Inaugurazione anno giudiziario, «A Roma i baby pusher un fenomeno allarmante»: 407 indagati, spaccio capillare a domicilio

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


di
Fulvio Fiano

Il presidente della corte d’Appello Giuseppe Meliadò e il procuratore generale Giuseppe Amato:«I ritardi della giustizia cancellano l’effetto deterrenza sui reati». In aumento le violenze di genere

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Roma porto franco per le mafie, dove la violenza di genere è in aumento, con una microcriminalità capillare e stratificata e uno spaccio sempre più diffuso anche grazie a pusher giovanissimi: «Un numero irrisorio di giudici fronteggia una valanga di reati», è l’allarme lanciato dal presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Meliadò, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. E il consueto bilancio delle attività delle corti si intreccia di nuovo e inevitabilmente con le carenze di organico, sia tra il personale amministrativo, quasi un posto su tre scoperto, e che tra i magistrati, dove il 20 per cento delle scrivanie sono vacanti. «Riforme varate con incessante frenesia non sono state in grado di aggredire il nodo dell’efficienza della giurisdizione», ha sottolineato Meliadò, chiedendo «interventi straordinari» (nomine, assunzioni, potenziamento degli uffici) per intaccare davvero il monte arretrati (41.778 fascicoli nel penale). «Il rischio penale non costituisce un adeguato deterrente rispetto alle opportunità di guadagno che offre l’attività criminale», dice ancora Meliadò.

«Sommersi dai reati»

L’esempio più calzante è forse quello dello spaccio, che si fa forza di una distribuzione sempre più capillare e con modalità più difficili da contrastare. Ma nella diffusione senza freni del consumo di droghe c’è un altro aspetto «particolarmente allarmante» sul quale si sofferma l’attenzione del Procuratore generale della Corte d’Appello, Giuseppe Amato. Ed è quello dei cosiddetti «baby-pusher», ragazzi e ragazze sotto i 18 anni che smerciano sostanze «pesanti» come cocaina e crack, oltre all’hashish. Sono 407 quelli indagati in un solo anno per questo reato e la segnalazione che arriva dalla Procura minorile lo descrive non a caso come un «dato fenomenico grave», ossia da interpretare non più solo come singoli episodi a sé stanti ma come una tendenza, un costume, che è appunto sempre più presente nei data-base delle forze dell’ordine. 




















































Spaccio: chat e consegne a domicilio

Non a caso, forse, sono cambiate sempre più anche le modalità di spaccio con «catene di distribuzione» funzionanti mediante chat e consegne a domicilio, su monopattini, scooter, bici a noleggio, «modalità che rendono sempre più impervie le indagini». Ne consegue che «non solo il narcotraffico è frequentemente l’oggetto “sociale” di molte organizzazioni criminali, anche stampo mafioso, ma anche che è fenomeno caratterizzato da non infrequenti fatti di sangue» connessi alla «altissima redditività» e alle «dinamiche concorrenziali» per il controllo territoriale di determinate piazze di spaccio.

I dati della Dda

Altri due indicatori confermano la diversa velocità con cui si muovo crimine e giustizia: il continuo e sempre più veloce proliferare di nuove mafie nella Capitale e il ridotto ricorso ai riti processuali alternativi, che la riforma Cartabia vorrebbe incentivare, proprio perché i tempi lunghi dei processi costituiscono di fatto un riparo dalle condanne. In un anno ci sono stati 254 processi ad associazioni a delinquere e di questi ben 125 contavano più di trenta imputati (il 25 per cento del totale). In un anno la Direzione distrettuale antimafia ha iscritto 417 nuovi procedimenti (97 contro ignoti) con 2451 indagati totali. Di questi, 123 procedimenti riguardano associazioni di stampo mafioso o che agiscono con l’aggravate specifica, con un incremento del 60% rispetto all’anno prima.

Le violenze di genere

A questi fenomeni si aggiungono come emergenza sempre più pressante i reati di violenza sulle donne o in famiglia, che rappresentano il 32% dei procedimenti di rito collegiale (oltre mille): «Processi di regola complessi che nonostante gli accorgimenti introdotti per fronteggiare questa nuova grande emergenza, solo in un caso su tre si riesce ad affrontare con tempestività, salvo penalizzare altri settori a trattazione prioritari», dice Meliadò. Il «quanto» dell’emergenza è nel dato fornito dal pg Amato: 9.844 fascicoli in un anno rispetto agli 8.927 del precedente, circa il 10 per cento in più. E di nuovo l’allarme è massimo tra i minorenni, dove questi reati sono i più diffusi per tipologia (atti persecutori e violenza sessuale).
Ultimo passaggio sui detenuti, che all’ultimo rilevamento erano 6.879 (6.436 uomini) dei quali il 30 percento in attesa di giudizio. L’incremento percentuale di detenuti sul 2023 è del 6,2%, la capienza dei 14 penitenziari del Lazio sarebbe di 5.281 posti, con un tasso di sovraffollamento particolarmente grave a Rebibbia, Regina Coeli, Rieti e Civitavecchia.

Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

26 gennaio 2025

Carta di credito con fido

Procedura celere

 



Source link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link