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AGI – “E’ un’operazione di mercato”. Le parole della premier Giorgia Meloni sull’Ops lanciata da Mps su Mediobanca, che seguono quelle del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che la valuta “totalmente trasparente e nell’interesse dell’economia italiana” e del vice premier Antonio Tajani per cui “tutte le iniziative di libero mercato sono benvenute”, chiariscono che il governo non guarda in modo sfavorevole al tentativo di scalata della storica banca senese nei confronti del principale istituto di credito finanziario italiano che potrebbe creare un terzo polo bancario. Le opposizioni, invece, continuano a chiedere al governo che il ministro Giorgetti riferisca in Aula, vista la presenza del Mef nell’azionariato di Mps.
Serviranno presumibilmente mesi per valutare il destino finale di questa operazione finanziaria che potrebbe ridisegnare la geometria degli assetti bancari e assicurativi del Paese. Da mesi è in corso un risiko bancario aperto dall’Ops di Unicredit su Banco Bpm, a cui alcuni mondi avevano guardato invece come possibile perno per un terzo polo bancario proprio assieme ad Mps. E dall’offerta sempre di Piazza Gae Aulenti su Commerzbank, la seconda banca commerciale tedesca. Mediobanca valuta la proposta – da 13,3 miliardi di euro – come ostile.
L’Ops “non è stata concordata e il Cda si riunirà nei prossimi giorni per esaminarla ed esprimere le proprie valutazioni al riguardo, con l’obiettivo di tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder e in particolare dei propri dipendenti”, hanno scritto il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, e il direttore generale Francesco Saverio Vinci in una lettera inviata ai dipendenti. Mps è stata salvata dallo Stato a fine 2017 e successivamente risanata, da un anno e mezzo il Mef ha iniziato a dismettere le sue quote, oggi in mano al Tesoro resta l’11,7%.
Se l’Ops su Mediobanca dovesse andare a buon fine, Delfin – la holding della famiglia Del Vecchio – diventerebbe il primo azionista del nuovo gruppo, Caltagirone dovrebbe posizionarsi intorno all’8%, mentre il Tesoro vedrebbe ridotta la propria partecipazione sotto il 5%. I primi tre azionisti, dunque, arriverebbero a detenere il 29% del capitale. L’operazione potrebbe ridisegnare anche gli equilibri del sistema assicurativo, aprendo nuove prospettive per la governance di Generali, che secondo molti analisti sarebbe la vera ‘preda’ dell’operazione. Una partita complessa con un finale ancora tutto da scrivere.
Per la premier l’operazione dovrebbe “rendere tutti quanti orgogliosi”, perché riflette il buon lavoro fatto per risanare la banca più antica d’Italia. “Se dovesse andare in porto, ovviamente noi parleremo della nascita di quel terzo polo bancario del quale abbiamo a lungo parlato nel dibattito non solo politico italiano e sicuramente un polo che potrebbe avere un ruolo importante nella messa in sicurezza dei risparmi agli italiani”, specifica Meloni. Il titolare del Mef sottolinea soprattutto che: “Lo Stato non deve fare il banchiere, tanto è vero che noi abbiamo risanato Mps, ne stiamo uscendo e magari ne usciremo definitivamente in futuro”.
Giorgetti sottolinea: “Questo governo ha dato fiducia ed autonomia ad un management che ha realizzato risultati eccezionali, che ha un disegno e ha fatto una proposta di mercato. Se il mercato risponderà saremo contenti, se non lo farà ne prenderemo atto. Credo che sia assolutamente lineare, totalmente trasparente e nell’interesse dell’economia italiana”. Da mesi il ministro ripete che le banche, più del risiko, devono occuparsi di fare “credito alle imprese”. Anche i due vicepremier aprono all’operazione. “Noi siamo per il libero mercato, è il mercato che, nel rispetto delle regole, fa le sue scelte”, osserva Tajani. “Per quanto riguarda Mps – aggiunge il leader di Forza Italia – credo si debba completare nei prossimi mesi la privatizzazione” di Mps. Mentre Matteo Salvini si dice “contento e orgoglioso che la Lega abbia salvato la banca più antica del mondo, che la sinistra voleva regalare”. Il leader della Lega analizza: “Adesso è addirittura nelle condizioni di poter crescere e dar vita al terzo polo bancario, per l’economia italiana potrebbe essere una buona notizia”.
Le opposizioni esprimono dubbi sull’operazione. Emiliano Fenu, capogruppo M5s in Commissione Finanze della Camera, avverte: “Meloni non usi Mps come strumento al servizio di partite finanziarie altrui, difenda la banca. Metta in campo Cdp e il Mediocredito Centrale, dando vita a una vera Banca d’investimento al servizio degli italiani e delle imprese”. Mentre Antonio Misiani, responsabile economia del Pd, incalza: “Le aggregazioni rispondono all’interesse nazionale e vanno valutate positivamente se producono effetti positivi sotto il profilo industriale, occupazionale e finanziario, seguendo criteri di mercato. Non se diventano parte di un risiko dettato da logiche opache di potere e con un ruolo sempre più invasivo della politica”.
Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ricorda: “Per molti anni abbiamo avuto una retorica che le banche italiane erano le più deboli d’Europa. Ma il mondo bancario italiano non è certamente più da tempo quello della foresta pietrificata”. Nessun riferimento diretto all’Ops, “non mi posso esprimere su singole operazioni”, ma la considerazione che: “Noi siamo in un sistema di mercato competitivo e garantito dalle istituzioni. E’ il mercato che decide e sono le istituzioni di garanzia che controllano”.
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