La “megabalera” all’aperto su 20 ettari di Trento della “Trentino Music Arena” fortissimamente voluta dal presidente dell’Autonomia provinciale, il leghista Maurizio Fugatti, ed inaugurata in pompa magna con l’esibizione di Vasco Rossi con costi diretti ed indiretti di oltre 3 milioni di euro, generando una cattedrale nel deserto della cultura, continua a fare discutere, specie riguardo all’assegnazione dell’incarico per la realizzazione di nuovi eventi per l’estate 2025.
A sollevare la questione il consigliere provinciale del Pd, Lucia Maestri, che ha stilato un’interrogazione per fare luce sulle modalità di individuazione del nuovo soggetto gestore degli eventi e sulle garanzie pubbliche offerte al vincitore del bando.
«Come noto, la società “Friends & Partner” si è aggiudicata, anche perché unica concorrente, il bando della “Trentino Marketing” per la gestione della “Trentino Music Arena”. Nell’estate 2025 quindi, tale società, che agisce attraverso una sua “Business Unit” denominata “Magellano Concerti”, deve provvedere all’allestimento di un programma di eventi e concerti per il periodo ricompreso fra il 26 maggio ed il 15 luglio. Probabilmente la società attingerà dalla propria “scuderia”di artisti, posto che guardare oggi ai grandi nomi di richiamo appare del tutto impossibile , per ovvie ragioni temporali legate all’avvio delle tournèe estive» attacca l’interrogazione.
Secondo Maestri «per tali attività comunque, la Provincia garantisce alla società, a copertura delle spese, la consistente somma di 600.000 euro, ai quali si aggiungono i ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti, di tutto il “merchandising” e dell’indotto derivante dal “food and beverage”. A ben vedere, un affare d’oro, che non costa pressoché nulla alla società privata, mentre pesa non poco sul bilancio provinciale».
Maestri parla di contratto capestro: «è del tutto evidente che il contratto “capestro” – così giudicato anche dagli allora vertici del Centro Servizi culturali “S. Chiara” – firmato dalla Provincia per il concerto di Vasco Rossi, ha fatto scuola. Per meno di due mesi di attività, 600.000 euro a fondo perduto ed “alla faccia” del rischio d’impresa, rappresentano una sorta di “donazione” di fondi pubblici priva di qualsiasi senso commerciale e tanto meno di razionalità della spesa».
La gestione della “megabalera” di Fugatti ha già creato notevoli problemi di ordine finanziario alla provincia di Trento, tanto da dovere intervenire urgentemente a ripianare le perdite accumulate dal primo gestore, il Centro S. Chiara, braccio operativo dell’assessorato provinciale alla cultura: «una somma che si aggiunge agli oltre due milioni di euro di perdita che, per quanto accumulati dal Centro S. Chiara, gravano comunque sulle casse pubbliche, portando il deficit complessivo di gestione della “Trentino Music Arena” all’imponente cifra di oltre tre milioni di euro, nell’arco di sole tre stagioni di attività – commenta Maestri -. Ancora una volta l’incontenibile urgenza della Giunta provinciale di fare del consenso il mero protagonista di ogni scelta politica produce perdite e “buchi”, sanabili solo con un ulteriore azione di intervento della finanza pubblica. Ancora una volta, chi paga è sempre Pantalone».
Mentre da un lato si commissaria il Centro “S. Chiara” e si mette mano ai bilanci dello stesso, peraltro “sani” senza l’addebito dei costi imprevisti di gestione della “Trentino Music Arena”, per Maestri «dall’altro si prosegue nello sperpero senza fine, pur di non riconoscere i limiti oggettivi di una operazione, come quella fin qui allestita sull’area ex San Vincenzo e destinata, comunque vadano i futuri appuntamenti, ormai ad un palese fallimento, non foss’altro per i vertiginosi costi di gestione complessiva. I costi di realizzazione dell’area per lavori comunque di carattere provvisorio; la sua messa in sicurezza minima, operata attingendo a tutte le risorse disponibili della Provincia con il “trucco” dell’ordinanza presidenziale di emergenza ed equiparando quindi tali lavori a quelli previsti per le calamità naturali; la sua attuale insostenibilità economica e l’evidenza dello scarso ritorno commerciale per la città, dovrebbero indurre una riflessione non superficiale, anche in considerazione dell’ormai chiara relativa appetibilità, per i grandi circuiti musicali e dello spettacolo dal vivo, di uno spazio lontano dai grandi centri e dai principali assi della mobilità nazionale e continentale».
Insomma, per Fugatti la scelta di volere ripagare il consenso degli elettori con il mega evento di Vasco si sta rivelando un boomerang che pure l’ampia cassa dell’Autonomia speciale non riesce a digerire, con il risultato che per soddisfare la sua voglia di “panem et circenses” distrae preziose risorse da impegni socialmente ed economicamente più utili, a partite dalla sanità e dal sostengo all’economia provinciale sempre più in affanno.
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