ELON MUSK, IL VOLUME DI CHRIS MCNAB
In un momento storico in cui Elon Musk continua a far parlare di sé per il suo ruolo controverso e influente sulla scena globale, il libro di Chris McNab “Elon Musk. Innovatore, imprenditore e visionario”, edito da Gremese, rimane una lettura imprescindibile per comprendere meglio la complessità e l’impatto di uno degli uomini più potenti e discussi del nostro tempo. L’opera, tradotta per la prima volta in italiano, offre un’analisi dettagliata e illuminante del percorso professionale di Musk. Parte dalle sue prime esperienze imprenditoriali con la società di software Zip2 (creata nel 1995 e venduta poco dopo per 307 milioni di dollari), passando per la fondazione della banca online X.com (che divenne PayPal), fino ad arrivare ai grandi successi come Tesla, SpaceX, Neuralink e The Boring Company. Inoltre, esplora il suo ingresso nel territorio dei social media con l’acquisizione di Twitter (oggi X), che ha scosso profondamente il dibattito globale sulla libertà di espressione.
Chris McNab analizza con lucidità le innovazioni, le intuizioni visionarie e le decisioni spesso controverse che hanno segnato la carriera di Musk, mettendo in luce tanto le sue capacità di leader quanto le sfaccettature complesse della sua personalità.
Elon Musk. Innovatore, imprenditore e visionario si rivela una guida indispensabile per chi vuole comprendere i retroscena delle rivoluzioni tecnologiche in corso e conoscere meglio l’uomo che ha saputo ridefinire settori come il neuro-tecnologico, l’aerospaziale, l’intelligenza artificiale e le energie rinnovabili.
L’AUTORE. Autore ed editor di grande esperienza, McNab ha pubblicato oltre 100 libri, molti dei quali tradotti in Italia. Tra i suoi titoli più noti: Enciclopedia delle tecniche di combattimento, Storia del mondo in 100 armi, Le aquile di Hitler e L’esercito di Roma. È collaboratore regolare di programmi radiofonici e televisivi. Il volume dedicato a Elon Musk fa parte di una collana di saggi che esplora le vite e le carriere di altri imprenditori visionari che hanno trasformato il mondo contemporaneo. Dello stesso autore sono infatti Bill Gates. L’uomo simbolo di Microsoft, tra rivoluzione digitale e filantropia e Jeff Bezos. L’imprenditore che ha fondato Amazon e cambiato il mondo. Il primo, una biografia approfondita di uno dei protagonisti assoluti dell’era digitale, ripercorre le tappe dell’ascesa di Gates dalla fondazione di Microsoft, che ha rivoluzionato l’informatica, alla creazione della Bill & Melinda Gates Foundation, una delle organizzazioni filantropiche più influenti al mondo. Il secondo analizza la vita e la carriera dell’uomo che ha trasformato il commercio globale, dalla creazione di Amazon, punto di riferimento mondiale nell’e-commerce, alla sua espansione in settori innovativi come il cloud computing e i servizi di streaming. Tre saggi che offrono uno spaccato unico sulle personalità che hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere, lavorare e pensare la tecnologia e che sono sempre disponibili nelle migliori librerie e negli store online.
