Comune Bergamo, manovra da 8-9 milioni. Aumenti sulle tariffe di nidi, mense e assistenza

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di
Federico Rota

Il paradosso degli asili: troppi iscritti, niente contributi europei

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Tra gli 8 e i 9 milioni di euro. È la cifra che il Comune di Bergamo, solo per l’anno in corso, dovrà recuperare per far quadrare il bilancio, fiaccato da costi di beni e servizi che lievitano (per l’inflazione, o per i nuovi contratti della pubblica amministrazione), da nuovi oneri (per la riqualificazione delle piscine Italcementi si stimano 1,3 milioni di euro di rate, dal 2027) e dai tagli governativi (1,2 milioni per il 2025). Ne deriva, quindi, una manovra in due direzioni: razionalizzare le spese e aumentare le entrate.
«Abbiamo agito su entrambi i fronti — spiega il vicesindaco Sergio Gandi —. Partendo, però, dal tentativo di comprimere quanto più possibile le spese». Ma non basta. Per questa ragione, dopo l’aumento già applicato alla sosta su strada e l’annuncio dell’incremento dal 6% al 7% dell’imposta di soggiorno (l’aliquota dovrebbe trovare applicazione dal 1° aprile, per un maggior gettito stimato di 200 mila euro), Palazzo Frizzoni ha rimodulato anche le tariffe di rette mensili degli asili nido, mense scolastiche e assistenza domiciliare per gli over65.

I ritocchi

I ritocchi applicati al capitolo «istruzione» entreranno in vigore dal prossimo anno scolastico. Sul fronte delle mense, l’incremento di entrate stimato per il 2025 è di poco inferiore ai 200 mila euro, vista la sua decorrenza non immediata, che poi si attesterà su base annua intorno ai 580 mila euro. Mentre per quanto riguarda le rette dei nidi, il gettito stimato è di 1.685.000 euro per il 2025 e a regime, ossia nel 2027, sarà di 2.155.000.
In coda, la giunta ha approvato altri aggiornamenti tariffari: dai servizi cimiteriali il Comune stima di ricavare 100 mila euro in più all’anno più altri 95 mila euro come proventi delle concessioni; dai diritti istruttori per edilizia, urbanistica, Sportello unico edilizia e attività produttive e commercio 75 mila euro; da rimborsi spese di polizia locale 100 mila euro; e, infine, dalla visura di documenti e dall’uso delle sale civiche 25 mila euro in più all’anno.




















































Nidi e mense

Il sistema tariffario per l’iscrizione agli asili nido comunali risale all’anno educativo 2015-2016. Da allora, non era stato più toccato. Tra le ragioni che hanno spinto il Comune ad adeguare le tariffe, c’è il progressivo aumento dei posti disponibili nelle strutture, per via degli interventi edilizi finanziati dal Pnrr: «Oggi i bambini frequentanti sono 532, a settembre avremo 60 posti in più», spiega l’assessora Marzia Marchesi. Come pure l’effetto combinato dei rincari, dell’inflazione e dell’adeguamento dei contratti degli operatori. Fattori che, sommati, hanno fatto crescere il costo annuo per ogni bimbo da circa 8 mila a 11.205 euro.
Le nuove tariffe mensili variano in base all’Isee: la fascia minima è di 9.360 euro (prima era di 5 mila), quella massima supera i 34.868,50. Tutte si compongono di una quota fissa di 60 euro, cui si applica una percentuale variabile. Si va da un minimo di 153 euro al mese a un massimo di 590. In precedenza i due estremi erano di 100 e 520 euro, dunque l’aumento massimo è di circa 70 euro al mese. «L’introito delle tariffe copre solo il 20% della spesa dei nidi, il resto viene assorbito dal Comune», specifica Marchesi.
Capitolo agevolazioni: oltre a quelle governative, a partire dal secondo figlio frequentante il nido, la retta a carico della famiglia viene ridotta del 30%; mentre la retta per la frequenza part time viene ridotta in proporzione. La sindaca Elena Carnevali rivendica l’obiettivo del mandato di azzerare le liste d’attesa (l’anno scorso i bimbi in lista erano 200), ma evidenzia un paradosso: «Vogliamo aumentare l’offerta ma c’è una riduzione del Fondo 0-6 anni, oltre agli effetti della legge di bilancio e a non poter beneficiare del Fondo di solidarietà comunale da 1 miliardo di euro, avendo superato il target Ue del 33% di presenza dei nidi. Vogliamo trovare un equilibrio che non incida sulle famiglie». Quanto alle mense, gli aumenti variano da un minimo di 0,38 euro a un massimo di 0,98 euro in più a pasto: le nuove tariffe pasto oscillano quindi da 2,88 euro (Isee fino a 8 mila euro) a 7,48 euro (Isee oltre 32 mila euro). Per una famiglia può significare oltre 20 euro in più al mese.

Assistenza domiciliare

Questo sistema tariffario era stato toccato l’ultima volta nel 2012. Ora, però, l’amministrazione ha dovuto riconoscere alle cooperative appaltatrici del servizio un aumento del 15,26%. Il Comune ha ampliato la fascia Isee di esonero, da 4.900 a 7 mila euro. E fissato come quota minima oraria 1 euro, la massima a 22 euro (prima erano 16 euro). Ed è stato introdotto un ulteriore parametro: «Quello della povertà relazionale — sottolinea l’assessora Marcella Messina —. Chi non può contare su una rete di supporto parentale godrà di un ulteriore abbattimento della retta, del 20%».

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22 gennaio 2025 ( modifica il 22 gennaio 2025 | 14:59)

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