Aumentati i procedimenti giudiziari del +13,9 % nel 2024, i furti e le rapine del + 17%. La relazione del Procuratore Generale della Corte d’Appello Perugia Sergio Sottani
La fotografia che emerge dai dati diffusi dal procuratore generale Sergio Sottani.in occasione dell inaugurazione dell’Anno Giudiziario preoccupano la nostra regione che registra un sensibile aumento della micro e macro criminalità. Sono aumentati i procedimenti giudiziari del +13,9 % nel 2024, i furti del + 17%. I reati legati agli stupefacenti sono a +22,65 con un media di 8 denunce al giorno registrati.
Nel suo intervento Sottani ha affrontato problemi che riguardano la sfida tecnologica del Processo Penale Telematico, nonostante nessuna risorsa umana sia stata assegnata dal PNRR. Alla segnalazione delle molte, troppe, carenze del nuovo applicativo ministeriale, si è sempre affiancata la contestuale proposta di concrete soluzioni.
L’intervento integrale del Procuratore
Sin dal febbraio 2022, gli uffici requirenti umbri si interrogano sull’utilizzo dei sistemi di Intelligenza Artificiale. La direzione imboccata è chiara: rifiuto della giustizia predittiva, assoluta centralità del giudizio umano ed estrema cura nella riservatezza del dato. Netta opposizione a qualsiasi forma di turbo liberismo tecnocratico. Massima osservanza delle indicazioni del Regolamento Europeo del giugno 2024, che qualifica ad “alto rischio” l’uso dell’IA nella decisione giudiziaria.
Per l’effetto, va incentivato l’utilizzo a supporto dell’attività umana, così come compiuto per la relazione scritta di questo Procuratore Generale, nonché per l’automazione dei procedimenti amministrativi, meramente esecutivi.Si è puntato al benessere organizzativo della magistratura requirente con interventi di supporto psicologico.
Nella stessa direzione si muovono lo sviluppo della Banca Dati della giurisprudenza di Merito, la diffusione mensile del Notiziario, l’autoformazione continua, nonchè l’analisi quantitativa e qualitativa dei flussi statistici. La conoscenza puntuale della giurisprudenza del distretto serve per un utile e prevedibile esercizio dell’azione penale, oltre che per cercare di ridurre l’errore giudiziario nel suo ambito fisiologico. Un’azione penale mai omologata ma sempre consapevole dei profili interpretativi che la normativa inevitabilmente determina. La segretezza della fase investigativa incide sulla conoscenza mediatica degli atti processuali. Il legislatore è nuovamente intervenuto con il Decreto Legislativo n. 198 del dicembre 2024, che per taluni avrebbe serrato la “museruola” al “cane da guardia della democrazia”.In questo distretto opera dal marzo del 2022 un “Osservatorio”, istituito per cercare un bilanciamento tra il doveroso rispetto della presunzione di innocenza e della riservatezza dei terzi, non coinvolti nel processo penale, a fronte del dovere di informare correttamente e del diritto dell’opinione pubblica ad essere informata.
L’andamento della criminalità nel distretto è analiticamente indicato nella relazione.
I reati che creano maggiore allarme sociale continuano ad essere quelli legati al traffico da sostanze stupefacenti e dai furti in appartamento. Preoccupante il notevole aumento, in tutto il distretto, dei reati contro la persona, con recenti episodi di notevole gravità.
Incremento di casi di violenza alle persone ed alle cose all’interno degli istituti penitenziari; in quello ternano, nel corso di un interrogatorio, si è tentata una violenta inaudita aggressione ad una giudice del locale Tribunale. Su quest’ultimo aspetto corre l’obbligo di segnalare specifiche inquietanti minacce, non solo anonime, rivolte a singoli magistrati di questo distretto.
Vertiginoso aumento anche per i reati informatici che rappresentano la nuova frontiera per la commissione di delitti.
Particolare attenzione è stata prestata per i reati che colpiscono beni collettivi, come quelli contro l’ambiente, ed in materia di lavoro, sia in tema di infortunistica che sull’intermediazione illecita ed il caporalato. Tendenzialmente stabile il dato sui casi di omicidio stradale. Nel novembre 2023, questa Procura Generale e le Procure del distretto hanno sottoscritto il Protocollo operativo per un miglior accertamento dei casi di guida in stato di alterazione, da monitorare e adeguare alla luce della nuova normativa contenuta nella legge n. 177 del novembre scorso.
