Nel 2023 i riscatti dei contratti vita, pari a 85,1 miliardi di euro, sono aumentati del 59% rispetto al 2022. Di questi, 24,3 miliardi erano associati alle polizze rivalutabili di ramo I e V e 7,3 miliardi relativi a polizze unit-linked di ramo III e VI.
Il tasso di riscatto si è incrementato di 4,2 punti percentuali, raggiungendo un valore pari al 10,7% per le polizze rivalutabili e all’11,3% per quelle unit-linked.
Ad analizzare i fattori che hanno determinato un aumento dei riscatti delle polizze vita e i rischi connessi alla liquidità è il Quaderno Ivass n. 31 a cura di Angelica Policella e Agostino Tripodi, pubblicato lo scorso 24 gennaio.
I dati sul tasso di riscatto
Nel 2023 l’aumento del tasso di riscatto rispetto all’anno precedente è stato di 31,6 miliardi, di cui 24,3 miliardi associati alle polizze rivalutabili di ramo I e V e 7,3 miliardi relativi a polizze unit-linked di ramo III e VI. In termini relativi, l’indicatore onere per riscatti rispetto alle riserve tecniche di inizio esercizio (tasso di riscatto) è risultato pari al 10,9% (10,7% per le rivalutabili e 11,3% per le unit-linked) a fronte del 6,7% dell’anno precedente.
L’ultima volta che tale indicatore aveva superato la soglia del 10% risale agli anni 2011 e 2012 durante la crisi del debito sovrano, in cui era risultato rispettivamente pari al 12,5% e 11,5%. Anche nel triennio 2006-2008, durante la crisi dei mutui subprime, il tasso di riscatto era risultato elevato, rispettivamente pari al 10,0%, 13,2% e 11,6%.
Il contesto
Dopo un lungo periodo di tassi di interesse bassi, nel 2022 i rendimenti dei titoli obbligazionari a livello globale hanno ripreso a crescere. Congiuntamente, l’incremento dei prezzi al consumo ha portato l’indice inflattivo all’8,1% nel 2022.
La presenza di tassi di interesse elevati favorisce un aumento delle richieste di riscatto spingendo gli assicurati a dismettere le polizze assicurative per investire in strumenti finanziari alternativi più redditizi. Un numero elevato di riscatti può a sua volta esporre le imprese assicurative al rischio di liquidità quando per far fronte ai riscatti devono smobilizzare i titoli prima della loro naturale scadenza. Lo smobilizzo dei titoli, quando i tassi sono crescenti, può comportare la realizzazione di minusvalenze.
Relazione statisticamente significativa tra tasso riscatto e rendimento BTP
Lo studio conferma l’esistenza di una relazione statisticamente significativa tra il tasso di riscatto e il rendimento dei BTP, coerentemente con l’ipotesi che in periodi di aumento dei tassi di interesse i risparmiatori tendono a riscattare le polizze per cercare alternative più profittevoli rispetto ai prodotti assicurativi.
Riscatti maggiori per imprese che usano prevalentemente il canale bancario
I riscatti sono stati maggiori per le polizze distribuite da imprese che utilizzano in prevalenza il canale bancario (tasso di riscatto in crescita di 6,2 punti percentuali nel 2023) rispetto a quelle distribuite da imprese che fanno prevalente ricorso ad agenti, broker o vendita diretta (+2,5 punti). L’elasticità rispetto al rendimento dei BTP per il canale bancario presenta differenze in base alla natura della rete distributiva (proprietaria o non proprietaria). Non si rilevano differenze significative tra i prodotti misti e a vita intera.
I rischi connessi alla liquidità
Lo studio esamina poi i rischi connessi alla liquidità, partendo dall’assunto che per pagare i sinistri, ivi inclusi i riscatti, le imprese assicurative dispongono dei premi che incassano, delle cedole via via maturate sui titoli in cui sono investite le riserve tecniche e degli attivi accantonati per la loro copertura. “In presenza di un numero di riscatti limitato e di minusvalenze latenti sugli attivi, l’impresa può evitare la liquidazione degli attivi per rimborsare i riscatti facendo ricorso soprattutto ai premi incassati dai nuovi contratti, realizzando un trasferimento di liquidità tra generazioni di polizze. Quando i riscatti assumono una dimensione notevole e inattesa, i premi incassati, soprattutto se in decremento, e le cedole maturate possono non essere più sufficienti a liquidare gli oneri e dunque la vendita anticipata di titoli diventa inevitabile”, spiega il Quaderno n. 31 dell’Ivass.
Nel 2023, l’analisi evidenzia come per la prima volta l’indicatore oneri totali su premi, spesso utilizzato come indicatore di liquidità, superi la soglia critica del 100% sia per i rami I e V (123,3%, +32,4 punti percentuali rispetto al 2022) sia per i rami III e VI (119,3%, +52,8 punti percentuali rispetto al 2022). “Considerando invece soltanto gli oneri per riscatti, il rapporto rispetto ai premi rimane di poco al di sotto del 100% pur mostrando un forte incremento nell’ultimo anno (+31,1 punti percentuali per i rami I e V, +47,9 punti percentuali per i rami III e VI) – si legge nel testo -. Per effetto del rialzo dei tassi di interesse il saldo netto tra plusvalenze e minusvalenze latenti degli attivi di mercato è stato negativo dal 2022, quando tale valore ha raggiunto i -55,4 miliardi di euro, divenuti -23,4 nel 2023. Nell’ultimo anno soltanto 4 imprese su 43 hanno registrato un saldo netto positivo tra plusvalenze e minusvalenze latenti degli attivi (era 1 impresa su 42 nel 2022)”.
Lo studio propone poi la costruzione di un indicatore utile a stimare l’impatto del rischio di liquidità per le imprese.
Conclusioni
Le analisi condotte rappresentano un primo passo verso la comprensione delle determinanti dei riscatti avvalendosi di dati a livello di impresa-anno e dunque di limitata granularità. Le principali caratteristiche dell’analisi sono:
- il focus sull’indicatore riscatti/riserve;
- l’utilizzo di dati classificati per tipologia prevalente di prodotto e tipologia di distribuzione.
I risultati, pur confermando l’esistenza di differenziali di elasticità tra canali (maggiore nel bancario rispetto al tradizionale) rispetto ai rendimenti dei BTP, non consentono di distinguere gli effetti di domanda (auto-selezione degli assicurati nella tipologia di canale) da quelli di offerta (strategie di diversificazione offerte ai clienti).
“Una estensione dell’analisi presentata in questo lavoro potrebbe essere basata su maggiore granularità dei dati, ad esempio raccolti tramite una specifica indagine, per consentire di quantificare l’effetto dei tassi sui riscatti dovuto a effetti di domanda o di offerta”, conclude lo studio dell’Ivass.
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