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di Franco Polito
La comunità yazida è considerata una minoranza all’interno dell’etnia curda, da cui si distingue per singolari credenze religiose, tra le più antiche e misteriose del Medio Oriente, con una storia che risale a migliaia di anni fa. Pur essendo concentrati principalmente in Iraq, gli Yazidi sono presenti anche in Siria, Turchia, Armenia, Caucaso nella Russia meridionale. La maggior parte di essi, tuttavia, si trova nelle montagne del Kurdistan settentrionale e centrale e tra le colline Sinjar, regione della Mesopotamia che anticamente faceva parte del regno Assiro, in cui oggi vivono anche comunità di Mandei. (1)
Fatalità, proprio nel Sinjar – sembrebbe quasi una regione dedicata a fenomeni connessi al Sacro! – che sono state rinvenute sepolture dell’uomo di Neanderthal, in cui dei particolari hanno indotto a ritenere che ci fosse un culto funebre: la più antica prova di un pensiero religioso.
Gli Yazidi o Yezidi si considerano discendenti diretti delle antiche civiltà mesopotamiche e vantano radici che risalgono a oltre 4000 anni fa.
La loro religione è un sincretismo di elementi animisti, zoroastriani, cristiani, islamici ed elementi pagani; c’è chi afferma che sono i resti degli antichi manichei; altri che fossero originariamente cristiani nestoriani che avrebbero confuso le lor credenze originarie per i contatti con le genti vicine. (2)
Sta di fatto che molte sono probabilmente solo supposizioni che non trovano riscontri oggettivi, perché la loro tradizione, si tramanda bocca orecchio e pochi sono i testi con certezza a loro attribuibili, per trovare riscontri.
La particolarità della religione yazida consta nell’immaginare un Dio e sette angeli creatori, questi ultimi sue emanazioni. Tra questi angeli, il principale è l’angelo ribelle Melek Taus che, pentito del suo atto, viene perdonato da Dio e assume allora le sembianze di un pavone divenendo oggetto di culto.
La venerazione dell’angelo pavone o angelo caduto che è valsa erroneamente l’appellativo di “adoratori del diavolo” agli Yazidi, è anche propria di alcune sette manichee, Euchiti e Thondraki, e attraverso i Bogomili di sette del manicheismo occidentale. (3)
Anche nell’Oriente persiano sono state rinvenute tracce di queste forme di sette gnostiche con molti tratti di manicheismo, per una marcata concezione dualistica.(3)
La setta incarnava sin dagli albori una religiosità di Oriente in un contesto in cui si fronteggiavano due grandi forze religiose, Islam e Iranismo. (3)
L’origine del nome “yazidi” è incerta, ma potrebbe derivare dalla parola persiana “yazd”, che significa “Dio o spirito buono”. Gli yazidi credono che la loro fede sia la continuazione dell’antico culto del dio sole, simbolo della luce e della verità, infatti venerano Shaykh Shams, il cui nome ricorda quello del dio assiro-babilonese del sole Shamash. (4) In effetti, la tomba di Shaykh Shams ospita oggi una cerimonia che migliaia di anni fa era eseguita in onore di Shamash: il grande sacrificio del toro, particolare che ritroviamo anche nel mitraismo.
La religione yazida quindi è monoteista, concepisce Dio come un’entità trascendente che ha creato il mondo, che non interviene direttamente nella vita quotidiana. Piuttosto, il ruolo centrale è svolto da un insieme di spiriti e angeli cui sono affidati compiti divini. Il principale di questi angeli, come s’è detto è Melek Taus, l’Angelo Pavone, che ha una posizione di preminenza e viene visto come il mediatore tra l’uomo e Dio. (3)
Gli ordini gerarchici sacerdotali della setta sono quattro.
Il Capo Seih è il patriarca della setta. Dirige tutti gli affari religiosi della comunità e li guida nella ritualità.
Interpreta la loro religione ed è il giudice spirituale che può scomunicare. La sua carica è ereditaria.
Ci sono poi altri Seih che hanno compito di sollecitare i loro parrocchiani a fare il bene e ad evitare il male.
Inoltre ci sono i Pir, parola che in persiano significa “vecchio”. Indossano turbanti rossi e abiti neri.
Il loro compito è regolare e dirigere la condotta dei digiuni e la loro interruzione.
Essi stanno rispetto ai sehir con lo stesso rapporto in cui stanno nella chiesa cristiana i sacerdoti rispetto ai vescovi.
Infine dobbiamo anche menzionare i fachiri che in arabo significa povero o asceta – che sono l’ordine più basso nel sacerdozio Yezida, che corrisponde ai monaci cristiani, Il cui compito corrispondente è insegnare ai ragazzi e alle ragazze a suonare i tamburelli nelle danze religiose.
Come si vede, l’organizzazine gerarchica yazida rispecchia senza dubbio in un certo senso quella della chiesa cristiana. (3)
Le scritture sacre attribuite agli yazidi includono il Kitêba Cilwe (Il Libro della Rivelazione), e le Rivîta, che contengono i racconti delle rivelazioni divine. La lingua liturgica è il curdo, lingua del gruppo iranico, ed è in questa lingua che vengono celebrati i rituali e letti i testi sacri.
La circoncisione, l’eucarestia e il battesimo con l’acqua sono i tre riti religiosi amministrati dai seguaci di Yezid.
Il digiuno è una delle pratiche religiose che viene osservato nel mese di dicembre per tre giorni consecutivi per la commemorazione della morte di Yazid, loro padre ancestrale (Dio).
