Capitale italiana della Cultura 2027: Brindisi tra storia, tecnologia e ambiente – Senza Colonne News

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Di Alessandro Caiulo per il numero 387 de Il7 Magazine
Se prima erano in diciassette le località che, aspirando alla nomina di Capitale italiana della Cultura per l’anno 2027, avevano depositato nei termini stabiliti la propria proposta progettuale, ora, dopo la scrematura operata dalla giuria nominata dal Ministero della Cultura e presieduta dal giornalista Davide Desario, sono rimaste in dieci a contendesi l’ambito titolo e, fra queste, c’è anche Brindisi.
A continuare a tenere compagnia al capoluogo messapico in questa corsa verso l’ambito titolo – dopo che nei giorni scorsi sette esperti indipendenti hanno valutato positivamente i relativi progetti culturali, i crono-programmi la specificazione delle attività previste, la sostenibilità economico-finanziaria delle proposte, gli obiettivi perseguiti, in termini qualitativi e quantitativi, e gli indicatori per misurarne il loro conseguimento – sono rimaste in lizza Alberobello, Aliano, Gallipoli, La Spezia, Pompei, Pordenone, Reggio Calabria, Sant’Andrea di Conza e Savona.
Sono stati, invece, bocciati i progetti di Acerra, Aiello Calabro, Caiazzo, Mazzarino, Morano Calabro, Santa Maria Capua Vetere e Taverna.
Degna di nota, ad ulteriore dimostrazione del grande considerazione in cui è tenuto il territorio pugliese e del grande richiamo che esso esercita non solo per i turisti, ma anche per gli addetti ai lavori, è la circostanza che tutte e tre le sue candidate, Brindisi, col motto “navigare il futuro”, Gallipoli (da καλή πόλη, cioè la città bella) col motto “La bella tra terra e mare” ed Alberobello che, unendosi ai comuni di Polignano a Mare, Castellana Grotte e Noci, col motto “Pietramadre”, cerca in qualche modo di sdoganarsi dal ruolo di Capitale dei trulli e della Valle d’Itria, per avere un respiro ampio, hanno superato il vaglio degli esaminatori.
Da tenere d’occhio nella corsa verso il titolo, oltre a Reggio Calabria che è scesa in campo con il motto “Cuore del Mediterraneo”, anche Pompei, città gemellata con la nostra Latiano nel nome del Beato Bartolo Longo, per l’innegabile fascino che esercitano i suoi scavi: un’intera città rimasta per secoli “congelata” sotto la lava del Vesuvio, che viene visitata ogni anno da oltre quattro milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo.
Desta qualche sorpresa l’eliminazione della proposta progettuale presentata da Santa Maria Capua Vetere che, come lascia intendere il motto “Cultura Regina Viarum – Spartacus Resurgit” era incentrata sulla Via Appia, recentemente assurta a patrimonio mondiale dell’UNESCO, e sulla tradizione della scuola gladiatoria che proprio a Capua aveva il suo centro e da cui partì la rivolta di centomila schiavi che nel I secolo avanti Cristo fece tremare Roma prima di essere soppressa in un bagno di sangue, terminata con la crocifissione, ad opera di Pompeo Magno, di migliaia di rivoltosi lungo oltre cento chilometri della antica via consolare.
Al netto del buon lavoro che è stato svolto per la preparazione del dossier brindisino da parte del gruppo di lavoro nominato dal sindaco Pino Marchionna e diretto dall’italo-americano Chris Torch, in cui è evidente l’impegno profuso da tutti i collaboratori a cominciare da chi, come Roberto Romeo, lontano dai clamori e quasi nel nascondimento, con la sua ottima penna ha messo tutto nero su bianco, la selezione di Brindisi fra le dieci finaliste non ha niente di sorprendente in quanto solo chi ha il prosciutto davanti agli occhi può non rendersi conto della accogliente bellezza della città, della incantevole unicità del suo porto, dei tremila anni di storia, a tratti gloriosa, che l’hanno attraversata, dei monumenti che la costellano come gemme preziose e del desiderio ardente di tornare agli antichi fasti che pervade la parte buona della sua gente.
