarato Vipotnik nell’agosto dello scorso anno.

Gli incendi

Gli sforzi per prevenire le potenziali conseguenze disastrose del rilascio di sostanze tossiche dalla Gudronska jama, che dista una cinquantina di metri dall’area abitata, sono rimasti limitati alla “lotta contro gli incendi”. Ad oggi questa è l’unica misura concreta adottata dalle autorità.

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La scorsa estate, dopo lo scoppio dell’ultimo incendio dell’area dell’ex discarica – il 37esimo in dieci anni – il comune di Modriča ha intrapreso azioni per fermare le fiamme e prevenire nuovi incendi, coprendo il terreno bruciato e impedendo il flusso di ossigeno. Non è detto però che gli incendi non si ripeteranno. Se dovesse scoppiare un nuovo incendio, le autorità con ogni probabilità si limiterebbero a spegnerlo.

Sembra quindi che un’immagine più ampia del fenomeno della Gudronska jama, che continua ad avvelenare l’ambiente e la popolazione locale, sia destinata a rimanere invisibile per quelli che sono tenuti, e pagati coi soldi dei contribuenti, ad affrontare simili problemi ambientali.

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