di Fabio Marco Fabbri
Intervista esclusiva a Mohammad Reza Sabouri, Ambasciatore dell’Iran in Italia.
L’Iran fino ad oggi ha rappresentato l’architetto della “Mezza Luna sciita” e “dell’Asse della Resistenza”; ma successivamente all’era post 7 ottobre 2023, data dell’attacco di Hamas ad Israele, il governo degli Ayatollah ha rivelato svariate “crepe” nella struttura sociopolitico-economica dell’Iran. Tuttavia l’elezione del nuovo Presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, avvenuta a fine luglio 2024, considerato un moderato, sembra che abbia portato il Paese su un tracciato meno oppressivo in politica interna e forse con potenzialità di apertura verso la politica estera. Un passaggio che potremmo dire obbligatorio, vista la perdita della Siria, paese strategico dello sciismo e componente fondamentale della Mezza luna sciita. Anche la liberazione della mamma e studentessa, Ahoo Daryaei, rimasta, per protesta, in abbigliamento intimo nel piazzale dell’Università islamica Azad a Teheran, ha mostrato una inimmaginabile tolleranza da parte del governo degli Ayatollah.
In questo scenario dove la politica estera e interna iraniana sembrano non essere stagnanti, i Colleghi Luigi Sambucini, Conduttore televisivo e Direttore anche del quotidiano “Ore 12” e Giuliano Longo, giornalista di “lungo corso”, già Direttore editoriale anche di Paese Sera, hanno ottenuto un incontro con l’Ambasciatore iraniano in Italia, nelle sede di Roma, Mohammad Reza Sabouri,
Longo ha tessuto una intervista, in esclusiva, che riporto integralmente, decisamente concreta e priva di atteggiamenti lusingatori, riscontrando risposte che rafforzano una certa percezione di “limpida” apertura.
Come esordio l’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri ha voluto sottolineare l’utile disponibilità al dialogo con Paesi, come l’Italia, aperti e consapevoli dei rispettivi ruoli in ambito internazionale.
Giuliano Longo ha poi dato avvio all’intervista.
- La caduta di Assad in Siria e le sue conseguenze creano problemi ai suoi alleati. Come ha reagito il Governo iraniano e che misure intende prendere per tutelare i suoi alleati nell’area mediorientale?
La nostra presenza in Siria è su invito del governo siriano e ha avuto carattere consultivo. Non abbiamo sostenuto nessuna persona, gruppo o partito in particolare in Siria. Fino all’ultimo momento, ciò che più contava per noi era contribuire a mantenere la sicurezza e l’integrità territoriale della Siria in quanto paese importante nella regione. Questa presenza era del tutto fondamentale e di principio, e anche la nostra uscita è stata decisa con spirito di responsabilità. Pertanto, non penso che le evoluzioni avranno conseguenze sul nostro supporto ai gruppi di resistenza nella regione.
- La stampa occidentale insiste sul fatto che una delle cause del crollo del governo e dell’esercito siriano sia stata l’indebolimento di Hezbollah nel conflitto con Israele. Lei è della stessa opinione ?
Come ha sottolineato la Guida Suprema dell’Iran, questi incidenti sono il prodotto di un piano americano-sionista, sebbene anche la debolezza e il calo del morale della resistenza dell’esercito siriano abbiano contribuito alla sua realizzazione, tuttavia la Resistenza acquisirà più forza e motivazione di fronte alle pressioni e al perdurare dei crimini. Credo che nel mondo occidentale non vi sia una corretta comprensione di ciò che significhi Resistenza: essa non è paragonabile ad un hardware che può rompersi o mal funzionare, le forze del fronte della Resistenza come Hezbollah sono una realtà radicata nella fede e nelle profonde convinzioni di popoli e nazioni.
- Secondo lei l’Iraq e la presenza sciita in quel Paese possono venire minacciate?
Il regime israeliano è un regime espansionista basato su una serie di illusioni trascendentali, falsità storiche e convinzioni ideologiche, di cui chiaro esempio è lo slogan “dal Nilo all’Eufrate”. Questo regime sfrutta ogni opportunità per promuovere questo slogan e anche oltre. Pertanto, credo che non solo l’Iraq, ma tutti i paesi islamici siano gli obiettivi delle politiche aggressive di questo regime.
- Il governo Iracheno sembra che consideri quello ad interim di Damasco una filiazione dello Jihadismo dell’ISIS sconfitto 10 anni fa. Qual è l’opinione del suo governo?
Non ho informazioni sulle opinioni del governo iracheno a questo riguardo. Attualmente Tahrir al-Sham sta cercando di presentarsi come separato dall’Isis. Ma la storia non si dimentica e non si può ignorare che questo gruppo, precedentemente sotto la bandiera dell’ISIS in Iraq, ha svolto un ruolo significativo nell’uccisione della popolazione di questo paese. Questi sono fatti storici e questo gruppo non può negare il proprio passato. Devo cogliere questa opportunità per ricordare alle autorità del mio Paese il ristabilimento dell’ISIS in Siria. Siamo preoccupati per le attività operative dell’ISIS in Siria e per il nuovo clima di terrorismo in questo paese.