Le dieci finaliste verranno convocate per le audizioni pubbliche che si terranno a Roma tra il 25 e 26 febbraio prossimi, nel corso delle quali ogni singola località candidata avrà a disposizione trenta minuti per presentare il proprio progetto mentre, per altri trenta minuti, sarà sottoposta al fuoco di fila delle domande di approfondimento da parte dei membri della giuria che, al termine delle audizioni, indicherà al Ministro della Cultura, in via riservata e con opportuna ed adeguata motivazione il progetto più idoneo. La proclamazione della Capitale Italiana della Cultura si terrà entro il 28 marzo 2025. La città vincitrice oltre all’ambito titolo di cui potrà fregiarsi, di sicuro richiamo anche dal punto di vista turistico e, più in generale, del ritorno di immagine, riceverà anche un contributo di un milione di euro come ausilio per la realizzazione degli obiettivi indicati nel progetto di candidatura, al fine di mettere ancor meglio in mostra la propria ricchezza culturale.
L’obiettivo dichiarato di questa manifestazione è quello di promuovere progetti e attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano, sia materiale che immateriale, attraverso una forma di confronto e di competizione tra le diverse realtà territoriali, incentivando così la crescita del turismo e dei relativi investimenti. Come ebbe a dichiarare al riguardo il direttore artistico Chris Torch “la sfida per Brindisi non si limita a reinventarsi culturalmente, è un’occasione per ripensare la città nel cuore di una piattaforma innovativa (…) Siamo a un punto della storia nel quale bisogna ispirare il futuro, alimentarlo, accennarlo: l’incrocio tra tecnologia, ambiente e comunità è il design del futuro. La tecnologia non serve solo a digitalizzare l’esperienza culturale, ma deve renderla accessibile trasformando così il modo in cui i cittadini e i visitatori interagiscono con arte e cultura (…) Lavoreremo alla creazione di un ecosistema culturale inclusivo e accessibile, che faccia di Brindisi un modello in scala di una storia che supera i confini della città”.
E, per rimanere alla tematica della tecnologia a servizio della cultura (e non il contrario che sarebbe cosa altamente pericolosa) è di pochi giorni fa la pubblicazione nel numero speciale edito dalla prestigiosa rivista “Territori della Cultura” degli atti del Convegno Ravello Lab 2024, dedicato alle nuove frontiere in questo campo dettate dalla tecnologia, in cui ampio spazio è stato dato al contributo della operatrice culturale brindisina Anna Cinti su tecnologia e cultura fra tradizione e innovazione ed è a lei che abbiamo rivolto qualche domanda su questi argomenti
Anche se la notizia non sorprende più di tanto gli addetti ai lavori, Brindisi è stata selezionata fra le dieci finaliste per il titolo di Capitale italiana della Cultura 2027, da operatrice culturale ben radicata in città, come reputi questa competizione e su cosa è opportuno puntare per poter giungere al successo finale?
“Questa candidatura ha messo al centro dell’attenzione una visione della cultura in chiave di qualità della vita, di identità, di caratterizzazione del luogo dell’esperienza quotidiana, di affettività, di appartenenza. Possiamo viverla come una novità importante, rispetto all’appiattimento sulle sole opportunità di redditività turistica al quale siamo purtroppo abituati in Italia. Infatti, spesso il patrimonio ha senso solo o soprattutto come giacimento da “sfruttare” il più possibile con l’industria del turismo. Al contrario, se si riconosce alla cultura la capacità di avere un senso per il benessere e il godimento quotidiano si può intraprendere uno scenario diverso anche in chiave turistica. Mi auguro fortemente che, questa strada intrapresa dal Sindaco Marchionna, possa svegliare le coscienze dei brindisini, la città di Brindisi ha bisogno di essere amata. C’è una regola che però è davvero importante e imprescindibile, soprattutto quando vogliamo promuovere cultura ed è “fare rete”. Occorrerà creare realmente collaborazioni autentiche. Fare rete, oggigiorno dovrebbe essere un vero e proprio must per istituzioni, enti, musei e imprese”.
Incentrando sulla tematica dell’utilizzo delle moderne tecnologie a servizio dello sviluppo culturale nel territorio, vuoi parlarci del progetto su cui hai relazionato al Convegno Ravello Lab 2024, denominato PastPuglia, con cui già dal 2018, con l’Associazione Le Colonne Arte Antica e Contemporanea, da te presieduta, hai cercato, dandogli pratica applicazione, il giusto mix tra tradizione e innovazione?
