Tavolo della moda, stanziati 250 mln per il comparto nel 2025

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250 milioni di euro per il comparto moda nel 2025, così ripartiti: 100 milioni destinati ai contratti di sviluppo, 100 milioni ai mini contratti di sviluppo, 15 per accompagnare la transizione ecologica e digitale e 30,5 milioni per promuovere la sostenibilità nel settore. Sono questi i numeri emersi dalla quarta riunione (la prima si era […]

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250 milioni di euro per il comparto moda nel 2025, così ripartiti: 100 milioni destinati ai contratti di sviluppo, 100 milioni ai mini contratti di sviluppo, 15 per accompagnare la transizione ecologica e digitale e 30,5 milioni per promuovere la sostenibilità nel settore.

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Sono questi i numeri emersi dalla quarta riunione (la prima si era tenuta due anni fa) del tavolo della moda presieduto dal ministero delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e che ha raccolto, presso Palazzo Piacentini a Roma, le espressioni del settore e delle organizzazioni sindacali, insieme ai rappresentanti del ministero del Lavoro, dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e degli enti locali.

Riguardo al budget da 250 milioni, che si inserisce nell’ambito di un piano da 22 miliardi di euro destinato alle imprese di tutti i settori produttivi, “si tratta di una cifra significativa messa a disposizione attraverso strumenti concreti per dare alle aziende della moda la stabilità e la fiducia di cui hanno bisogno per tornare a crescere”, ha affermato Urso.

Determinante, in tal senso, è il ddl sulle Pmi promosso dal Mimit e recentemente approvato dal consiglio dei ministri, che stanzia 100 milioni per i contratti di sviluppo per il settore della moda, oltre a prevedere misure innovative, come la staffetta generazionale nelle imprese, l’incentivazione alle aggregazioni e l’attesa riforma dello strumento dei Confidi.

Appare da potenziare anche la Cig: dal monitoraggio dell’Inps emergerebbe, infatti, un limitato utilizzo della cassa integrazione straordinaria nel settore moda. Per il 2024-2025, il governo ha stanziato 110 milioni di euro, ma solo una minima parte è stata erogata. Per ottimizzare lo strumento, il Mimit e il ministero del Lavoro collaboreranno con le regioni.

Riguardo al tema del credito d’Imposta Ricerca e Sviluppo, Urso ha annunciato la presentazione di un emendamento al DL Milleproroghe per migliorare la misura già predisposta in Legge di Bilancio “per dare una soluzione, per quanto sostenibile, a quanto accaduto nel passato, che pesa come un macigno anche sulle imprese della moda”.

Commenta Carlo Capasa, presidente di Cnmi: “Sono senza dubbio uno stanziamento utile anche se non risolutivo. Ovviamente ringrazio il ministro. Ora sarà determinante accertare le modalità con cui i fondi saranno messi a disposizione delle imprese. Da mesi ci battiamo – ha proseguito – affinché vengano prese in considerazione le nostre proposte da trasformare in emendamenti della legge di bilancio e per questo ringraziamo il Ministro Urso per lo stanziamento comunicato oggi”.

Soddisfazione e insieme cautela anche da parte di Confindustria Moda. Per quanto riguarda il versante Accessori, ha commentato la presidente Giovanna Ceolini: “Ringraziamo il ministro per l’invito a questo Tavolo e siamo felici di poter ascoltare il piano di incentivi varato dal Governo per il settore, indispensabile per le aziende che rappresentiamo. Tuttavia, sottolineiamo l’urgenza di interventi strutturali a lungo termine per sostenere il comparto moda, fondamentale per l’economia del nostro Paese e a rischio di perdere competenze, qualità e numerosi posti di lavoro”.

Ricordando, poi, “la mancanza di una moratoria automatica sui finanziamenti per tutte le imprese, indipendentemente dal loro stato di difficoltà. La ricalendarizzazione dei prestiti garantiti da Sace, Simest e Mediocredito è, ad oggi, lasciata alla discrezionalità delle banche, creando squilibri tra le aziende”.

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Dal punto di vista di Confindustria Moda – Federazione Tessile, centrale mettere sul piatto “la necessità di superare le logiche emergenziali, puntando invece su un’analisi strutturale della filiera”, avviando una “politica industriale di settore di medio e lungo periodo (5-10 anni), che consenta alle imprese di pianificare le proprie attività e permetta alla politica di programmare gli interventi strutturali necessari”.



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