Spesso sentiamo dagli agricoltori frasi come: “L’Europa non mi ha dato i fondi che mi spettavano”, oppure “chissà quando il Ministero mi darà gli anticipi Pac“, o ancora, “sto ancora aspettando da Agea i soldi della Pac dell’anno scorso”. Queste affermazioni, benché lascino intendere il loro significato, denotano anche una conoscenza parziale di quali siano gli attori coinvolti nell’erogazione dei fondi Pac e nell’esecuzione dei controlli.
È bene dunque cercare di fare un po’ di chiarezza, per capire quali sono i soggetti che controllano l’operato degli agricoltori e come lo fanno, nonché individuare gli organismi pagatori, cioè quei soggetti che trasferiscono il denaro verso le aziende agricole.
Pagamenti Pac e flusso dei dati
Iniziamo col dire che, per ottenere i fondi della Pac, gli agricoltori devono comunicare quello che fanno all’interno delle proprie aziende agricole, in modo che possano essere fatti tutti i controlli del caso e si possa constatare se effettivamente l’agricoltore ha diritto a quei fondi. Prima di vedere qual è il giro dei soldi, è dunque necessario capire il giro dei dati.
Gli agricoltori sono tenuti a presentare ogni anno la domanda unica e dal 2025 dovranno comunicare periodicamente anche tutte le attività che vengono eseguite in campagna, come ad esempio i trattamenti fitosanitari, le irrigazioni o i cambi di coltura.
Tutti questi dati vengono comunicati ai Centri di Assistenza Agricola (Caa), che fungono da tramite tra l’agricoltore e gli organismi pagatori, quei soggetti cioè che controllano la correttezza delle attività svolte dall’agricoltore ed erogano il denaro. In Italia ci sono ben undici organismi pagatori regionali e tre nazionali.
Di seguito l’elenco:
- Provincia autonoma di Bolzano – Oppab.
- Provincia autonoma di Trento – Appag Trento.
- Lombardia – Organismo Pagatore Regionale Lombardia.
- Friuli Venezia Giulia – Ersa Fvg.
- Veneto – Avepa.
- Calabria – Arcea.
- Campania – Ageac.
- Sardegna – Argea.
- Toscana – Artea.
- Emilia Romagna – Agrea.
- Piemonte – Arpea.
A questi organismi pagatori regionali se ne sommano tre nazionali: l’Ente Nazionale Risi (per trasferimenti particolari del solo settore risicolo), l’Agenzia delle Dogane (su alcune tematiche legate all’export) e Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura che opera in quelle regioni che non hanno un organismo regionale (Valle d’Aosta, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Liguria e Sicilia).
Sono questi i soggetti che si occupano di controllare che gli agricoltori abbiano seguito correttamente le norme. Tutti i dati sono poi inviati ad Agea Coordinamento, che è il soggetto incaricato di interfacciarsi con la Commissione Europea, la quale in questo modo ha a disposizione una fotografia aggiornata dell’agricoltura italiana. La Commissione Ue usa questi dati per valutare le performance del nostro Paese e valutare se sono in linea con gli obiettivi comunitari.
Organismi pagatori nazioneli e organismi pagatori regionali
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani – AgroNotizie®)
Pagamenti Pac e flusso dei soldi
Il flusso dei soldi è inverso rispetto a quello dei dati. La Commissione Europea, ricevuti i dati da Agea Coordinamento, trasferisce i fondi verso gli organismi pagatori nazionali e regionali, che, a loro volta, controllata la correttezza dell’operato degli agricoltori, pagano gli anticipi e i saldi.
Ad esempio, in autunno gli organismi pagatori regionali procedono con l’erogazione degli anticipi. Tali pagamenti dipendono dalla verifica delle domande presentate dagli agricoltori, dai controlli incrociati (ad esempio con il fascicolo aziendale e il Piano Colturale Grafico) e dalle verifiche eseguite con il sistema Ams. Una volta fatti tutti i controlli, gli organismi pagatori regionali procedono all’erogazione dei fondi direttamente agli agricoltori, che ricevono il pagamento sui conti correnti dichiarati. Lo stesso meccanismo vale per i saldi.
Un processo leggermente diverso riguarda i controlli delle misure del Csr. In questo caso le verifiche sono effettuate dalle regioni (le cosiddette istruttorie regionali) che poi deliberano all’organismo pagatore regionale di effettuare il pagamento.
Non sono dunque la Commissione o Agea Coordinamento che effettuano i controlli o versano i fondi alle aziende, ma sono gli organismi pagatori regionali, che tuttavia devono rispettare le norme del Primo pilastro della Pac (i pagamenti diretti) e quelle dei Complementi per lo Sviluppo Rurale, il Secondo pilastro). È chiaro dunque che l’agricoltore si trova davanti ad una architettura multilivello, in cui ogni soggetto ha un certo grado di autonomia, ma il cui operato è vincolato dalle decisioni prese ad un livello superiore.
Chi decide le regole della Pac?
È interessante poi andare a vedere chi fa le regole, visto che gli agricoltori puntano il dito talvolta contro Bruxelles, altre volte contro le regioni o il Ministero. Qualcuno infatti potrebbe pensare che sia solo Bruxelles o solo il Governo a fare le regole, ma così non è. Anzi, il processo decisionale è estremamente articolato.
Il quadro normativo della Pac è infatti definito, ogni sette anni, a livello europeo dalla Commissione Ue che, insieme ai ventisette Stati membri, al Parlamento Europeo e ai vari stakeholder (come le associazioni di categoria) definisce l’architettura generale della Pac. Ogni singolo Stato membro, poi, definisce il proprio Piano Strategico Pac (Psp), che sarebbe l’adattamento delle regole generali alle specifiche esigenze di ogni singolo Stato. In più, ogni regione decide il suo Csr (Secondo pilastro) all’interno della cornice del Psp.
Il Psp viene deciso dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, insieme alla Conferenza delle Regioni, l’organo dello Stato che rappresenta le regioni italiane. E, visto che la Pac ha un’impronta regionale, questo organo è di fondamentale importanza per approvare il Piano Strategico Pac e tutte le sue modifiche. Poi, ovviamente, vengono sentiti anche tutti gli stakeholder del comparto agroalimentare, il cui voto però non è vincolante.
Non bisogna però dimenticare che l’ultima parola ce l’ha la Commissione Europea, che ha l’obbligo di verificare che i singoli Psp e Csr definiti dagli Stati membri e dalle regioni siano aderenti con le disposizioni generali della Pac.
Dato che il Psp è un documento di oltre 3.600 pagine, il testo può dare adito a differenti interpretazioni delle norme. Di volta in volta dunque, per cercare di fare chiarezza, il Ministero, sentita anche Agea Coordinamento, emana delle circolari che forniscono l’interpretazione corretta.
Un sistema complesso ma necessario
Il percorso dei fondi Pac dall’Unione Europea agli agricoltori è articolato e soggetto a controlli meticolosi per garantire la trasparenza e l’uso corretto delle risorse. Grazie agli organismi pagatori e ai sistemi di monitoraggio avanzati, la Pac riesce a sostenere milioni di agricoltori europei, cercando di bilanciare sviluppo economico, sostenibilità ambientale e controllo delle risorse pubbliche.
Tuttavia le sfide non mancano, come dimostrato dai problemi tecnici e organizzativi emersi nella gestione degli Ecoschemi e della condizionalità. La corretta comunicazione tra i vari enti e l’adozione di strumenti digitali sempre più avanzati saranno fondamentali per migliorare l’efficacia e l’efficienza della Pac nei prossimi anni.
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