Alcuni osservano anche i 40 giorni di digiuno nella primavera dell’anno, quando i cristiani orientali ricordano l’astinenza di Cristo dal cibo al momento della sua tentazione nel deserto. (1)
Gli Yezidi non hanno preclusioni a pregare nei santuari cristiani e a volte indossano il crocifisso benché come amuleto e non come simbolo di fede. (4)
La vita religiosa degli yazidi è scandita da una serie di rituali che celebrano la divinità e onorano gli spiriti che proteggono la comunità. Tra i rituali più importanti c’è il rituale di purificazione, che segna il passaggio da uno stato di impurità a uno stato di sacralità. Questo avviene attraverso il bagno rituale e la preghiera.
Le festività principali sono il Çarşema Sor (Capodanno yazida), che si celebra a marzo e segna l’inizio della primavera, e il Feast of Melek Taus, la festa dedicata all’Angelo Pavone. Durante queste occasioni, si tengono preghiere collettive, offerte sacre e banchetti rituali. (2)
È proprio il ruolo dell’angelo ribelle, cui gli Yazidi – come s’è detto prima – prestano particolare venerazione, oltre allo scetticismo circa la missione di Maometto, la ragione per la quale i Turchi a partire dal XIII sec., hanno dato luogo a più persecuzioni, così come i Curdi, tutti di fede sunnita.
Gli yazidi hanno vissuto una storia segnata da violenze e persecuzioni, spesso a causa della loro fede minoritaria e della visione del mondo che li separava dalle altre religioni. Fin dai tempi medievali, sono stati accusati di eresia, idolatria e di pratiche “demoniche” da parte delle potenze musulmane dominanti. Tuttavia, è nel corso del XX e XXI secolo che la comunità yazida ha subito alcune delle persecuzioni più brutali
Sono a tutti noti i fatti di sangue iniziati nell’agosto 2014, con l’invasione dell’ISIS, quando quasi 10.000 persone, cioè il 2,5% della popolazione yazida, ovvero: una persona ogni 40, venne uccisa o rapita. Gli yazidi assassinati sarebbero stati più di tremila (3.100, ma con un margine di incertezza che potrebbe portare questa cifra fino a 4.400, cioè uno su cento del totale della popolazione). (5)
La metà sarebbe stata assassinata e gli altri sarebbero morti di fame. Le persone rapite dai militanti dello Stato islamico sarebbero state quasi settemila (6.800), ma anche in questo caso si tratta di una stima incerta e la vera cifra potrebbe arrivare a superare diecimila. (5)
Oggi è difficile stimare quanti siano. Un articolo pubblicato dalla rivista scientifica Plos medicine e dedicato alle stragi Compiute Dall’ISIS tra il 2014 e il 2015 li stima in 400.000 vittime, stando a quanto dichiarato dalle Nazioni Unite.
Il genocidio è stato caratterizzato dalla ferocia con cui sono stati distrutti anche i loro luoghi di culto, con l’intento di cancellare ogni traccia di questa minoranza millenaria.
Questo atto ha ricevuto l’attenzione internazionale, ma gli yazidi continuano a vivere in condizioni difficili, soprattutto nei campi profughi, dove cercano di ricostruire le loro vite dopo la distruzione.
Nonostante le persecuzioni e le difficoltà, gli yazidi hanno dimostrato una straordinaria resilienza. La comunità si è mobilitata per preservare la propria cultura, la propria religione e le proprie tradizioni, in particolare attraverso la ricostruzione dei luoghi di culto e il rafforzamento dell’identità collettiva.
Molti yazidi hanno intrapreso la lotta per il riconoscimento del genocidio subito, e numerosi attivisti e organizzazioni umanitarie stanno cercando di ottenere giustizia per le vittime e il ritorno dei rifugiati alle loro terre. (5)
Infatti oggi, nonostante le difficoltà, gli yazidi continuano a resistere e a lottare per il diritto di esistere.
Anche le nuove generazioni di yazidi sono impegnate nel recupero della loro lingua e delle loro tradizioni.
La comunità internazionale, purtroppo ancora insufficiente nel rispondere alle richieste di aiuto e giustizia, ha comunque un ruolo fondamentale nel sostenere gli yazidi nel loro cammino di ricostruzione e di riconoscimento.
La speranza per il futuro degli yazidi risiede nella capacità della loro cultura e della loro fede di rimanere intatte nonostante le avversità. La comunità yazida continua a lottare nello spirito della sua religione, fiduciosi che la luce, potrà prevalere sulle tenebre.
Gli yazidi sono testimoni di una storia lunga e complessa, fatta di grandi sfide e conquiste spirituali. La loro fede, unica e affascinante, è un simbolo di resistenza contro l’intolleranza e la violenza. Le persecuzioni subite, specialmente durante il genocidio del 2014, sono un triste capitolo della loro storia, ma la comunità yazida continua a vivere e a sperare in un futuro di pace e libertà. Il mondo deve conoscere la loro storia e impegnarsi affinché tali atrocità non si ripetano mai più.
Bibliografia
- Libri sacri e tradizioni degli Yezidi – Isya Joseph (2024)
- Gli adoratori del pavone – Giuseppe Furlani (2016)
- Origine degli yazidi e storia religiosa dell’Islam e del dualismo – Michelangelo Guidi (2009)
- Regni Dimenticati – Gerard Russell (2014)
- La luce di Singal – Sara Lucaroni (2024)
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