Autocertificazione agevolazione impatriati 2025
L’autocertificazione da presentare al datore di lavoro per l’agevolazione sui lavoratori impatriati in Italia, ex art. 5 del D.Lgs. n. 209/23. Esempio, in bozza di documento da completare.
I lavoratori dipendenti che intendono usufruire dell’agevolazione legata ai lavoratori impatriati in Italia devono presentare un’apposita autocertificazione al datore di lavoro. Questo documento è davvero molto importante, in quanto rappresenta l’assunzione di responsabilità del lavoratore in relazione alla presenza dei requisiti richiesti dalla norma. La responsabilità, indirettamente, è data dal fatto che l’Agenzia delle Entrate non prevede controlli preventivi, e quindi un errore del lavoratore sui requisiti che ha autocertificato potrebbe “costare” l’agevolazione.
Lavoratori impatriati in Italia
L’attuale normativa di riferimento per l’agevolazione impatriati è data dall’art. 5 del D.Lgs. n. 209/23, il quale ha cancellato la precedente normativa (art. 16 D.Lgs. n. 147/15). La ratio di questa norma quello di incentivare il rientro in Italia di lavoratori (con requisiti di elevata qualificazione e specializzazione) che hanno trascorso all’estero almeno tre anni. Questa agevolazione, di carattere strutturale, consente un notevole risparmio di imposta ai beneficiari. Rispettando i requisiti dettati dalla norma è, infatti, possibile avere una tassazione al 50% del reddito (o 40% in caso di figli minori). Tuttavia, tale agevolazione non deve essere confusa con l’agevolazione conosciuta come “rientro dei cervelli” (D.L. n. 78/10), che riguarda esclusivamente l’attività di ricercatori e docenti.
L’agevolazione ha durata a partire dall’annualità di acquisizione della residenza fiscale italiana e per i quattro anni successivi.
Autocertificazione al datore di lavoro per l’agevolazione
La prassi dell’Agenzia delle Entrate (vedasi Circolare n. 17/E/17, Parte II, § 4 e Circolare n. 33/E/2020) legata alla precedente norma agevolativa, prevede che il lavoratore presenti un documento al datore di lavoro.
In particolare, il lavoratore dipendente, con datore di lavoro italiano, deve presentare a questi una specifica richiesta sotto forma di “autocertificazione”. Si tratta di un documento in carta libera con il quale il lavoratore si assume la responsabilità di dichiararsi idoneo (in possesso dei requisiti) richiesti dall’agevolazione.
Il fatto che la domanda per questa agevolazione venga effettuata sotto la forma certificativa, piuttosto che come domanda non è irrilevante. Autocertificare, infatti, significa che il lavoratore si assume in prima persona la responsabilità sulla presenza dei requisiti richiesti per l’agevolazione.
Deve essere evidenziato, tuttavia, che come per la precedente versione dell’agevolazione, anche quella attuale (art. 5 D.Lgs. n. 209/23) non fa alcuna menzione di richiesta scritta. Tuttavia, deve ritenersi ipotizzabile adottare la stessa procedura precedentemente indicata legata alla prassi dell’Agenzia.
La richiesta di rimborso come alternativa
L’alternativa alla comunicazione preventiva al datore di lavoro è la richiesta di rimborso direttamente in sede di dichiarazione dei redditi.
Per accedere a questo regime fiscale agevolato, è fondamentale presentare un’autocertificazione impatriati che attesti il rispetto dei requisiti previsti dalla legge. Tale documento serve a formalizzare la richiesta di agevolazione e deve essere redatto con cura, in quanto ogni dichiarazione in esso contenuta ha valore legale.
Secondo il D.P.R. 445/2000, l’autocertificazione deve includere informazioni precise, tra cui:
- Nome e dati anagrafici del richiedente
- Codice fiscale
- Data di trasferimento della residenza fiscale in Italia
- Dichiarazione di possesso dei requisiti previsti dalla normativa, come l’impegno a mantenere la residenza fiscale per almeno 4 anni
- Attestazione della qualifica professionale o della specializzazione del richiedente
- Eventuali figli minori, per usufruire di un’ulteriore riduzione dell’imponibile
L’autocertificazione deve essere corredata da documentazione a supporto, come ad esempio il certificato di residenza o lo stato di famiglia, nel caso in cui si vogliano richiedere agevolazioni aggiuntive.
