da Fdi “l’onore delle armi” se lascia in tempi brevi. Ma lei non molla

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Una via d’uscita onorevole. Da cogliere subito, entro il fine settimana. Meglio: prima della partenza di Giorgia Meloni per l’Arabia Saudita domani. Eccolo, il “salvacondotto” che Fratelli d’Italia e la premier provano a offrire a Daniela Santanchè. L’onore delle armi in cambio di un addio soft, rapido. Senza scossoni. Prima che le nuove «rivelazioni» annunciate da Report per domenica sera su Visibilia (l’azienda che secondo la trasmissione di Rai3 la ministra del Turismo avrebbe venduto a un imprenditore indagato per associazione per delinquere, riciclaggio e altri reati) spargano altra benzina sul fuoco. Con la leader e lo stato maggiore di FdI pronti a ringraziare la “Santa”, come la chiamano gli amici, per «l’ottimo lavoro svolto» e il «senso delle istituzioni» dimostrato con una scelta «non dovuta», perché si è «innocenti fino al terzo grado di giudizio». Altrimenti, sarà guerra. «Una lenta agonia con un esito scontato», la riassumono a sera voci nella cerchia ristretta della premier.

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GLI INCONTRI

La linea viene concordata in due diversi vertici al massimo livello di FdI. Prima un pranzo a Palazzo Madama tra Ignazio La Russa, il presidente del Senato che dell’ex socia del Twiga è amico di lunghissima data, e Giovanni Donzelli, capo dell’Organizzazione dei Fratelli e numero due di fatto del partito. Poi, intorno alle 15, un incontro ristretto a Palazzo Chigi, prima del Cdm lampo (quindici minuti in tutto) in cui va in scena il gelo tra Meloni e Santanchè. Con la premier che arriva nella sala quando colleghi sono già seduti («Buonasera», è stato il saluto). E la ministra che lascia la riunione per prima, per salire su un treno per Milano.

Al vertice con Meloni c’è Francesco Lollobrigida, reduce dal question time in Senato. E viene visto entrare pure il presidente La Russa. Che qualche minuto prima si era assentato da Palazzo Madama lasciando a presiedere il suo vice leghista Gian Marco Centinaio. L’incontro è breve. E a riferirne i contenuti alla ministra sotto assedio dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio sarebbe stato lo stesso La Russa, con una telefonata.

La linea è quella che si legge tra le righe delle parole che Donzelli, negli stessi minuti, consegna alle telecamere fuori dal Senato. «Santanchè aveva detto a suo tempo che, in caso di rinvio a giudizio, avrebbe fatto una riflessione. Adesso la sta facendo», sottolinea il deputato meloniano, «e noi aspettiamo che ci dica cosa ritiene di fare». Poi l’elogio al «lavoro impeccabile» della ministra e al «senso delle istituzioni che ha sempre dimostrato». Infine la chiosa: «Ci fidiamo di quello che sceglierà». Parole che dai colonnelli di FdI vengono interpretate in un modo univoco. È il cerchio che si stringe, l’onore delle armi e insieme l’offerta di una via d’uscita. Eccola: la ministra, in sostanza, potrebbe affermare di essersi presa tutto il tempo necessario per «riflettere» e aver deciso il passo indietro per non danneggiare l’immagine del ministero. Questa almeno è la roadmap che – si immagina – potrebbe sbloccare l’impasse. Con un sostituto già pronto: Lucio Malan, capogruppo in Senato di FdI.

«STUPIDAGGINI»
Strada che Santanchè, a sera, nega di voler percorrere. A chi, come il Messaggero, le chiede se è vero che stia riflettendo sul passo indietro, “Dani”, come la chiamava Meloni fino a qualche tempo fa, risponde picche: «Ho letto in questi giorni troppe stupidaggini, e non perdo tempo a rispondere sottraendo tempo al mio lavoro». L’immagine, rilanciata con una serie di post sul suo account Instagram, è quella di una ministra pienamente in carica. Eccola, prima del Cdm, alla sua scrivania, in un video in cui annuncia un nuovo bando per le aree di sosta: «Si va avanti», tira dritto. Più tardi la comunicazione del suo ufficio stampa all’Ansa: «Daniela Santanchè non ha nulla da dichiarare perché non c’è nulla da dichiarare».

Altro che «riflessioni» in corso. Del resto come la pensa la titolare del Turismo l’aveva già chiarito nelle scorse ore: «Lascerò quando me lo chiederà Giorgia». E la premier non avrebbe intenzione di farlo, non direttamente: il rischio, imponendo le dimissioni a un membro dell’esecutivo per un rinvio a giudizio, è quello di creare un precedente potenzialmente pericoloso («allora deve dimettersi anche Delmastro», suonava la carica due giorni fa Matteo Renzi). Così il braccio di ferro, l’«Eva contro Eva» come lo descrive qualcuno dentro FdI, continua. Con una trasferta alle porte – in Arabia Saudita – da “separate in casa”: Meloni a Gedda domani, in anticipo di due giorni rispetto all’agenda iniziale, Santanchè lunedì. Senza photo opportunity insieme. E c’è chi paragona la situazione al “gelo” che a un certo punto si creò tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Quando il Cav – correva il 2011 – fece sapere al suo ministro dell’Economia che «dipendesse da me, saresti già fuori». Alla fine Tremonti tenne duro. Chissà se Santanchè farà lo stesso.

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