CROTONE «La magistratura non è corpo a se stante, interpreta la domanda di giustizia, ma se cittadinanza non è vicina, non denuncia, non fa quell’atto civico di ribellione di presentarsi alle forze dell’ordine poco ha significato per noi. So che perché ciò accada bisogna essere credibili e lavoreremo affinché ciò accada». Così si è presentato il nuovo procuratore della Repubblica di Crotone, Domenico Guarascio che oggi si è insediato nel suo nuovo ufficio firmando, alla presenza del presidente del Tribunale, Massimo Forciniti, l’immissione nell’incarico.
Guarascio, calabrese di 44 anni, arriva dalla Dda di Catanzaro dove ha svolto il ruolo di sostituto procuratore applicato proprio al territorio di Crotone. È tra i più giovani procuratori italiani, ma proprio per suoi trascorsi alla Dda ha una conoscenza decennale del territorio crotonese.
«Quello di Crotone – ha detto Guarascio – è un territorio che conosco bene. Nei dieci anni durante i quali ho lavorato su questo territorio posso dire di aver intravisto diversi fenomeni criminali: dall’abusivismo, all’inquinamento ambientale, da una criminalità comune che è connivente col fenomeno ndranghetistico a tutta una problematica che riguarda l’appaltistica privata e pubblica. Sicuramente sarà un impegno enorme riuscire ad affrontarli tutti e cercare di dare delle risposte concrete. Far sì che il mondo giustizia, inteso come definizione di una pena, venga accertata in tempi celeri e capita dalla cittadinanza».
Il nuovo procuratore ha mostrato di conoscere già i problemi della Procura e del palazzo di giustizia che derivano dalla penuria risorse e da grande turnover. «Ci sono scoperture del 25% del personale amministrativo. Non ritengo che la separazione delle carriere sia fra i problemi prioritari che esistono oggi in Italia rispetto ai fenomeni criminali ed alla difficoltà di personale».
«Nel corso della mia carriera – ha proseguito – un’esigenza di giustizia l’ho vista, negli occhi delle persone offese, negli occhi delle vittime di reato, negli occhi degli imprenditori che sono stati vessati e ritengo che, ricordando quelle difficoltà, francamente avevo altri problemi che non andare a prendermi un caffè col giudice. Avevo il problema di riuscire a fare tempestivamente le indagini, di disporre la giustizia. Avevo il problema di avere più unità di forze dell’ordine per attivare più intercettazioni. E sicuramente anche le persone offese avevano questo tipo di problemi, che non pensare se il dottore Guarascio andasse o meno a cena insieme al giudice».
A dare il benvenuto a Guarascio è arrivato a Crotone anche il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che lo ha guidato nei suoi primi passi alla Dda di Catanzaro. «A Guarascio dico – ha sostenuto Gratteri – di continuare a essere sé stesso, camminare sempre con i piedi a terra e soprattutto di ascoltare e di stare attento a maggiordomi e lacché che verranno ad adularlo. Quando si sale la scala velocemente si rischia avere capogiri e cadere se non si è allenati al potere. Soprattutto non dire mai “mo vidimu”: o sì o no, si può fare o non si può fare. Comportamenti chiari e netti. Così si può essere credibili».
Gratteri: «La riforma della giustizia rallenta la giustizia»
«La riforma della giustizia rallenta la giustizia». Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, ha risposto così alla domanda dei giornalisti sulla riforma presentata dal ministro della giustizia Carlo Nordio. Gratteri ha sostenuto che «qualsiasi riforma è stata fatta, tranne quella dell’estate 2024, sulla cyber, è stata dannosa. Questa non serve né a velocizzare i processi, né a tutelare le parti offese, né a dare risposte a chi ha bisogno di giustizia. Ad esempio l’App2. Noi abbiamo spiegato che App2 sostanzialmente non funzionava, ma è stato imposto il suo utilizzo dal 1° gennaio 2025 sapendo che non funzionava».
«Noi l’abbiamo detto prima – ha aggiunto il procuratore di Napoli – ma con arroganza è stata imposta questa App2 e oggi i tribunali sono semi paralizzati: c’è un forte rallentamento nella celebrazione dei processi. Non so che futuro ci attende, non riesco a prevedere il futuro. Queste domande che dovete chiedere a chi ha l’onere, l’obbligo e il potere piacere di governare”.
Lucantonio: «Riforme della giustizia hanno aggravato la situazione»
«Se la giustizia non funziona non è colpa di magistrati o giudici, ma diciamolo forte è colpa di qualcuno che ha fatto riforme senza avere mai avuto la dignità e l’onore di frequentare un’aula di giustizia». Lo ha detto il procuratore generale di Catanzaro Giuseppe Lucantonio in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo procuratore della Repubblica, Domenico Guarascio.
Nel corso del suo intervento Lucantonio ha toccato il tema attuale della riforma promossa dal governo facendo anche autocritica: «In questa epoca di riforme – ha sostenuto – invece di accelerare la giustizia l’hanno paralizzata e noi abbiamo fatto poco se non parlare a vanvera».
Il procuratore generale presso la Corte di appello di Catanzaro ha ribadito che «invece di fare qualcosa di concreto, che non sono i convegni aulici dove si spiegano le riforme perché lì ce la cantiamo e suoniamo da soli; invece di fare qualcosa che gente possa capire, di semplificare hanno moltiplicato adempimenti burocratici. Invece di eliminare cose inutili hanno le hanno aggravate. Invece di fare un processo digitale che funziona, hanno creato un processo che non funziona. I giudici hanno risposte in un tempo tre volte più lunghe ora».
«Va detto con forza – ha concluso il procuratore generale Lucantonio – che se la giustizia prima funzionava sulla pelle di tante brave persone ed ora funziona meno, non è colpa di sfaticati che stanno dietro un bancariello in un ufficio di Procura fino a tarda ora, ma forse è colpa di qualcuno che ha fatto riforme senza avere mai avuto la dignità e, mi permetto, l’onore di frequentare un’aula di giustizia».
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