La giornata della Memoria a Giffoni

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Il valore dell’amicizia come antidoto all’orrore del conflitto: è questo il messaggio che Claudio Bisio ha voluto lasciare alle ragazze e ragazzi dell’Istituto Comprensivo Giusti di Terzigno, accorsi a Giffoni in occasione della Giornata della Memoria. L’evento, organizzato in collaborazione con Medusa Film, ha visto protagonista una platea di giovanissimi che ha assistito alla proiezione del primo lungometraggio di Bisio nel ruolo di regista, “L’ultima volta che siamo stati bambini”, film di apertura di #Giffoni53. Sollecitato dalle numerose domande degli studenti, Bisio, in collegamento, ha sottolineato come il suo lavoro, tratto dall’omonimo libro di Fabio Bartolomei, sia purtroppo “spaventosamente attuale. Vi confesso che avrei preferito che non fosse così – ha spiegato – Quando ho letto il libro era il 2018 e vivevamo in uno stato di apparente pace, perché la Russia non aveva ancora invaso l’Ucraina e non si era riaccesa la guerra arabo-israeliana. Invece, quando abbiamo iniziato a girare, purtroppo, eravamo nel pieno del conflitto consumato alle porte dell’Europa e io avevo impressa nella memoria la foto di una ragazzina ucraina che, con un lecca lecca in bocca, imbracciava un fucile sul davanzale di una finestra distrutta dai bombardamenti. Praticamente ho girato un film con dei bambini che giocavano alla guerra mentre in contemporanea ce ne erano altri che la guerra la subivano per davvero – ha continuato – E il film è uscito nelle sale poco dopo una data orribile, il 7 ottobre del 2023, quando si consuma per mano di Hamas una strage in cui perdono la vita 1200 persone, a cui Israele risponderà con la spropositata reazione di 40mila morti palestinesi”. Commosso, Bisio ha rivolto un appello: “Fateci caso, tutti dicono che la guerra è da condannare, ma i conflitti continuano ad esistere e tra le parole e i fatti purtroppo c’è un abisso. Si può cambiare? Sì, partendo dai valori, come quello dell’amicizia. Prendete il personaggio di Italo. E’ un balilla che crede a suo padre, ripete le cose assurde degli adulti ma non riesce a fare a meno di provare a salvare i suoi amici. E’ la testimonianza che l’unione vince l’odio”. Sollecitato dalle numerose domande degli studenti, Bisio, in collegamento, ha sottolineato come alcuni dei suoi personaggi, siano anche sottotraccia un esempio di denuncia. “Credo che la Chiesa ufficiale debba ragionare su alcune sue mancanze. Ci sono stati tanti esempi di singoli sacerdoti coraggiosi che hanno aperto le loro porte, ma è venuta meno, dal mio punto di vista, una presa di posizione forte, in un momento storico duro, importante. Non a caso proprio in questa giornata, ottanta anni fa, i carri armati russi scoprirono l’orrore di Auschwitz. Dovete immaginare – ha detto rivolgendosi ai ragazzi – che queste persone salivano a bordo dei treni, con le loro valige legate dallo spago, con l’idea di dover andare in campi di lavoro e di doversi separare solo temporaneamente dai loro affetti. Ma la verità era un’altra e a un certo punto è stata chiara a tutti”. Ed è proprio questa la mission che Giffoni porta avanti, tutto l’anno, da oltre mezzo secolo, come ricordato dal suo fondatore Claudio Gubitosi: “Con il Giubileo alle porte e decine di guerre che scoppiano in ogni angolo del mondo, dilaniandolo, ci è sembrato giusto scegliere un tema particolarmente forte: Diventare umani. Perché se umani lo siamo già per definizione, dobbiamo imparare a diventarlo nei fatti, nelle azioni del quotidiano. Grazie a Bisio e al suo film, ci è ancora più chiaro che la Giornata della memoria non è solo una pagina di storia, ma deve essere un faro che illumina il nostro percorso”. La storia del film che ha conquistato le sale di tutta Italia, è raccontata dal regista con grande delicatezza. Roma, estate 1943. Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Italo è il ricco figlio del Federale, Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica, Vanda è orfana e credente, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea. Il 16 ottobre quest’ultimo viene portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto. Grazie al padre Federale di Italo, i tre amici credono di sapere dov’è e, per onorare il “patto di sputo”, decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico. I tre bambini non sono del tutto soli, due adulti partono per riportarli a casa: Agnese, suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, e Vittorio, fratello di Italo. Lei cristianamente odia la violenza e lui è un eroe di guerra fascista: sono diversi e, al contrario dei bambini, lo sanno benissimo infatti litigano tutto il tempo. Il doppio viaggio dei bambini e degli adulti nell’Italia lacerata dalla guerra sarà gioco e terrore, poesia fanciullesca e privazioni, scoperta della vita e rischi di morte: un’esperienza capace di imprimere il suo sigillo su tutti i personaggi coinvolti, cambiando la coscienza dei singoli e le loro relazioni. Fino al sorprendente ma in fondo purtroppo logico, finale.



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