GROSSETO – Viviamo nell’epoca del “copia e incolla”. Le aziende guardano i grandi brand, prendono appunti e cercano di replicare ciò che vedono funzionare altrove. Nulla di male, direte voi. E invece no: è la ricetta perfetta per diventare irrilevanti. In un contesto unico come la Maremma, dove ogni borgo ha una storia e una identità forte, questa tendenza può essere addirittura dannosa. Qui, l’omologazione non solo non funziona, ma rischia di cancellare quella magia che rende questo territorio diverso da ogni altro.
L’omologazione è la nemica del territorio
Prendiamo come esempio gli agriturismi maremmani. Quanti si presentano tutti uguali, con gli stessi slogan (“un’oasi di pace”, “a contatto con la natura”) e le stesse immagini di ulivi al tramonto? Oppure pensiamo agli eventi locali, che spesso cercano di replicare format turistici standard, puntando più sulla quantità che sulla qualità dell’esperienza. Quante sagre hanno iniziato a offrire un mix generico di food e musica, perdendo di vista la tradizione che le aveva rese speciali?
Eppure, i visitatori scelgono la Maremma per un motivo preciso: la sua autenticità. Cercano borghi intatti, tradizioni sincere, paesaggi che non si trovano altrove. Copiare modelli che funzionano in contesti diversi – magari nelle grandi città o in località più commerciali – significa tradire ciò che rende la Maremma unica. E nel marketing, tradire la propria identità è il primo passo verso l’insuccesso.
Innovare significa rispettare le radici
Innovare non vuol dire scimmiottare le strategie dei grandi brand. Significa capire cosa rende speciale il proprio contesto e adattare le tendenze globali a quella specificità. Alcuni piccoli comuni maremmani lo hanno capito. Pensiamo a Montemerano, che ha saputo costruire una narrazione enogastronomica autentica, o a Manciano, che ha investito nel turismo lento, puntando sul piacere di scoprire il territorio senza fretta.
Questi esempi funzionano perché rispettano il contesto locale, lo valorizzano e lo rendono protagonista. Non cercano di imitare altre destinazioni, ma di esaltare ciò che hanno di unico. Questo approccio è valido per tutti, dalle amministrazioni pubbliche ai piccoli imprenditori, passando per gli artigiani e i commercianti. Anche un’azienda agricola o una bottega artigiana possono innovare trovando modi nuovi per raccontarsi, senza snaturarsi. Non serve rincorrere il digitale a tutti i costi, né forzare un’immagine internazionale quando la forza sta proprio nell’essere profondamente radicati nella propria terra.
Il rischio del marketing superficiale
Un altro rischio del “marketing dell’ovvio” è quello di rimanere in superficie. Spesso vediamo campagne che puntano tutto su messaggi generici e rassicuranti, come “scopri la bellezza della Maremma” o “una terra autentica e genuina”. Frasi che potrebbero funzionare ovunque e che, proprio per questo, non funzionano da nessuna parte. Per attirare l’attenzione e creare un legame emotivo, è necessario andare oltre i luoghi comuni e raccontare storie vere.
Ad esempio, invece di limitarsi a dire che un prodotto è “a km zero”, perché non mostrare chi lo produce, il lavoro che c’è dietro, il paesaggio in cui nasce? Invece di promuovere un evento con slogan generici, perché non costruire una narrazione che coinvolga le persone, raccontando perché quella tradizione è importante e cosa significa per la comunità locale?
Esempi di chi fa bene marketing in Maremma
Ci sono realtà che hanno già imboccato questa strada. Pensiamo a Saturnia, che ha trasformato la sua acqua termale in un brand riconosciuto a livello internazionale, senza mai perdere il legame con il territorio. O ad alcune aziende agricole che hanno saputo creare percorsi esperienziali per i visitatori, raccontando la storia e i valori dietro ogni prodotto che offrono. Questi esempi dimostrano che è possibile innovare senza perdere la propria identità, anzi, rafforzandola.
Un consiglio antipatico: valorizza, non imitare
Il mio consiglio è semplice, ma antipatico: smetti di guardare cosa fanno gli altri. Non serve trasformare la tua attività in una pallida imitazione di qualcosa di già visto. Non serve rincorrere mode che non ti appartengono. Serve valorizzare ciò che hai, raccontare la tua storia, costruire un’identità che sia davvero tua.
La Maremma è una terra unica, con un patrimonio culturale, naturale e umano che non ha bisogno di artifici per essere speciale. Il marketing deve essere uno strumento per esaltare questa unicità, non per uniformarla. Perché la vera innovazione non sta nel copiare, ma nel trovare il coraggio di essere se stessi.
Marketing Antipatico
In questa rubrica parliamo di come l’innovazione può prendere forma in modi inaspettati, scoprendo le storie e le persone che la rendono possibile. Perché innovare non è solo un compito per le grandi multinazionali: è qualcosa che può partire da chiunque, anche dal tuo angolo di mondo. Restate sintonizzati, e chi lo sa? Magari la prossima grande idea potrebbe arrivare proprio da voi. Hai qualche riflessione da condividere? Scrivimi a [email protected]
Marco Gasparri, 49 anni, è il Managing Director di Studio Kalimero. Formatosi nel settore del marketing, dalla fine degli anni Novanta si dedica con successo a costruire percorsi per dare valore alle imprese e può contare su un’esperienza con centinaia di aziende nel pubblico e nel privato. Creativo, poliedrico e razionale, ha collaborato con agenzie nazionali, ha lavorato in Toscana e in Italia e ha dato vita nel 2000 a Studio Kalimero, riuscendo sempre ad anticipare le istanze economiche della società e a creare servizi e prodotti adatti al mercato.
Formatore, spin doctor, consulente politico, marketing strategist, esperto in tecniche di comunicazione, business coach ha firmato numerosissime campagne di successo: Marco Gasparri è tra i professionisti più accreditati nel campo della promozione non solo in Toscana.
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