Scuola. Burnout docenti, 35% in Italia non vuole continuare a lavorare

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(DIRE) Roma, 21 Gen. – Il ritorno in aula dopo le festività ha portato alla luce una problematica sempre più diffusa tra i docenti italiani: il burnout. Secondo un’indagine condotta dall’Health & Sustainability Lab dell’Università di Milano-Bicocca, quasi un insegnante su due soffre di stress lavorativo, esaurimento emotivo o di una profonda sensazione di scarsa realizzazione personale. A preoccupare ancora di più è il fatto che il 35% dei docenti dichiara di stare seriamente valutando l’idea di lasciare il lavoro. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le principali cause di stress per gli insegnanti non derivano dal rapporto diretto con gli studenti, ma da problematiche strutturali del sistema scolastico. La psicologa Katuscia Giordano, esperta in comunicazione e gestione delle crisi, sottolinea: “Il mancato riconoscimento economico, l’eccessivo carico burocratico, le classi sovraffollate e le difficoltà nelle relazioni professionali, sia con colleghi che con genitori, rappresentano fattori di stress significativi per gli insegnanti. Questi elementi, combinati tra loro, contribuiscono a creare un ambiente lavorativo che in molti casi, risulta insostenibile”.

E ancora: I NUMERI DEL DISAGIO E LE RIPERCUSSIONI SULL’ISTRUZIONE – In Italia, oltre il 40% dei docenti manifesta sintomi di esaurimento emotivo, una condizione che colpisce in modo particolare le donne, che costituiscono la maggioranza del corpo insegnante. Questo stress cronico non solo danneggia la salute psicofisica degli insegnanti, ma ha anche un impatto diretto sulla qualità dell’istruzione. Giordano aggiunge: “Le difficoltà vissute dai docenti si riflettono inevitabilmente sul sistema scolastico, penalizzando studenti e famiglie e minando il ruolo centrale della scuola come motore di crescita sociale, emotiva e culturale. L’assenza di interventi strutturali per affrontare il disagio psicologico genera costi importanti per la società. Fenomeni come l’assenteismo e il ‘presentismo’ – ovvero essere fisicamente presenti sul lavoro, ma con una produttività fortemente compromessa – riducono l’efficienza del sistema e aggravano il malessere.

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Anche a livello sanitario la situazione risulta meritevole di attenzione: la maggior parte degli accessi ai pronto soccorso per motivi di salute mentale riguarda disturbi d’ansia e attacchi di panico. Questo dato evidenzia una carenza strutturale non solo nei servizi di supporto psicologico per il personale scolastico, ma anche nella popolazione generale, segnalando l’urgenza di potenziare servizi di prevenzione e assistenza psicologica per la comunità. Intervenire tempestivamente sul disagio psicologico è fondamentale, sia per prevenire la cronicizzazione del problema, sia per evitare i costi elevati legati alla non gestione del problema. Studi recenti, tra cui il progetto Enpap ‘Vivere meglio’, dimostrano che per ogni euro investito in salute mentale si generano due euro di ritorno sociale, grazie alla riduzione dei costi legati all’assenza dal lavoro, alle ospedalizzazioni e alle visite dal medico medicina generale.

La promozione del benessere deve partire da un approccio globale, incentrato sulla prevenzione e sulla creazione di ambienti scolastici sani e stimolanti, che sappiano rispondere non solo alle esigenze didattiche, ma anche a quelle emotive e psicologiche di chi vive quotidianamente la scuola. Questo include una riflessione sui luoghi fisici della scuola, che potrebbero essere ripensati per favorire il benessere di studenti e insegnanti, trasformando la scuola in un ambiente capace di promuovere crescita personale e serenità. Investire nella salute mentale dei docenti non significa soltanto salvaguardare il benessere di chi lavora in un settore cruciale, ma rappresenta una scelta strategica per migliorare la qualità dell’istruzione, ridurre i costi sociali e garantire un sistema equo, accessibile ed efficace. Puntare sulla prevenzione e sul supporto psicologico significa costruire una scuola che non solo istruisce, ma che si prende cura di chi vi lavora e di chi la anima, promuovendo un futuro più solido per la collettività”. (Com/Red/ Dire) 05:10 21-01-25



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