Per quanto riguarda i reati definiti da “codice rosso”, l’impegno organizzativo degli uffici requirenti è stato totale, ma troppe volte gravato da adempimenti meramente burocratici ed inutilmente defatigatori.Nonostante la massima attenzione, in Umbria si è registrato il triste primato del primo caso nazionale di femminicidio nel 2025. Questo conferma la necessità di proseguire con strumenti ulteriori rispetto a quelli processuali, quali la coinvolgente attività dell’“Osservatorio sul linguaggio dei provvedimenti giudiziali”, istituito nell’agosto 2022, per eliminare la cultura maschilista e sessista dalle aule giudiziarie, e la creazione di una rete istituzionale di immediata assistenza alle donne, vittime di violenza domestica o di genere.
Sempre nell’ottica multidisciplinare si rivolge l’attiva partecipazione di questa Procura Generale al “Tavolo integrato di confronto permanente su famiglia e minori”. Alla doverosa risposta repressiva della criminalità minorile, che registra un inquietante aumento di gravi episodi delittuosi, devono affiancarsi sempre e comunque processi di supporto psicologico, in quanto si tratta di soggetti non ancora maggiorenni con una personalità in continua formazione, e di integrazione, specificamente per i cittadini italiani di seconda generazione.
Appare meritoria la partecipazione educativa dei magistrati negli istituti scolastici regionali, per diffondere la cultura della legalità, che passa anche attraverso un uso consapevole dei social.
La risposta meramente repressiva, frutto di una cultura panpenalistica, che pensa di risolvere i problemi innalzando le pene od introducendo nuove fattispecie criminali, come testimoniato dall’introduzione, solo nell’ultimo biennio, di molti nuovi reati e di svariati inasprimenti di pena, è ispirata inevitabilmente da una concezione carcerocentrica. Siffatta politica legislativa non sembra tenere conto del dato sconfortante sull’effetto rieducativo della pena, fornito dal tasso di recidiva della popolazione carceraria. Il 75% dei soggetti detenuti negli istituti umbri è stato ristretto almeno due volte in carcere.
Sulla situazione carceraria gli uffici requirenti del distretto hanno stipulato protocolli ed indetto riunioni assembleari, a mò di” stati generali”. Per suo conto, questo Procuratore Generale ha periodicamente fatto visita agli istituti penitenziari, per testimoniarne l’attenzione. Elevatissimo risalto mediatico, a cui ha contribuito l’audizione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno delle mafie, ha riscosso il delicato ed impegnativo procedimento istruito dalla Procura perugina in tema di presunto accesso abusivo alla banca dati della Direzione Nazionale Antimafia.
Appare significativo l’esito del processo “Quarto Passo”, che ha inflitto 277 anni di carcere a 30 imputati di una presunta associazione mafiosa, che avrebbe operato nel territorio perugino nel primo decennio di questo secolo fino al 2013. Si è di fronte ad una sentenza non definitiva e di cui ad oggi non si conosce la motivazione, ma quanto emerso certifica la fondatezza dei segnali di allarme, da sempre lanciati da questo Procuratore Generale, sulla presenza della criminalità organizzata in Umbria. In primo grado si è concluso anche il processo c.d. “sanitopoli” in tema di reati contro la pubblica amministrazione.
I processi definiti nella locale Corte d’appello per reati commessi dai c.d. “colletti bianchi”, siano essi di natura economico finanziaria o per fatti collegati ad abuso di potere, sono in numero particolarmente esiguo. Il dato sembra avvalorare l’opinione secondo cui esiste nel nostro sistema penale “un doppio binario”: da una parte, per citare il vetusto Francesco Carrara, il diritto penale “dei galantuomini”, come tali tutelati dalle norme processuali, dall’altro il diritto penale “dei briganti”, sottoposti al rigore della legge.
Il bilancio dell’anno giudiziario nel distretto umbro evidenzia un impegno notevole verso l’innovazione e la trasparenza, ma è indispensabile che l’organico del personale di magistratura ed amministrativo sia al completo e che quest’ultimo, per quanto riguarda la Procura di Spoleto, sia finalmente ampliato.