- Quali sono i Paesi occidentali oltre a Israele, hanno favorito l’ascesa dell’Hts in Siria?
Crediamo che l’attuale ascesa di Tahrir al-Sham sia un’iniziativa americano-israeliana.
- La complicata situazione geopolitica in Medio Oriente indurrà il suo Governo ad accelerare il programma nucleare?
Il programma nucleare della Repubblica islamica dell’Iran è una questione del tutto tecnica basata su considerazioni economiche. Pertanto non vedo alcun nesso tra ciò e gli sviluppi in Medio Oriente. Abbiamo bisogno dell’energia nucleare pacifica per soddisfare l’elettricità e altre necessità scientifiche ed economiche. Stabilire un collegamento tra gli sforzi legittimi dell’Iran per ottenere un’energia nucleare pacifica e questioni non correlate è solo un’iniziativa israeliana e occidentale per trasformare la questione nucleare iraniana in un problema di sicurezza e giustificare le sanzioni oppressive dell’Occidente contro la nostra nazione. Operiamo nel quadro del diritto internazionale e degli accordi con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
- Secondo lei quale peso avrà la nuova situazione siriana sulla causa palestinese ed in particolare su Hamas e sulla situazione nella Striscia di Gaza?
La Siria faceva parte dell’asse della resistenza, ma il cambiamento negli equilibri politici interni della Siria non significa la fine di Hamas. Come ho già detto, Hezbollah, Hamas e altri gruppi di resistenza sono soprattutto un sistema ideologico basato sulla fede nella resistenza contro il regime israeliano. La Siria è solo una variabile tra dozzine di altre variabili nell’equazione della resistenza nella regione. Il concetto fondamentale è che i gruppi di resistenza sono un gruppo di forze popolari legittime che prendono decisioni in base alla discrezione dei popoli – e non sotto l’influenza di altre parti.
- Con l’elezione di Trump alla Casa Bianca probabilmente non solo non verranno intraprese nuove trattative sul nucleare iraniano, ma difficilmente potranno venir revocate le misure di embargo sulla economia iraniana. A causa di queste misure punitive può descriverci la situazione economica del suo Paese?
Secondo me è ancora troppo presto per accettare le tue ipotesi. Naturalmente, siamo pronti a qualsiasi evenienza ed evoluzione perché crediamo che ciò che chiediamo sia legittimo nel quadro del diritto internazionale e parte dei diritti intrinseci di ogni Stato e Nazione. Mai abbiamo abbandonato il tavolo delle trattative. È stata l’America di Trump a ritirarsi dal JCPOA. Come abbiamo detto più volte, siamo pronti a negoziare con l’America e l’Europa sulla base del principio del rispetto reciproco e del mutuo vantaggio. Non penso nemmeno che il termine “misure punitive” sia appropriato, perché in primo luogo non abbiamo commesso un errore per essere puniti e, in secondo luogo, l’America non è nella posizione di incoraggiarci o punirci. Parlerei invece di “sanzioni crudeli e illegali contro il popolo iraniano”. Spero che Trump abbia imparato dal mandato precedente che la politica di massima pressione non ha alcun effetto sulla nostra determinazione.
- Infine, per quanto riguarda l’Italia quali sono i rapporti con il Governo del nostro Paese e le possibilità di interscambio nonostante l’embargo?
L’Iran e l’Italia sono paesi di grande civiltà con molti aspetti in comune, culturali e storici, con interessi economici e politici affini nelle arene bilaterali, regionali e internazionali. Sfortunatamente, le relazioni tra i due paesi hanno sofferto a causa di alcune “ crisi” costruite ad hoc da terze parti. Negli ultimi anni sono andate perdute molte opportunità nelle relazioni bilaterali, sono stati spesi molto tempo ed energie, ma siamo ancora lontani dal livello desiderato. Ci auguriamo che con l’approccio costruttivo e interattivo proposto dal nuovo presidente dell’Iran, il Dr.Pezeshkian, l’Italia coglierà l’opportunità e intraprenderà passi avanti sulla strada di questa interazione basata sul rispetto reciproco e su interessi comuni. Le economie di Iran e Italia sono complementari e questo è uno dei fattori più importanti per promuovere relazioni bilaterali basate sul principio del mutuo vantaggio. Esistono molte opportunità di cooperazione commerciale tra i due paesi. Noi siamo pronti per realizzarle. Confidiamo di poter compiere presto passi seri e concreti in questo ambito alla luce dell’atteggiamento positivo del governo e del settore privato iraniani nei confronti delle relazioni politiche e commerciali con l’Italia.
Una esperienza di notevole interesse l’incontro con l’Ambasciatore iraniano, dalla quale traspare, al di là delle formalità dettate dalla diplomazia, che l’attuale presidenza dovrà giocare un ruolo strategico proprio per la “perdita” dell’influenza sulla Siria. Quindi ritengo che a breve termine anche l’Iran dovrà confrontarsi con quella riparametrazione degli equilibri del Medio e Vicino oriente che vede Israele come un attore di primo piano di questa nuova dinamica geostrategica.
Il tutto dovrà essere letto con quello che l’ideologia che lega “l’Asse della resistenza”, potrà produrre in un contesto sempre meno favorevole e comunque inesorabilmente compromesso.
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