La prevenzione è un investimento e non una mera spesa. In tale ottica, l’attività sportiva di massa può giovare alla salute e agevolare la finanza pubblica. All’orizzonte vi è, dunque, una nuova qualificazione di ‘competenza specifica’ del personale dei centri sportivi: quella di preventivologo. Ma procediamo con ordine. Ecco perché e cosa cambia con la Riforma dello Sport nell’Italia di oggi incapace di far fronte alle varie emergenze sanitarie.
Quadro dell’attuale situazione sanitaria in Italia
La sanità italiana è oggi in affanno. Questo è il parere della Corte dei Conti nella relazione depositata in Parlamento a fine marzo scorso.
Ne ha data ampia e articolata notizia in prima pagina il ‘Sole 24 Ore’ del 2 aprile 2024. Ha rincarato, poi, il giudizio negativo il quotidiano ‘La Stampa’, sempre del 2 aprile in prima pagina, precisando che ben nove milioni di italiani sono in difficoltà per lungaggini delle liste di attesa e hanno dovuto contrarre debiti per un miliardo di euro per curarsi presso le strutture private.
A buttare benzina sul fuoco si è aggiunto un documento sottoscritto da 14 scienziati italiani, in cui si sostiene che ‘La crisi è grave e l’assistenza è a rischio.’ Se questo è lo stato in cui versa l’assistenza sanitaria pubblica in Italia non resta che prendere atto di due cose:
- la prima, finora il servizio sanitario non ha funzionato nel modo dovuto,
- la seconda, forse ancora più preoccupante, è che le strutture pubbliche dell’intero territorio nazionale non sono più in grado di far fronte alle richieste terapeutiche provenienti dalla collettività nazionale.
Ometto ogni valutazione sulle cause delle disfunzioni del servizio sanitario in generale. Non si può, però, non segnalare che coloro che hanno responsabilità di governo in sede nazionale e territoriale non hanno mai pensato di affiancare all’opera volta dalle pubbliche strutture sanitarie per curare i pazienti, anche una parallela e non confliggente attività di educazione alla prevenzione fondata sull’attività sportiva con iniziative presso le scuole di ogni ordine e grado, nonché per tutta la collettività in generale senza distinzione di età e di stato sociale.nPer avere un effetto maggiore si sarebbe potuto anche ricorrere ai mass media radio, televisivi.
3 tipi di prevenzione
La prevenzione, che è stata negli anni scorsi considerata un atto sanitario, oggi ha assunto un significato molto dilatato. Esso coinvolge i corretti stili di vita per tutte le età, per i quali senza dubbio riveste particolare importanza l’esercizio di una attività fisica regolare e controllata.
Dal punto di vista concettuale, nella prevenzione si è fatta distinzione tra prevenzione primaria, secondaria e terziaria.
- La prima si concreta nell’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre all’origine l’insorgenza lo sviluppo di una patologia.
- La prevenzione secondaria rappresenta l’insieme delle attività e degli interventi finalizzati a raggiungere una diagnosi delle malattie,
- quella terziaria si traduce in attività finalizzate a evitare il rischio di recidive e delle eventuali metastasi dopo il cancro.
Appare evidente che solo la prevenzione secondaria è un concetto di valenza prevalentemente medica, traducendosi in pratica nell’utilizzo di screening, controlli. Cioè esami volti a scoprire in fase precoce l’eventuale malattia per poter intervenire subito con maggiori possibilità di successo.
L’adeguata attività fisica rientra invece nel concetto non solo di prevenzione primaria, ma pure terziaria, perché anche alcune patologie già in atto possono beneficiare di una specifica e mirata attività motoria.
“Prevenire è meglio che curare”
Per approfondire questo argomento potrebbe essere opportuno ricordare questa frase del Prof Silvio Garattini storico direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano: ‘Il fallimento della medicina si verifica quando si ricorre ai medici e ai farmaci.’
