L’imprenditore italiano racconta l’impatto devastante dell’incendio, la lotta per la ricostruzione e le sfide economiche e sociali che sta affrontando la sua comunità
L’imprenditore Paolo Odierna, originario di Prato e residente a Los Angeles, ci racconta l’impatto devastante dell’incendio che ha colpito la città californiana, distruggendo ettari di terreno e sconvolgendo la vita di migliaia di persone. Odierna, che ha fondato il bistrot e centro espositivo Visionarium, ha vissuto in prima persona questa tragedia e ci offre uno sguardo unico su una crisi di proporzioni gigantesche.
Una tragedia evitata per un soffio
“La nostra casa non è stata coinvolta dall’incendio grazie alla freeway 210 che ha fatto da spartiacque, bloccando le fiamme,” racconta Paolo. “Inoltre, il vento ha cambiato direzione all’improvviso, in soli cinque minuti, spostando le fiamme verso un’altra zona”. Nonostante la fortuna di non essere stati evacuati, Paolo e la sua famiglia hanno dovuto affrontare quattro giorni senza corrente elettrica, una difficoltà significativa in una situazione già tesa.
Il Visionarium colpito dall’incendio
Non tutti i beni di Paolo sono stati risparmiati. Il Visionarium, il suo bistrot e centro espositivo, è stato direttamente coinvolto nell’incendio, subendo danni. Tuttavia, l’America si è mossa tempestivamente mettendo a disposizione fondi, anche a fondo perduto, a cui Paolo ha avuto accesso per coprire i danni e garantire i salari dei suoi dipendenti, permettendo di evitare licenziamenti in un momento così critico. Martedì Paolo tornerà a Los Angeles. “È una scommessa,” afferma. Il bistrot sarà regolarmente aperto, ma in questa settimana ha incassato solo 84 dollari, a causa della piena emergenza che ha colpito la zona.
La crisi umanitaria nei centri di accoglienza
“Tutti miei dipendenti hanno perso la casa e alcuni si sono rifugiati nei centri di accoglienza,” spiega Paolo. “Tra loro c’è anche il cuoco del bistrot, che mi racconta la quotidianità di quei luoghi. Purtroppo, i centri di accoglienza, pensati per offrire protezione, si sono rivelati delle trappole. Sono enormi capannoni sovraffollati, con scarsa igiene e condizioni difficili. Le docce sono state installate solo ieri, le luci restano accese 24 ore su 24 e l’esercito deve presidiare per prevenire episodi di violenza. Inoltre, si stanno diffondendo malattie”.
Le sfide della ricostruzione
La provincia di Los Angeles sta cercando di offrire soluzioni temporanee, assegnando ogni giorno un numero limitato di case mobili, tra tre e cinque, alle famiglie più bisognose. “Le priorità vanno a chi ha perso totalmente la casa, a chi ha figli e a chi non ha lavoro,” spiega Paolo. Tuttavia, se l’abitazione è ancora in piedi, anche se inagibile, non viene considerata “persa” ai fini dell’assegnazione.
Non ci si può avvicinare ai detriti delle case. “La polizia e l’esercito non permettono di avvicinarsi,” racconta Paolo. “Solo chi ha bisogno di medicinali viene scortato alla propria abitazione per recuperarli. Questo divieto è necessario per il rischio delle polveri sottili e perché sotto i detriti brucia ancora. Solo il 35% degli incendi è davvero spento”.
Un sistema economico fragile
“In America, la mancanza di un welfare strutturato rende tutto più difficile”, sottolinea Paolo. Nella zona colpita sono andati distrutti scuole, negozi e ristoranti, lasciando molte persone senza lavoro. “La maggior parte degli americani non ha risparmi o fondi di emergenza. Anzi, è comune avere debiti, che servono per costruire il proprio ‘credit score’, un indicatore fondamentale per ottenere prestiti con tassi più bassi. Ma se non hai un credit score, o se hai debiti troppo alti, la situazione diventa insostenibile”. Paolo racconta che la sua banca gli ha proposto un tasso d’interesse per il credito al consumo del 28-30%.
La fragilità delle infrastrutture abitative
“In America le case sono quasi tutte di legno, specialmente in questa zona”, osserva Paolo. Le abitazioni degli anni ‘50, come la sua casa di 180 mq costruita nel 1956, non sono soggette a obblighi di rifacimento degli impianti. “I cavi elettrici non sono inseriti in forassiti: si prendono due cavi, si mettono nel mezzo del muro, si riempie la cavità con schiuma e l’impianto è fatto. Questo accade anche nelle ville”.
Gli impianti esterni, di proprietà pubblica, sono altrettanto precari. “Sono pali di legno che passano attraverso gli alberi e portano i cavi nelle case dai trasformatori. I trasformatori, come quelli che si vedono nei film, sono scatole da cui possono partire fino a 100 cavi, con dell’olio all’interno. Ogni cinque anni i tecnici controllano che il palo non sia marcio, forandolo e mettendo un tappo con la data del controllo”.
Quando qualcuno cambia casa, aggiunge Paolo, “semplicemente taglia il cavo, che talvolta viene lasciato penzoloni”. Questo livello di incuria rende il sistema abitativo estremamente vulnerabile, specialmente in situazioni di emergenza.
Proporzioni della tragedia
La portata dell’incendio è spaventosa. Solo a Eaton, sono bruciati 5533 ettari di terreno, una superficie equivalente a oltre 5000 campi da calcio. “Per comprendere la gravità della situazione, basta pensare che il costo di affitti e alloggi è triplicato, mettendo ulteriormente in difficoltà chi ha perso tutto,” aggiunge Paolo, che due giorni fa ha ricevuto una mail che lo informava che nella sua zona ci sono ancora 327.654 case senza corrente.
Il confronto con l’Italia
Paolo riflette infine sulle differenze tra il sistema americano e quello italiano. “In Italia abbiamo la Protezione Civile, un’organizzazione che coordina il volontariato a livello nazionale. Qui, il volontariato è limitato alle piccole comunità, come i quartieri o le chiese. Manca una struttura centralizzata capace di affrontare emergenze di questa portata”,
“La gente spesso pensa che l’America sia completamente all’avanguardia” osserva Paolo. “Ma la realtà è ben diversa. Internet non prende ovunque, si mandano ancora gli SMS, e le strade sono piene di buche, persino a Pasadena, una zona ricca. Non ci sono regole: puoi trovare pick-up che trainano carrelli con moto e barche legate insieme, e capita che gli oggetti cadano per strada. Una volta ho trovato un barbecue in mezzo alla strada!”
L’aiuto
Paolo sarà in prima linea anche con la Nexxt Foundation, la fondazione della società Nexxt Expo che si occupa di Visionarium e che aiuta le aziende a trasferirsi in America e ad avere credito. Paolo creerà diversi progetti per aiutare le persone. “Se regalassero i soldi a tutti non basterebbero 5 anni per rimettere in piedi tutto.” I suoi progetti non saranno grandi come la creazione di tante abitazioni, ma piccoli progetti che possano dare un aiuto immediato. Già con Visionarium, infatti, si offrono pasti caldi, un bagno e un ambiente caldo.
Nonostante le difficoltà, Paolo rimane ottimista e determinato a ricostruire, continuando a sostenere la sua comunità e i suoi dipendenti in un momento di estrema difficoltà.
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