«Anche il tartufo può diventare pop»

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Il nuovo direttivo dell’Ente fiera, con al centro Axel Iberti.

ALBA Axel Iberti ora è per davvero il nuovo presidente dell’ente Fiera di Alba. Con l’assemblea del 20 gennaio, il suo nome è stato confermato dai soci, la Giostra delle cento torri e l’Associazione commercianti albesi. Designato dal Comune, che ha mantenuto questa prerogativa anche dopo la fuoriuscita dalla compagine sociale, guiderà l’ente per i prossimi cinque anni.

Un compito non semplice, il suo, per almeno due motivi: prende le redini da Liliana Allena, che per dieci anni ha impresso una svolta in positivo alla struttura e all’organizzazione generale. E, dall’altro lato, il neopresidente si porta sulle spalle qualche fardello politico non di poco conto, dalla candidatura lo scorso giugno con il centrodestra alle critiche non tanto leggere verso l’assessora a turismo e cultura, Caterina Pasini. Gazzetta d’Alba lo ha intervistato.

Partiamo dall’inizio: perché ha deciso di candidarsi alla presidenza dell’ente Fiera, che non è proprio il suo settore, Iberti?

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«È stata una decisione presa dopo un’interlocuzione con il sindaco, Alberto Gatto: direi proprio che è stata una sua intuizione, che mi ha reso orgoglioso. Ho sempre voluto dare qualcosa alla mia città e, quando mi è stata presentata questa possibilità, ho voluto coglierla al massimo. Credo che il privilegio di essere presidente dell’ente Fiera sia quello di poter creare manifestazioni, cultura e valore per le persone. Il nostro è un territorio che può contare su molte eccellenze: il tartufo, il vino, il tessuto imprenditoriale, ma anche le tante risorse culturali, basti pensare a Pinot Gallizio, Beppe Fenoglio o Roberto Longhi».

In tutto questo, quale valore aggiunto potrebbe portare la sua nomina?

«Entusiasmo, tanto studio e voglia di crescere. Potrò portare le mie idee in una struttura consolidata e ben avviata a livello di personale e rete di relazioni: su questo, un grosso merito va dato a Liliana Allena, che ringrazio. Oggi l’ente ha sette dipendenti e un direttore, Stefano Mosca: ci sono tante possibilità per lavorare e per farlo bene. Cercherò di mettere in campo tutto ciò che ho imparato nella mia professione».

Si vociferava, all’indomani della sua nomina, di tensioni con il centrosinistra. E, con l’assessora Pasini, non aveva usato termini molto lusinghieri sul caso Pinot Gallizio.

«Parlare di tensioni è esagerato. La parte politica si è confrontata, com’è giusto che sia, e mi sembra si sia risolto tutto al meglio. Caterina Pasini è una donna intelligente e intuitiva: siamo stati subito in sintonia, sulla scia di un ente Fiera capace di arricchire l’offerta culturale e artistica per la città. Sarà un’ottima occasione di conoscenza e condivisione. Oggi percepisco una buona energia attorno a questo nuovo corso dell’ente e credo che, con i soci e l’Amministrazione albese, così come con il direttore, si possano fare grandi cose».

Il sindaco l’ha voluta fortemente e ha presentato la sua nomina come un elemento di rottura: assodato che la Fiera è cresciuta, in che cosa dovrebbe cambiare?

«Penso che il cambiamento sia evidente nel metodo della scelta: un segnale che va nella direzione di una politica capace di guardare alle persone. Per quanto riguarda la manifestazione in sé, mi piacerebbe rivedere la destinazione del nostro lavoro: non solo porre attenzione a chi viene da fuori, ma anche alla cittadinanza. Vorrei trasmettere agli albesi il concetto che Alba, in quei giorni, è anche per loro».

Vorrei un cambio di prospettiva, guadando di più agli stessi albesi

È quindi d’accordo con chi sostiene che le grandi manifestazioni albesi si sono allontanate dalla città?

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«Alba e la Fiera sono due soggetti legati in modo indissolubile. Penso sia giusto ricordare Giacomo Morra, che ha fatto molto per la nostra città. La sfida oggi sta nel coniugare il concetto di “pop” con un prodotto come il tartufo, che per forza si lega a contesti di eccellenza. Dobbiamo continuare ad attrarre turisti da tutto il mondo e ampliare, dove possibile, l’offerta già buona di esperienze. Va destinata un’attenzione particolare ai borghi: il loro coinvolgimento è essenziale. Lo so bene, perché li ho vissuti da ragazzo. Fanno un grande lavoro».

Va bene attrarre visitatori e migliorare l’offerta, ma fino a quale punto? Sul territorio, si parla già di un turismo eccessivo, in certi casi.

«La sostenibilità è un concetto al centro del nostro percorso. Negli ultimi anni, sono già stati fatti enormi passi avanti. Ho molto apprezzato il progetto messo in campo da questa Amministrazione e dall’assessore Roberto Cavallo per la gestione dei rifiuti, per esempio. L’overtourism è un tema attuale, ma bisogna sempre valutare con attenzione gli impatti positivi e negativi di ogni fenomeno: con un’analisi precisa e attenta, possiamo lavorare per limitare tutto ciò che non va e continuare ad accrescere gli aspetti migliori. Non dimentichiamoci che abbiamo anche l’opportunità di scoprire un’altra anima: il Roero».

A questo punto, da dove inizierà il suo lavoro?

«Direi da Vinum: è il primo grande evento che ci aspetta. La sfida è quella di segmentare il più possibile l’offerta al consumatore: da chi vuol scoprire i piccoli produttori fino a chi desidera approfondire i cru più blasonati».

 Francesca Pinaffo

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