Giubileo 2025
Gli interventi di questa mattina di Marco Girardo, direttore di Avvenire, Vincenzo Morgante, direttore Tv2000-InBlu2000, e Amerigo Vecchiarelli. direttore Agenzia Sir
Accurati, pazienti, gentili. Si potrebbe riassumere così la ricetta per comunicare la speranza, tema al centro del Giubileo del 2025, secondo Amerigo Vecchiarelli, direttore dell’Agenzia Sir, Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000 e Marco Girardo, direttore di Avvenire. Lo hanno spiegato questa mattina, nel corso del convegno nazionale “2025: A.I. confini della comunicazione”.
Secondo Vecchiarelli il Giubileo è un’occasione propizia per “ritrovare il senso delle parole”, un “antidoto alla incomunicabilità”, senza dimenticare mai l’importanza della ricerca della verità e la cura per gli altri. Parafrasando don Primo Mazzolari, l’invito è quello di “mettersi in ascolto dell’altro” e ricongiungere i frammenti di una realtà complessa. Tutte sollecitazioni che devono essere animate dalla Speranza. Di qui bando all’autoreferenzialità di cui troppo spesso il mondo dell’informazione è vittima e l’importanza di mettersi alla ricerca di un bene più grande. Per Vecchierelli “Siamo chiamati a raccontare una Speranza concreta che ha un nome e un volto: Gesù Cristo”, andando in fondo alle relazioni, vivendole veramente e non in maniera superficiale.
“Speranza per molti è uno slogan – ha aggiunto Morgante – mentre noi sappiamo che è una virtù, un investimento, un atto di fede”. Tuttavia la possibilità di comunicare speranza in un mondo segnato da crisi globali e aggressività diffusa, sembrerebbe impossibile. Eppure “dobbiamo avere il dovere e il gusto di comunicare e trasmettere speranza”. Per questo è importante parlare al cuore e alla mente delle persone e non alla pancia. Vanno certamente evitate censure, ma va operata una selezione e un equilibrio nella scelta delle notizie, anche nella cronaca nera, oggi così pervasiva e nella politica, dove troppo spesso alberga la logica del nemico e della contrapposizione. A fianco del dovere di cronaca serve equilibrio e una giusta dose di “storie di resilienza, coraggio, storie minute, che possono generare speranza”. E Morgante racconta di come Tv2000 sulla scorta del discorso di fine anno del presidente Mattarella, ha raccontato storie di questo tipo, come quella del Direttore del pronto soccorso Niguarda. Inoltre, in un tempo caratterizzato da un uso violento e volgare delle parole “crediamo nella sobrietà e mitezza delle parole, che ci devono indurre a riscoprire la dignità dell’essere comunicatori, la passione civile del mestiere dei giornalisti, vissuta con responsabilità”.
Se guardiamo al significato del lavoro giornalistico in questo tempo che pare “disperato” Marco Girardo ha posto l’attenzione sull’importanza del “guarire” e dell’”accudimento”. La speranza è infatti sinonimo di cura e deve essere applicata anche nel mestiere dei giornalisti attraverso l’accuratezza e la responsabilità verso chi ci segue, ascolta e guarda. Centrale è “ricostruire il rapporto di fiducia con i nostri universi di riferimento” dove “si è incrinato qualcosa” sia nella società che nell’infosfera. “Questa frattura tra io e noi, così come sottolineato dal Papa è da ricostruire” e questo rapporto di fiducia può essere ricostruito attraverso autorevolezza e capacità di essere credibili. infine per Girardo è fondamentale “Essere capaci di perseveranza e stupore” insistendo su alcuni temi fondamentali, come quello dell’immigrazione dove un “titolone” malizioso distrugge il lavoro di un anno di buona informazione. “Dobbiamo avere la perseveranza, lo stupore e la meraviglia di indignarsi ancora di fronte a certe argomentazioni gridate, cercando con tono gentile di dire la nostra. Nell’infosfera dello scontro infatti, il nostro tono è quello della gentilezza”. Un discorso che vale anche per i conflitti armati, dove il racconto della speranza passa dall’opera umanitaria che si sta portando avanti. Il racconto umanitario è oltretutto quello su cui si costruirà la pace.
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