Il bilancio tracciato dal presidente della Corte d’appello nella sua relazione all’inaugurazione dell’Anno giudiziario 2025
«Nell’anno giudiziario in esame l’andamento dell’amministrazione della Giustizia nel distretto ha ancora fatto registrare segni di miglioramento». E’ il bilancio tracciato dal presidente della Corte d’appello di Catania, Filippo Pennisi, nella sua relazione all’inaugurazione dell’Anno giudiziario 2025.
«In Corte di appello – aggiunge – è tuttora assicurata la durata media «europea» (id est, infrabiennale) del processo civile e si è potuto contenere l’impatto della cospicua sopravvenienza nel più gravato settore penale, riuscendo financo a diminuirne il complessivo carico di affari; negli Uffici giudiziari del distretto la pendenza, tanto nel settore civile quanto in quasi tutti i settori di quello penale, è in diminuzione; può dirsi pressoché completata l’integrazione del personale assunto a tempo determinato per essere addetto ai potenziati uffici per il processo presso la Corte e presso i tribunali ordinari; si stanno compiendo sforzi notevoli per migliorare l’attuale logistica giudiziaria; il distretto continua a mostrare vitalità nel concorrere agli sforzi per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del sistema giudiziario. Per non dire – osserva anche – dell’ampia e incisiva azione svolta anche quest’anno dagli Uffici giudiziari minorili, attivi, oltre che nel conseguimento di importanti risultati giurisdizionali, anche nell’instaurazione di relazioni virtuose con altre amministrazioni che si occupano di problematiche minorili, a partire dalla costituzione dell’Osservatorio catanese sulla condizione giovanile, cui partecipa anche questa Corte di appello e dalla cui esperienza sono derivate idee e iniziative che hanno trovato consacrazione in provvedimenti di legge e in protocolli d’intesa aventi rilievo nazionale; nello scorso mese di maggio un incontro tenuto in quest’aula ha costituito l’occasione per la sottoscrizione, alla presenza e con l’adesione del Procuratore nazionale antimafia, del protocollo distrettuale di attuazione del cosiddetto decreto Caivano, primo esempio a livello nazionale, e ha rilanciato un’iniziativa legislativa regionale per sostenere economicamente il noto progetto “Liberi di scegliere”; sull’onda di tali esperienze un recentissimo decreto legge ha inserito un quartiere della città di Catania tra quelli destinatari di interventi infrastrutturali e di riqualificazione sociale, anche al fine di fronteggiare situazioni di disagio giovanile. Ma quest’anno – sottolinea il presidente Pennisi – occorre menzionare anche l’opera meritoria svolta dalla Magistratura di Sorveglianza catanese, coadiuvata dall’Ufficio distrettuale di Esecuzione penale esterna, nel dare pratica attuazione e senso concreto al principio costituzionale di una pena che deve tendere al recupero sociale del condannato”.
«Accanto a tali lusinghieri traguardi non vanno obliterate, o comunque trascurate, criticità che hanno afflitto e tuttora affliggono l’azione della Magistratura giudicante e requirente in questo distretto, come altrove», ha quindi aggiunto Filippo Pennisi.«Non può infatti non osservarsi – osserva il magistrato – come la minore pendenza degli affari civili derivi anche dalla riscontrata minore sopravvenienza di nuovi affari, che non sembra plausibilmente correlarsi a una minore litigiosità dei cittadini, quanto a una minore accessibilità agli strumenti di tutela e, forse, come non ci si augura, a una percepita minore affidabilità degli organi stessi di tutela. Nel settore penale il pesante arretrato accumulatosi in Corte nel corso dell’ultimo ventennio ben difficilmente potrà essere eliminato senza un’iniezione massiccia di risorse umane, cui da tempo è remora l’annosa incompletezza dell’organico di magistratura, spinta fino a fare considerare come fisiologica una scopertura del 10-15% delle presenze in servizio. Anzi tale scopertura, complessivamente attestata ormai a quasi il 17% dell’organico complessivo – sottolinea il presidente Pennisi – raggiungerà il suo acme proprio nei prossimi mesi, prima che dall’inizio dell’anno a venire diventino operative, ma solo per gli uffici di primo grado, le nuove risorse derivanti dai recenti numerosi concorsi d’esame per magistrato ordinario; rimangono però i grandi vuoti d’organico del personale amministrativo, l’incertezza sulla stabilizzazione delle migliaia di addetti all’ufficio per il processo assunti a tempo determinato con le risorse del Pnrr, la diffusa precarietà delle strutture giudiziarie, la debolezza del sistema informatico».
«Da un punto di vista più generale – afferma il presidente Pennisi – rimane tuttora irrisolto il dibattito politico-parlamentare sull’opportunità di abrogare, nei giudizi d’impugnazione, il pur recente istituto dell’improcedibilità dell’azione penale per decorso del tempo, che, al di là della sua contestata compatibilità costituzionale e della sua presunta incoerenza dogmatica, sul piano pratico pone sempre più le Corti nella stringente e contrapposta condizione di dovere, da un lato, ridurre entro il 30 giugno 2026 il carico penale più risalente, per conseguire gli obiettivi del Pnrr, e, dall’altro, di dovere definire entro termini ristretti i procedimenti d’impugnazione per i reati commessi dal 1 gennaio 2020, per evitare declaratorie d’improcedibilità. Anche l’impatto della più recente riforma legislativa, la riforma Cartabia, si è rivelato modesto, soprattutto perché le sottostanti buone intenzioni hanno trovato il limite di un intervento che ha risentito dei ridotti tempi d’elaborazione imposti dagli organismi europei, peccando pertanto, se non d’improvvisazione, quantomeno di una frettolosa impostazione».
«Anche nel trascorso anno giudiziario il Distretto di Catania è riuscito a fare ancora cose egregie, ed è bene che di questo l’opinione pubblica venga informato. Il numero delle cause civili in tutti i 14 uffici giudiziari delle tre province interessate è in diminuzione. Addirittura in Corte d’appello riusciamo ancora ad assicurare la durata di un processo in due anni, che sono tempi assolutamente in linea con quelli richiesti dall’Europa».«Per quanto riguarda il settore penale – ha aggiunto – riusciamo a contenere l’elevata sopravvenienza che riusciremmo a diminuire se fossero coperti gli organici e se fossero adeguati. Gli uffici minorili e la magistratura di sorveglianza continuano a fare bene nei rispettivi campi di azione. E abbiamo una buona notizia: l’accelerazione dei lavori della Cittadella giudiziaria di viale Africa e speriamo che entro due-tre anni si possa avere pronto anche questo importante plesso giudiziario».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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