Un museo stabile della Moda a Roma: Maria Luisa Frisa racconta

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Fino alla fine di marzo, il MAXXI di Roma ospita Memorabile. Ipermoda, la mostra-evento curata da Maria Luisa Frisa in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana. Un appuntamento imperdibile per appassionati, studenti e curiosi, che segna un nuovo capitolo nella riflessione sulla moda come linguaggio culturale, a dieci anni dall’iconica Bellissima.

Attraverso una selezione di abiti, accessori, materiali d’archivio e video, Memorabile esplora la moda come specchio del presente, indagandone il rapporto con il tempo, la gestione degli archivi, il ruolo strategico dei direttori creativi e la sfida della sostenibilità. L’esposizione è concepita per creare connessioni inedite tra haute couture e moda indipendente, dando vita a un racconto che intreccia creatività, consapevolezza e immaginazione.

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L’allestimento nella Galleria 5 del MAXXI enfatizza la spettacolarità della mostra, conducendo il visitatore in un percorso fluido e immersivo. Materiali innovativi, giochi di prospettive e atmosfere sofisticate fanno da cornice a creazioni di grandi maison e talenti emergenti, in un dialogo tra passato, presente e futuro. Tra i protagonisti: Viktor&Rolf, Christian Dior nell’interpretazione di Maria Grazia Chiuri, Schiaparelli secondo Daniel Roseberry, Balenciaga di Demna Gvasalia, le esplorazioni concettuali di Jonathan Anderson e le visioni politiche di Virgil Abloh per Louis Vuitton. Il percorso si arricchisce con le firme di Giorgio Armani, Miuccia Prada, Dolce&Gabbana, Alessandro Michele, Thom Browne, Craig Green e le nuove generazioni rappresentate da ACT N°1 e Marco Rambaldi.

Tra le opere più sorprendenti, il monumentale carapace in bronzo e ottone con monete d’argento e gemme di Bvlgari, ideato da Francesco Vezzoli, che riflette sul dualismo tra massificazione e radicale individualismo nel gusto contemporaneo. Oppure l’abito mongolfiera in velluto rosso di Demna Gvasalia, simbolo dell’affermazione del potere, e l’iconico abito impossibile di Viktor&Rolf, rigido e obliquo, che sembra trafiggere il corpo di chi lo indossa.

Roma, la moda e l’ipotesi un archivio stabile 

Per approfondire la genesi di Memorabile. Ipermoda e il suo impatto nel dialogo tra moda e istituzioni culturali, abbiamo incontrato Maria Luisa Frisa, teorica e curatrice della mostra.

Dall’incontro e dal confronto con il pubblico durante la presentazione, è emersa una forte volontà – da parte di istituzioni e addetti ai lavori – di rilanciare Roma come sede strategica della moda italiana nel mondo. La città, che ospita maison storiche come Fendi e Valentino e ha formato designer di fama internazionale come Maria Grazia Chiuri e Alessandro Michele, merita uno spazio istituzionale dedicato alla ricerca e alla collezione della moda.

Più che un museo tradizionale, l’idea è quella di un centro dinamico, ispirato a modelli internazionali come il Kyoto Costume Institute: un luogo di studio, conservazione e sperimentazione, con mostre itineranti in diversi spazi espositivi della città.

Questa proposta assume ancora più valore alla luce della crisi che sta attraversando il settore per eccellenza del lusso italiano e delle sfide che ne conseguono. Già lo scorso anno, la storica della moda e del costume, Clara Tosi Pamphili, aveva risposto all’urgenza di rilanciare la moda nella Capitale con ROMANTICA, un evento ospitato nel Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Piazza di Pietra. Un’iniziativa innovativa che ha puntato a riaffermare Roma come centro di ricerca e sperimentazione per la moda contemporanea, allineandosi all’impegno strategico della Camera della Moda nei confronti dei giovani, del futuro e di una prospettiva globale.

In questo coro di voci autorevoli, si inserisce la visione di Maria Luisa Frisa, convinta che Roma possa riconquistare un ruolo da protagonista nella moda internazionale, a patto di sviluppare un progetto solido e innovativo, capace di intrecciare storia, creatività e nuove prospettive per il futuro.

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Maria Luisa, puoi raccontarci la genesi di questo progetto e come è approdato al museo?

Per me, una mostra come Memorabile non poteva trovare una sede più adatta del MAXXI, il museo delle arti del XXI secolo, un luogo in cui le diverse discipline dialogano tra loro. La moda, infatti, è a tutti gli effetti una delle arti della contemporaneità. Memorabile nasce dalla volontà di riflettere sulla moda di oggi e su cosa sia diventato il sistema moda: un universo potente che produce cultura, comunicazione e business, ma che allo stesso tempo modella i nostri comportamenti e stili di vita. In tutto questo, però, gli abiti restano quella che io definisco “l’architettura più prossima al corpo”, uno strumento essenziale per la rappresentazione di noi stessi. Ogni mattina, quando ci vestiamo e ci guardiamo allo specchio, vogliamo riconoscerci, sentirci bene: è un gesto quotidiano che ci aiuta ad affrontare il mondo.

Come teorica della moda, quale criterio hai seguito nella selezione delle opere in mostra?

Quando curo una mostra, non mi interessa soltanto l’estetica degli oggetti, ma soprattutto il loro significato nel contesto in cui sono stati creati. La moda racconta chi siamo, il nostro modo di stare nel mondo e l’evoluzione della società. Gli abiti rispondono a domande specifiche del loro tempo: per questo motivo, la mia selezione si basa su ciò che è stato più rappresentativo di un determinato periodo, su ciò che ha segnato un cambiamento o ha dato una nuova direzione al linguaggio della moda.

Durante la presentazione si è parlato del rapporto tra Roma e la moda e dell’idea di creare uno spazio istituzionale dedicato alla moda. Cosa ne pensi?

La moda in Italia ha compiuto un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio. Torino è stata la prima capitale della moda italiana, poi il testimone è passato a Roma, successivamente a Firenze e infine a Milano, che oggi è il fulcro del sistema moda per ragioni economiche e logistiche. Tuttavia, Roma rimane una città di riferimento, sede di importanti maison come Fendi e Valentino. Inoltre, alcuni dei più influenti designer contemporanei sono romani, come Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, e Alessandro Michele.

Più che pensare a un museo della moda tradizionale, immagino uno spazio dinamico: un luogo in cui si possa studiare, lavorare e collezionare la moda, prendendo spunto da modelli internazionali. Ad esempio, il Kyoto Costume Institute in Giappone possiede una delle più grandi collezioni di abiti al mondo, alla pari del Costume Institute del Met di New York, ma non ha una sede espositiva fissa: le sue mostre vengono ospitate nei più importanti musei giapponesi. Perché non adottare un approccio simile anche in Italia?

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A chi è destinata questa mostra?
A tutti coloro che sono curiosi.



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