Evidentemente l’illustre scienziato metteva in risalto che, se ci fosse più prevenzione, ci sarebbero meno malati da curare e meno danaro pubblico. È in sostanza il vecchio detto ‘prevenire è meglio che curare’ con una valenza più incisiva, perché oggi abbiamo e possiamo avere a disposizione mezzi più efficienti per un’azione di comunicazione di massa dei comportamenti virtuosi. Comportamenti atti a prevenire l’insorgenza di una buona parte di malattie o a ritardarne comunque o minimizzarne la comparsa anche nel fisiologico processo di invecchiamento dell’individuo. Emerge così dalla sintetica frase di un grande medico l’importanza di una vera ed efficace prevenzione. Prevenzione praticata con corretti stili di vita dall’intera collettività in tutte le fasce di età, accompagnati dall’attività motoria e sportiva, praticata secondo le caratteristiche dell’età e le propensioni individuali.
La prevenzione dopo la Riforma dello Sport, ecco cosa cambia
La recente riforma Costituzionale (legge n 1 del 2 settembre 2023) ha comportato un’aggiunta all’art 33, il comma 7. Questo stabilisce ‘la Repubblica riconosce il valore educativo e sociale, di promozione del benessere psicofisico, dell’attività sportiva in tutte le sue forme.’
Secondo la norma, dovrebbero essere ancor più incoraggiate e sostenute anche a livello locale attività sportive. Rivestirebbero un ruolo di particolare importanza la regolare frequentazione di palestre e di centri fitness di giovani, meno giovani ed anche anziani.
In tal modo si porterebbe avanti una efficace ed incentiva lotta alla sedentarietà, che è il vero ‘killer’ del secolo che viviamo. È indubbio che una regolare e sana attività fisica, costituisce passaporto di salute e benessere per tutte le età.
L’onere economico a carico dello Stato, per incrementare palestre e centri sportivi e agevolare e mettere alla portata di tutti la loro frequentazione da parte di persone di ogni età e stato sociale, determinerebbe così un considerevole decremento delle malattie e sarebbe assorbito dalla diminuzione della spesa sanitaria pubblica. Il che significa che quanto esborsato dallo Stato a tali fini costituisce un investimento destinato a tradursi, soprattutto a medio e a lungo termine, in un risparmio per la collettività.
Una cultura specifica
In definitiva si può tranquillamente dire che una corretta ed adeguata attività fisica, accompagnata da una buona alimentazione e da un corretto stile di vita, costituisce una vera e propria efficace prevenzione, di ogni tipo di patologia. Essa, peraltro finirebbe per ridurre l’attività sanitaria effettuata con screening, volti a individuare precocemente stati patologici o stati prepatologici iniziali. In tal modo si migliora il benessere delle persone. In questo contesto, cosa cambia e cosa dovrebbe davvero cambiare con la Riforma dello Sport?
È opportuno che gli esperti nei vari settori collaborino con gli enti territoriali e statali, per attuare nel modo migliore e più efficace la riforma stessa, anche in applicazione dei principi dettati dal Art. 33 della Costituzione. È a tal fine, indispensabile, non solo l’impegno della classe politica e degli enti territoriali amministrativi, ma anche dell’intera società. Tutti devono cooperare per fare in modo che si formi una cultura della prevenzione. Dovrebbero, poi, essere emanate norme che, parallelamente, assicurino la possibilità di vigilare sul rispetto di tali disposizioni da parte dei destinatari.
Come cambia la spesa sanitaria attuando concretamente la Riforma dello Sport
Secondo fonti ministeriali, la spesa sanitaria nel 2023 è stata di ben 168 miliardi di euro. Uno studio, effettuato con la collaborazione di medici e esperti in statistica, ha concluso che detta spesa subirebbe un abbattimento del 30% nell’ipotesi di un accesso collettivo all’attività fisica. E in particolare, i risultati sarebbero ottimali soprattutto per la lotta alla sedentarietà che determina l’aumento delle patologie cardiologiche, cardiache e del diabete.