“L’appuntamento annuale di Ravello Lab del 2024 si è caratterizzato per il coraggio con il quale è stato affrontato l’argomento della intelligenza artificiale. Il tema ha trasversalmente ‘toccato’ i Panel di approfondimento che si tengono nella seconda giornata, quest’anno per la prima volta tre: “La tecnologia per la cultura”, “Cultura e sostenibilità” e “Il lavoro culturale nell’era digitale”. Ho partecipato al Panel dedicato alla tecnologia per la cultura e presentato il progetto “Past”, acronimo di Patrimonio Archeologico Storico Turistico. In un’era di continua trasformazione, la Associazione Le Colonne Arte Antica e Contemporanea ha scelto di puntare su un giusto mix tra scienza e umanesimo. Non è più né il tempo, né il caso, di pensare che la cultura e la tecnologia siano su fronti opposti, nell’ottica del paradigma “relazione tra soggetto-oggetto”. Ma non è più tempo di universi che competono, anche perché si è imboccata una strada di non ritorno, per cui è giunto il momento di trovare il punto di convergenza, optando per l’interdisciplinarità come parola chiave e strada maestra su cui costruire un saldo futuro. Per giungere a ciò, ovviamente, sono necessarie nuove competenze professionali, risorse economiche non indifferenti e sfide ardue da affrontare. Tutto ciò in un campo, come è quello del Terzo Settore, in cui è tutt’altro che facile stare al passo con i tempi in continua progressione e mutazione. Nel nostro caso la tempestiva adozione di soluzioni digitali al passo coi tempi, ci ha permesso di automatizzare i processi amministrativi e gestionali. Software di gestione delle prenotazioni, sistemi di monitoraggio e valutazione e strumenti di comunicazione sono solo alcune delle tecnologie che hanno trasformato in melius l’efficienza operativa della Associazione. Ma, si badi, la tecnologia non la consideriamo solo uno strumento per migliorare l’efficienza, ma anche e soprattutto un mezzo per promuovere l’inclusione sociale. Grazie alla nuove tecnologie, infatti, si possono abbattere barriere geografiche, economiche e sociali e permettere ad un numero sempre maggiore di persone di accedere a servizi e opportunità inimmaginabili fino a pochi anni addietro. PastPuglia, nella sua evoluzione, si trova oggi ad essere un sistema tecnologicamente avanzato che favorisce, con estrema semplicità, tanto la promozione quanto la fruizione dei numerosi siti monumentali e storici, agevolando l’orientamento della scelta nella vastissima offerta di attività culturali in Terra di Puglia. Tutti i contenuti sono aggiornabili, come in effetti vengono aggiornati, in tempo reale; e questo è reso possibile dall’utilizzo di un software gestionale – accessibile tramite web con credenziali riservate – di facile utilizzo. Oltre a offrire contenuti e approfondimenti di carattere culturale, può contenere l’audio-descrizione di una infinità di siti storici e artistici, garantendo, così, un’esperienza ancora più coinvolgente e immersiva sia per coloro che hanno deficit visivo che per quanti, e non sono pochi, amano l’ascolto”.
Lasciando da parte l’argomento “tecnologia” e concentrandoci sui beni monumentali e culturali presenti nel nostro territorio, con particolare focus su quelli con cui hai maggiormente a che fare nella tua attività, non può passare sotto silenzio la recente riapertura al pubblico del Castello Alfonsino e del grande richiamo che esso esercita non solo per i brindisini ma anche, se non soprattutto per i forestieri. Vuoi parlarci del rinnovato impegno della tua associazione per la valorizzazione e la diffusione della conoscenza di questo splendido complesso monumentale e di quali sono le sue peculiarità?
“Dal 23 dicembre, le porte del castello sono aperte quotidianamente, offrendo visite guidate sia mattutine che pomeridiane. Il monumento è tornato a vivere grazie alla volontà del Segretariato Regionale per il Ministero della Cultura per la Puglia e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi-Lecce. Questo restauro non rappresenta solo il recupero di un monumento, ma la rinascita di un simbolo della storia, segna un momento cruciale per il turismo culturale della regione, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare uno dei più affascinanti esempi di architettura militare del Mediterraneo, dove storia, arte e mare si fondono in un’esperienza unica e indimenticabile. In questa prima fase di ripresa abbiamo accolto tantissimi visitatori provenienti dalle province di Bari e Lecce. Nei prossimi giorni presenteremo l’offerta didattica per coinvolgere il mondo scolastico e poi abbiamo in cantiere tantissime idee che ovviamente condivideremo nei prossimi giorni con la Soprintendenza. La fortezza, mai espugnata nel corso della sua storia, rappresenta un unicum architettonico nel panorama delle fortificazioni mediterranee. La sua posizione strategica, unita alla raffinata bellezza architettonica e alla suggestiva darsena, lo rendono uno dei castelli più affascinanti dell’intero bacino mediterraneo, pertanto merita un piano di valorizzazione dignitoso”.






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