“LA FORZA DELLA PAROLE”, SIMONE WEIL CON LA RAPPRESENTANTE DI LISTA
Wudz Edizioni inaugura il 2025 con un nuovo titolo e una nuova collana di pubblicazioni. “La forza delle parole” di Simone Weil sarà disponibile nelle librerie e negli store online a partire da domani, mercoledì 22 gennaio. Il libro inaugura la nuova collana di Wudz Attraverso lo specchio, che pubblicherà da quest’anno gli scritti di grandi pensatrici e pensatori del passato, in dialogo con grandi artisti del presente. In questa pubblicazione, la prefazione è infatti de La Rappresentante di Lista, progetto artistico di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, attivo dal 2011 e fresco della pubblicazione del suo ultimo album “Giorni felici”. Nelle pagine de “La forza delle parole”, Weil (1909-1943), filosofa cresciuta con gli antichi, contemporanea di orrori e stermini, partigiana, operaia e donna di fede, riflette sulla nostra apparente incapacità di essere un tutt’uno con le parole che usiamo, finendo sempre – dai racconti omerici fino a noi − per far deragliare questo nostro analfabetismo culturale in battaglie, guerre, genocidi. Ma c’è una luce, appena sotto la nostra lingua, che è sempre disposta a brillare: saremo in grado di accenderla? Le parole: accendono, spengono, accarezzano, pugnalano al cuore. Curano e fanno sanguinare. Uccidono e resuscitano. Dicono: Ti amo. Oppure dicono: Non ti amo più. Ne bastano poche per riconciliarci dopo un’offesa. A volte ne è sufficiente una per far scoppiare una guerra. Le parole: rosse come il sangue, bianche come la luna; le prime e le ultime a varcare il nostro corpo. Se sono così importanti, allora, perché continuiamo a sprecarle? Perché non sappiamo accogliere un lessico universale in cui tutti si sentano a casa? Per provare a rispondere a queste domande, un piccolo vademecum di una delle filosofe più importanti dell’ultimo secolo, sulla forza devastante delle parole. “La forza delle parole” è un libro per riflettere sull’importanza di ciò che diciamo (e che sentiamo dire) ogni giorno, come racconta La Rappresentante di Lista nel dialogo in prefazione al libro: “Le parole belle sono l’arte e il mestiere delle poetesse e dei poeti: si possono copiare e prendere in prestito. Come sono importanti le parole buone e amorevoli. Ma codeste mi paiono, invero, una casa e un rifugio per chi non vuole concludere il proprio viaggio, per chi continua ad errare, a cercare un senso in tutti gli universi possibili. Altre volte, invece, queste parole sono l’asilo di chi ha conosciuto profondamente questo mondo e ora possiede un modo per rispondere al perché della vita. Un po’ esce dal proprio sentiero per raccontarlo, poi vive per tramandarlo, e infine si batte per offrire un esempio, un’alternativa: una parola libera, mai più cattiva”.
“A TU PER TU CON LA COMMEDIA” DI GIUSEPPE PATOTA
Chi ha detto che leggere la Divina Commedia sia un’impresa per pochi? È vero che leggerla è arduo per la lingua in cui è scritta e l’enorme varietà di temi trattati, ma è un’avventura straordinaria. Giuseppe Patota, che ha dedicato parte dei suoi studi alla lingua di Dante, in “A tu per tu con la Commedia” (Laterza) ha trovato il modo di rendere accessibile quest’opera magnifica e complessa perché possa essere capita e apprezzata anche da chi non la conosce, da chi la conosce poco e da chi l’ha conosciuta, ma non se la ricorda.
“Capire la Divina Commedia è difficile. Della lingua in cui la scrisse, diventata la nostra soprattutto grazie a lui, Dante sperimentò tutte le possibilità espressive, comprese quelle che sembrano andare al di là dell’umano, sia verso il basso sia verso l’alto, e non è facile seguirlo in questo vertiginoso saliscendi.
Poi ci sono i contenuti. Teologia e interpretazione dei testi sacri, filosofia, logica, morale, politica, diritto, letteratura e storia antica, scienza dei numeri e delle misure, musica, ottica, medicina, arte della guerra e della navigazione: non c’è aspetto della cultura antica e medievale di cui Dante non abbia appropriatamente detto qualcosa, nel suo enciclopedico poema. Infine, ci sono i personaggi che popolano l’oltremondo che il Poeta ha costruito. Tralasciando quelli appartenenti al mito o alla storia, e limitandoci a quelli che hanno popolato la cronaca dei tempi di Dante e di quelli di poco precedenti, l’unico motivo per cui continuiamo ad avere memoria dei nomi di Ciacco, Francesca da Rimini, Farinata degli Uberti o Ugolino della Gherardesca è dato dal fatto che i versi scritti da Dante li hanno resi figure immortali: se quei versi non fossero stati scritti, i loro nomi sonnecchierebbero in qualche documento d’archivio o in qualche cronaca medievale.