Nei Paesi UE, ivi compresa l’Italia, risulta che 6 persone su 19 non hanno mai praticato un esercizio fisico. Il 60% dichiara di non aver mai effettuato un’attività sportiva di qualsiasi genere.
Poi risulta ancora, da ricerche effettuate a livello internazionale, che nella UE si verifica un milione di decessi all’anno. Di questi il 10% del totale sono causati proprio dalla mancanza di attività fisica.
Secondo, infine, una recente indagine ISTAT, nel nostro Paese il sovrappeso e l’obesità colpisce il 45% della popolazione. I soggetti in tale stato sono circa 25 milioni di cui il 45% adulti e 24% minori.
Rimedi immediati
Ci sono alcune misure, che non comporterebbero una spesa eccessiva, che potrebbero portare a importanti risultati. Far partire subito i lavori parlamentari per l’attuazione dei principi dell’art 33 della Costituzione come novellato, nonché i decreti per l’attuazione della Riforma dello sport avvenuta con la Legge NB 86 del 2018. Nelle grandi città, poi, bisognerebbe aumentare il numero delle piste ciclabili.
La qualifica di preventivologo: il riconoscimento al costante aggiornamento sulle nuove modalità di prevenzione
Non è certo pensabile creare una nuova laurea. Sarebbe impossibile, tenuto conto dell’ampiezza del concetto, che oggi ha assunto la prevenzione. Spazia fra la medicina e quasi tutti i settori della vita civile. E allora cosa fare per garantire una sempre più corretta e aggiornata competenza in materia di prevenzione degli eventi patologici?
L’unica strada è quella di affidare questo importante compito anche ai laureati in scienze motorie e agli istruttori che siano già stati riconosciuti in possesso della ‘competenza specifica’, attestata dal CONI, con riferimento a quella specifica attività sportiva praticata.
È bene ricordare che, a norma dell’art 42 comma 3 del D Lgvo N 36/2021, l’istruttore deve essere fornito della ‘competenza specifica’ ed essere in possesso dei requisiti abilitanti previsti per le singole attività motorie. Essi hanno il compito di coordinare le attività sportive. Nel concetto di ‘competenza specifica’ è compresa anche la prevenzione, in relazione alla singola attività sportiva.
Orbene, è pacifico che le moderne ricerche scientifiche scoprono ogni giorno nuove metodiche di prevenzione dei malanni attraverso l’attività sportiva. Allora per valorizzare questi nuovi risultati scientifici si potrebbe pensare a individuare una nuova qualifica, quella di preventivologo. E si può pensare di assegnare quest’ultima a quei laureati in scienze motorie o istruttori di specifica competenza che seguono questi passi in avanti della scienza.
Aggiornamento continuo e specifico
La strada migliore è quella di prevedere, al pari di quanto avviene nelle libere professioni, degli ECM che si conseguono mediante corsi periodici di ‘aggiornamento continuo e specifico’, anche di durata annuale, presso qualificati istituti privati. Alla fine del corso viene rilasciata l’ulteriore qualifica di preventivologo. Chiaramente, per non perdere la stessa, gli istruttori debbono partecipare ogni anno a tali seminari. Negli anni a venire, poi, si potrebbe addirittura pensare a istituire un ‘albo nazionale‘ dei preventilogi.
In sintesi, va rilevato che, per assicurare una maggiore tutela della salute dell’intera collettività nazionale, sarebbe opportuno che le Autorità Amministrative statali e territoriali prevedessero, utilizzando l’opera anche di preventivologi, a organizzare delle conferenze periodiche nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle altre strutture private, per diffondere la cultura della prevenzione. E per concludere mi piace ricordare una frase pronunciata da un grande luminare della scienza medica del secolo scorso, il fisiologo Prof Rodolfo Margaria. Soleva ripetere ai suoi allievi ‘L’attività fisica è come un farmaco e, quindi, deve essere somministrata da una persona competente.‘ Se l’istruttore che coordina l’attività fisica ha anche la qualifica di preventivologo, è stato fatto un ulteriore passo avanti nella prevenzione dei malanni.
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