I requisiti richiesti per accedere al nuovo regime
Il nuovo regime fiscale per gli impatriati prevede una serie di requisiti stringenti che devono essere rispettati per accedere all’agevolazione. Tra questi, uno dei più importanti è l’impegno a mantenere la residenza fiscale in Italia per almeno quattro periodi d’imposta consecutivi. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto ai due anni richiesti dal vecchio regime.
Inoltre, il lavoratore deve dimostrare di non essere stato fiscalmente residente in Italia nei tre periodi d’imposta precedenti al trasferimento, e deve possedere una qualifica di elevata specializzazione o qualificazione, come definito dal D.Lgs. 108/2012 e dal D.Lgs. 206/2007.
Un altro requisito fondamentale riguarda l’esclusività della prestazione lavorativa sul territorio italiano, ovvero il lavoratore deve prestare la maggior parte della sua attività lavorativa in Italia. In altre parole, la maggioranza dei giorni dell’anno fiscale devono essere trascorsi in Italia.
Agevolazioni aggiuntive: il caso dei figli minori
Una novità rilevante introdotta dal D.Lgs. 209/2023 è l’agevolazione rafforzata per i lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia con un figlio minore, o che vedono la nascita o l’adozione di un figlio durante il periodo di fruizione dell’agevolazione. In questi casi, il reddito prodotto concorre alla formazione del reddito complessivo solo per il 40%, anziché il 50%.
L’autocertificazione impatriati, in questo caso, dovrà contenere le informazioni relative al figlio minore, accompagnate dalla documentazione che attesti il legame familiare e la residenza del figlio in Italia.
Il regime transitorio
È importante sottolineare che, sebbene il nuovo regime impatriati sia entrato in vigore a partire dal 2024, esiste un regime transitorio applicabile a coloro che hanno trasferito la loro residenza entro il 31 dicembre 2023. Questi soggetti possono ancora fruire del vecchio regime agevolato per un massimo di 5 anni, purché rispettino i requisiti previsti dalla normativa previgente.
Per chi, invece, trasferisce o ha trasferito la propria residenza nel corso del 2024, è prevista una proroga dell’agevolazione per ulteriori tre anni, a condizione che il richiedente diventi proprietario di un immobile residenziale in Italia entro il 31 dicembre 2023, o nei 12 mesi precedenti il trasferimento.
Le sanzioni per chi presenta dichiarazioni false
È essenziale che l’autocertificazione impatriati venga compilata con accuratezza e veridicità, poiché dichiarazioni mendaci possono comportare gravi conseguenze legali. Ai sensi dell’art. 76 del D.P.R. 445/2000, le dichiarazioni false sono punibili con sanzioni civili e penali, oltre alla decadenza immediata dal beneficio fiscale e al recupero delle imposte non versate.
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, in caso di decadenza dal regime agevolato per il mancato mantenimento della residenza fiscale in Italia per almeno 4 anni, sarà previsto il recupero dei benefici fruiti, con l’applicazione degli interessi dovuti.
Come presentare l’autocertificazione
L’autocertificazione impatriati può essere presentata in due modalità:
- al datore di lavoro per i lavoratori dipendenti, il quale provvederà ad applicare le agevolazioni a partire dal periodo di paga successivo alla richiesta
- all’Agenzia delle Entrate tramite la dichiarazione dei redditi, dove il lavoratore indicherà direttamente i redditi agevolati.
In entrambi i casi, è fondamentale che l’autocertificazione venga redatta secondo le linee guida stabilite dall’Agenzia delle Entrate e che sia accompagnata dalla documentazione richiesta.
I moduli dell’Autocertificazione Impatriati
L’autocertificazione impatriati rappresenta un passaggio chiave per chi desidera accedere alle agevolazioni fiscali del nuovo regime 2024. Compilarla correttamente è fondamentale per evitare sanzioni e poter beneficiare appieno degli incentivi previsti. Grazie a queste misure, l’Italia si conferma come un Paese attrattivo per il rientro di lavoratori altamente qualificati, contribuendo così allo sviluppo economico e tecnologico del Paese.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link