L’INTERVENTO “I nostri magnifici fallimenti”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Il legame di Oliviero Toscani con l’Umbria è sempre stato molto forte, non soltanto per il suo interesse visuale per gli affreschi di Giotto e per i cretti di Burri, ma anche e soprattutto perché, come ha dichiarato in più occasioni, era attratto sia dallo «slancio visionario di San Francesco e Aldo Capitini» sia dalla «follia di massa dei Ceri di Gubbio». Un rapporto molto forte con la nostra terra che si è consolidato in occasione del suo progetto per il padiglione Umbria al Vinitaly 2009, concepito come un grande refettorio francescano arredato con strutture minimaliste realizzate in cartone.

Ed è proprio in quell’occasione che, grazie all’amico Pietro Carlo Pellegrini, co-progettista dell’allestimento, ebbi modo d’incontrarlo per la prima volta. Fu un incontro fugace, contrassegnato da un “Oliviero Furioso” che non mi si filò più di tanto perché intento a condividere con Pietro Carlo il disappunto per la mancata realizzazione di una delle sue proverbiali provocazioni: far indossare alle hostess del padiglione Umbria un saio-minigonna in cachemire firmato dalla Brunello Cucinelli. 

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

In quel momento non potevo immaginare che in seguito la vita mi avrebbe riservato il privilegio della sua amicizia. Cosa che, secondo un curioso incrocio di nome/cognome, debbo innanzi tutto al mio Rettore, Maurizio Oliviero, che all’epoca ricopriva l’incarico di Commissario Adisu. Correva l’autunno del 2010 e, insieme a Maurizio, ci recammo a Casale Marittimo per incontrare Oliviero nella sua casa-studio con la missione di coinvolgerlo nell’organizzazione dell’University Store. Cosa che in effetti avvenne e che qualificò il concept del negozio di merchandising universitario presente fino al 2015 lungo via Ulisse Rocchi.

In ogni caso fu proprio grazie all’esperienza dell’University Store che ebbi modo di entrare in contatto diretto con Oliviero, il che mi consentì di coinvolgerlo in altre due iniziative: il cluster Progetto Umbria, che mettemmo a punto con la regia dell’indimenticato Massimo Calzoni, all’epoca presidente di Ance Umbria, per rilanciare il mercato regionale delle costruzioni, e il master in Design umanistico, che insieme a Pietro Carlo Pellegrini immaginammo fondato sulla triangolazione sinergica tra La Sterpaia di Pisa (la bottega dell’arte e della comunicazione fondata da Oliviero), l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” (di cui io ero all’epoca direttore) e il Sacro Convento di Assisi (rappresentato da padre Enzo Fortunato).

Purtroppo entrambe le iniziative non andarono a buon fine, ma fu proprio grazie a questi due «magnifici fallimenti» (come li chiamava Oliviero) che nacque tra di noi una bella e sincera amicizia, coltivata con il mio coinvolgimento come opinionista nel suo programma radiofonico Non sono obiettivo e come progettista nell’allestimento della mostra Razza umana ambientata ad Assisi nella piazza inferiore di San Francesco, alimentata dal coinvolgimento di Oliviero in alcune manifestazioni che mi vedevano tra gli organizzatori (da Expo Casa al Cortile di Francesco) e suggellata il 29 gennaio 2015, in una gremitissima Sala dei Notari, dalla prolusione tenuta da Oliviero in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2014/’15 dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”, quando fu nominato “Accademico di merito” dell’antica istituzione perugina.

Purtroppo, per ragioni legate ai suoi impegni professionali, non riuscii ad arruolare Oliviero nel corpo docente dell’Accademia. Ma non rinunciai all’idea e così, quando insieme al collega Giovanni Gigliotti fondammo il corso di laurea in “Design” dell’Università degli Studi di Perugia, gli proposi di tenere almeno un modulo nell’ambito dell’insegnamento di “Fotografia” tenuto dal collega Francesco Bono. Una proposta che Oliviero accettò di buon grado e che ha onorato con entusiasmo e professionalità per tre anni accademici consecutivi, riproponendo ritualmente un copione didattico sperimentato con successo molti anni prima nella Factory newyorkese di Andy Warhol.

La mattina Oliviero ripercorreva, commentandole puntualmente, le tappe salienti della sua straordinaria carriera di fotografo, ammaliando gli studenti (ma anche i numerosi docenti presenti) con la bellezza delle sue fotografie oltre che con la forza delle sue campagne pubblicitarie. Ma anche divertendoli. Penso che non sia difficile immaginare l’ilarità sollevata dalla proiezione del mega-profilattico di colore fucsia fatto montare nottetempo nel 1993 da Oliviero sull’obelisco parigino di Place de la Concorde… Ma non finiva qui. Perché, prima della pausa pranzo, Oliviero assegnava un’esercitazione fotografica relativa a un tema rigorosamente improvvisato al momento, che ciascuno studente eseguiva con il proprio smartphone per poi presentare lo scatto eseguito durante una lunga maratona pomeridiana animata dai commenti critici di Oliviero, apparentemente durissimi, ma in realtà affettuosi. Tre di questi si sono fissati nella mia memoria: «il tema era fare una foto bella di una cosa brutta, lei è riuscito a fare una foto brutta di una cosa bella»; «si ricordi: per fare una fotografia bisogna avere qualcosa da dire»; «scattare una fotografia non vuol dire essere un fotografo, così come guidare un’automobile non vuol dire essere un pilota di “Formula 1”».

Per tre anni la lezione-workshop di Oliviero è stata il “fiore all’occhiello” del corso di laurea in “Design” e io, come presidente, ne sono sempre stato particolarmente orgoglioso.

Poi però, un brutto giorno, mi ha chiamato al telefono e mi ha comunicato con rammarico che era costretto a declinare il nuovo incarico didattico, perché aveva scoperto di essere afflitto da una malattia rara. Non mi disse esplicitamente di che cosa si trattava, ma dal tono della voce, molto meno energico rispetto alle altre volte, non mi fu difficile intuire che la situazione era grave. Da quel momento non abbiamo più avuto contatti telefonici, ma solo via whatsapp e, come tutti, ho seguito con trepidazione il procedere inarrestabile della sua malattia, tradito da un progressivo dimagrimento, tramite i media. Fino alla visione delle interviste televisive concesse recentemente da Oliviero ai giornalisti Luca Telese e Corrado Formigli. Due interviste a tutto campo struggenti, che personalmente considero il suo testamento spirituale e che consiglio vivamente a tutti di rivedere on line. Sicuramente darò questo consiglio anche ai miei studenti, facendo mia d’ora in poi la sentenza con cui Oliviero era solito concludere le lezioni di “Fotografia” tenute nelle aule del nostro ateneo: «non dovete studiare per diventare architetti piuttosto che ingegneri e tantomeno designer, dovete studiare per diventare testimoni del vostro tempo: questo è ciò che conta veramente!»

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link