Nella nostra regione gli uffici requirenti hanno instaurato in questi anni un proficuo confronto, nutrito dal profondo reciproco rispetto, con l’avvocatura, l’accademia, le istituzioni politiche e gli organi di informazione.Si è sinceramente convinti che il dialogo non solo serve a stemperare le tensioni che fisiologicamente sorgono dalla dissonanza delle opinioni, ma arricchisce, soprattutto quando si riesce ad ottenere una soluzione condivisa.
In occasione dei lavori dell’Assemblea costituente, che cercava di ricomporre l’unità nazionale, frantumata dalla tirannide fascista, e di ricostruire il paese sulle macerie belliche, due componenti di diverso orientamento, quali Giovanni Leone e Piero Calamandrei, sottolinearono entrambi come l’indipendenza del pubblico ministero dal potere esecutivo fosse essenziale per la tutela dei diritti dei cittadini e per l’efficacia dell’azione penale.
Deve costituire patrimonio comune l’affermazione che i valori di autonomia e di indipendenza sono lo strumento per l’affermazione del principio di uguaglianza. Se si scalfiscono i primi, si incide sul secondo.
Per evitare, tuttavia, che quei valori vengano percepiti come privilegio corporativo, occorre che la magistratura abbia una salda competenza tecnica, sia dotata di equilibrio istituzionale, resti lontana dai luoghi di potere e mantenga condotte eticamente ineccepibili, finalizzate esclusivamente al servizio della collettività.
La magistratura è sempre stata all’altezza della sua missione istituzionale? Probabilmente no. Lo spirito di servizio non dovrebbe mai cedere alla tentazione di captare il consenso, politico o mediatico, ma rimanere scevro da ogni interesse personalistico. L’unico scopo è quello di garantire i diritti irrinunciabili della persona, soprattutto quando minacciati dall’autorità pubblica.
Compito per cui non bisogna essere coraggiosi, quanto piuttosto professionalmente preparati; indifferenti all’esito della decisione, ma pienamente consapevoli degli interessi coinvolti nella materia trattata.
Troppe volte, tuttavia, si assiste ad una rappresentazione mediatica o politica, fortemente denigratoria della magistratura, a volte gratuitamente offensiva ed ispirata da un acrimonioso livore. Ciò inevitabilmente cagiona una perniciosa ed indiscriminata delegittimazione del sistema giudiziario nel suo complesso.La magistratura deve essere tutelata dalle offese personalizzate e dalle accuse oltraggiose, anche se deve saper accettare le legittime critiche al suo operato.
Non va neanche dimenticato come la magistratura sia sottoposta a controlli particolarmente rigorosi, come testimoniato, nel nostro distretto, ad esempio da recenti vicende. “È facile essere buoni. Difficile è essere giusti” ha detto Victor Hugo. Probabilmente, non è facile nemmeno essere buoni, specialmente quando nel mondo riecheggiano boati bellici a cui andrebbero contrapposte le parole armoniose e di pace dei nostri conterranei San Francesco ed Aldo Capitini. Sicuramente è difficile essere giusti, soprattutto quando si deve decidere se formulare un’accusa penale.
Aurelio Sansoni, magistrato in Toscana durante il ventennio fascista, il primo giudice ad essere definito con disprezzo “rosso”, quindi politicizzato, fazioso, non legittimato: “Non era in realtà né rosso né bigio“, scrisse Calamandrei, “era semplicemente un giudice giusto: per questo lo chiamavano “rosso”.
Sarebbe inquietante se il potere inquisitorio venisse ricoperto da un corpo della magistratura separato, privato della cultura della giurisdizione e teso solo a sostenere le ragioni dell’accusa. Dietro le quali, potrebbe facilmente albergare la “ragion di Stato”.
Ancor più triste se quelle condotte, sopra ricordate, che oggi sono considerate patologie del sistema, un domani, con un adeguato ritocco costituzionale, dovessero diventare la regola sostanziale, non scritta ma terribilmente cogente, cui uniformare l’azione cui uniformare l’azionedel pubblico ministero.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link