“Non è un’utopia … dall’io al noi”: un cantiere per diventare insieme costruttori di fraternità

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Dal 27 al 30 dicembre 2024 la città di Messina ha ospitato il cantiere dei Giovani per un Mondo Unito e dei Ragazzi per l’Unità provenienti da tutta la Sicilia dal titolo “Non è un’utopia … dall’io al noi”.  Messina, con i suoi colori e il suo profumo di mare e la vicina Calabria a vista d’ occhio, ha fatto da sfondo all’evento che è stato ospitato presso i locali dell’Istituto Teologico San Tommaso.

In sessanta si sono ritrovati per quest’appuntamento, tanto atteso in particolare dai più giovani. Quattro giorni: un lasso di tempo breve, ma intenso, vissuto in pienezza da ogni partecipante, intriso dalla bellezza di vivere ciascuno e ogni cosa come dono. Un viaggio a più tappe, questo cantiere ha avuto come bussola l’essere grati e amare l’attimo presente aldilà di ogni possibile “nonostante”.

Nel corso della prima tappa, nel pomeriggio del 27 dicembre, si è arrivati alle radici: ciascuno ha preso consapevolezza del fatto che l’essere li non era solo la semplice conseguenza di una scelta personale, ma era un frutto del si di Chiara Lubich al progetto che Dio aveva pensato per lei. Quel si che Chiara ha pronunciato  quasi alla metà del secolo scorso ha avuto un riverbero anche ora, alla fine del 2024 nella vita di ciascun giovane presente.

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Siamo figli del passato, costruttori di presente e generatori di futuro: questa la profonda consapevolezza che ha attraversato i sessanta cuori che all’unisono hanno vissuto questa profonda esperienza, frutto del passato e radicata nell’oggi.

Un pomeriggio di riflessione e pieno di aspettative si è “fatto annuncio” dei giorni che sono seguiti.  “Credo?” “Non credo?” “In cosa credo?” “In cosa non credo?” “Chi è per me Dio?”: tali domande, dopo un’alba dai colori brillanti e un’allegra colazione, sono risuonate nelle anime dei partecipanti e hanno dato il via alla seconda tappa.

Il secondo giorno di cantiere, incentrato sul dialogo, ha visto dei momenti di approfondimento dal titolo: “ll dialogo via per scoprire la bellezza dell’unicità in relazione”, curati da don Salvatore Rindone. In questi momenti i partecipanti hanno avuto la possibilità di sperimentare quanto il dialogo – cosa non semplicissima soprattutto se non abituati – sia una ricchezza individuale e fonte generativa di nuove prospettive.

Il programma prevedeva anche un laboratorio di espressione teatrale e delle attività solidali in cui i giovani hanno avuto la possibilità di sperimentare la bellezza del vivere in dono. La giornata – dopo la celebrazione eucaristica e la cena – si è conclusa con un momento di riflessione dedicato alla pace, in cui i presenti hanno espresso il desiderio di voler essere semi di pace nella loro quotidianità ed hanno donato un simbolico abbraccio a tutte quelle persone che vivono in luoghi di conflitto.

La terza tappa, il terzo giorno, si è aperta con l’interrogativo: “Chi è per me l’altro?”. Una domanda che – come quelle del giorno precedente – ha avuto lo scopo di condurre ciascuno “oltre sè”, mettendo in circolo mente e anima per trovare una risposta. Non la “risposta giusta” per definizione, ma “la propria risposta”.

Nel corso della giornata Chiara Spatola ha curato dei momenti di approfondimento sul tema del benessere e sulla felicità, un’opportunità per tutti i partecipanti – pellegrini alla ricerca della via che porta alla felicità – di interrogarsi e condividere ciascuno i propri pensieri o frammenti del proprio vissuto. Come nel corso della giornata precedente sono state fatte anche delle attività solidali: tra l’altro, è stata allestita una bancarella con il sapone confezionato dagli stessi ragazzi e diversi altri prodotti. Il ricavato è stato destinato per i fratelli e le sorelle del Libano.

“Come si crea il noi”?”: queste parole hanno dato il via alla quarta tappa, ultimo giorno di cantiere, vissuto con in cuore l’idea di dare degli esempi di come l’ideale del Movimento dei Focolari può incarnarsi nella quotidianità. Alcuni punti salienti e alcune esperienze concrete: il racconto della beata Chiara Luce Badano e del suo vivere in Dio, per Dio e con Dio nel farsi dono di luce nel rapporto con gli altri.

L’andare “oltre sé” per accogliere l’altro in quanto figli della stessa umanità: è l’esperienza della “Med25 Le Bel Espoir – una nave scuola per la pace”. Incarnare il noi per generare vita in alcune zone dell’Africa: è l’esperienza vissuta e narrata da Salvatore Ignaccolo, che ha vissuto 30 in diversi Paesi tra i quali Camerun, Burundi, Togo, Costa d’ Avorio  ed infine l’esperienza del “Noi Chiesa” in questo anno giubilare.

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Questo viaggio si è concluso, con il si di ciascuno ad impegnarsi per diventare costruttore di fraternità. La frase sintesi di chiusura del viaggio e di trampolino di lancio verso i giorni da vivere ciascuno nelle proprie realtà è stata: “Continuiamo a camminare insieme con in cuore la speranza di avere sempre il coraggio di cambiare idea”. Le luci di questo cantiere in prossimità della fine del 2024 si sono spente: restano cuori grati, menti in cammino e anime che si lasciano stupire in attesa del prossimo cantiere.

Melina Morana

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