Sì: capire la Commedia è veramente difficile. Per questo ho scelto i versi più significativi, curiosi o sorprendenti dei cento canti di cui si compone e li ho distribuiti in 114 presentazioni (per qualche canto ho avuto bisogno di qualche presentazione in più). Ho cercato di spiegare quei versi parola per parola, senza dare niente per scontato, collegando i fatti con gli antefatti.
In questo modo, leggendoli canto dopo canto, farete lo stesso viaggio che ha fatto Dante: questo, almeno, è quello che spero”.
“VI SCRIVERO’ ANCORA”, LE LETTERE DI CAMILLERI
Sono tanti i modi in cui possono essere accolte le giovanili lettere familiari di Andrea Camilleri. Uno però trascende tutti gli altri. È il modo di lettura di un oroscopo: di una osservabile configurazione astrale disegnata dai segni zodiacali e dai pianeti, metaforicamente trasposti nelle lettere che fanno sistema e determinano i pronostici sul maturo inventore del commissario Montalbano, sapiente lettore degli stessi libri preferiti dall’ancora inconsapevole scrittore di lettere; e di quell’irresistibile folletto chiamato Catarella, incarnazione di una plateale gestualità e teatrale comicità già portate in scena negli sketches improvvisati da Camilleri nelle sue carte messaggere. Sellerio pubblica “Vi scriverò ancora. Lettere alla famiglia 1949-1960”, a cura di Salvatore Silvano Nigro con la collaborazione di Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri. Il Camilleri dell’epistolario è un infervorato studente fuorisede. Vive a Roma. È un borsista dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha due insigni maestri, Silvio d’Amico e Orazio Costa. Fa subito amicizia con Vittorio Gassman, giovane attore del teatro di posa. Lui studia regia teatrale. È un moderno Robinson Crusoe, che di continuo deve inventarsi un alloggio sempre provvisorio, le suppellettili necessarie, tutti i gesti della giornata tra il lavaggio della biancheria e la ricerca di un ristorantino alla portata delle sue tasche semivuote, nonostante le sollecite sovvenzioni di una famiglia tutt’altro che ricca. In casi estremi può sempre contare su qualche generoso buffet da assaltare, magari in compagnia di una attricetta dell’Accademia e intonando «inni di guerra» condivisi dagli invitati più illustri: fra i più insospettabili, scrittori come Moravia o attori già affermati come Massimo Girotti. C’è qualcosa di picaresco nella narrazione epistolare, spesso autoironica e spettacolare: anche nel caso di quel convulso correre, qua e là, senza sosta, alla ricerca di un lavoretto. E intanto Camilleri studia, studia, studia. Pubblica poesie, racconti, articoli. Scrive soggetti per il cinema e per la radio. Si propone come regista. Riesce a collaborare con l’Enciclopedia dello spettacolo. E fa incontri strabilianti, come una volta accadeva ai cavalieri erranti. Conosce, insieme a Jean-Paul Sartre, il grandioso e canagliesco Jean Genet: scrittore e drammaturgo, ladro, cinico, generoso e argutamente spiritoso. Camilleri chiede il recapito all’ospite. Si sente rispondere che l’indirizzo più si- curo è, ovviamente, il carcere.
Camilleri è giovane, giovanissimo. Ama il teatro. E come regista ha capacità anche rabdomantiche. Fa sgorgare l’acqua, dove tutti vedono solo cespugli secchi e pietrame. Annusa nell’aria, pure. Capta il vento che arriva. Anticipa i tempi, mettendo in scena autori ancora non sperimentati in Italia. Si chiamano Ionesco e Beckett. Sono gli anni 1957- 1958. Gli capita di cercare un attore all’altezza della parte. Non riesce a trovarlo. Gli piace azzardare. E decide di sostituire l’attore con un manichino. Il successo è strepitoso.
(© 9Colonne – citare la fonte)
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