Tre indagati in carcere, altri tre ai domiciliari. La GdF trova lingotti d’oro, contanti e Rolex. Nei guai Mattia e Luca Calegari, i fratelli dell’omonima azienda di marmi di Carobbio degli Angeli. Maxi sequestro da 9,4 milioni
Il 20 maggio 2022, all’aeroporto di Orio al Serio, i finanzieri trovano a due passeggeri appena atterrati da Sofia contanti per 15 mila euro. Sono Nicola Ceppaglia e Alban Shabanaj e, tutto sommato, a giudicare dalla contemporanea indagine dei colleghi del Nucleo di polizia economico finanziaria, in quella occasione si contennero. Dalla Bulgaria sarebbero rientrati anche 200 mila euro a volo, chiusi in normalissimi zainetti. Facevano gli «spalloni», Ceppaglia e Shabanaj, i contrabbandieri di denaro, uscito «sporco» da Bergamo attraverso un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, e rientrato «pulito» per la via più banale.
I fratelli Calegari e l’intreccio
Al centro dell’intreccio, i fratelli Mattia e Luca Calegari, 38 e 37 anni, dell’omonima azienda di marmi di Carobbio degli Angeli. È paese di residenza di Mattia, mentre Luca vive a Zandobbio, dove è stato, fra l’altro, consigliere comunale di opposizione nella passata amministrazione (ricandidatosi a giugno, non è stato eletto). Anche i Calegari avrebbero fatto la spola con la capitale bulgara, in particolare il 38enne, in base a quanto contesta loro il pm Paolo Mandurino. L’integrazione alla richiesta di custodia cautelare inviata in tribunale martedì (10 dicembre 2024) ha convinto la gip Maria Beatrice Parati a saltare gli interrogatori preventivi previsti per l’inizio della settimana prossima e procedere direttamente a sei arresti: Mattia Calegari è in carcere, così come Michael Ceppaglia, 33 anni, formalmente residente a Sant’Antioco, in Sardegna, ma di fatto bergamasco (è figlio di Nicola), e poi per Shabanaj, lui albanese 38enne con casa San Paolo d’Argon. Ai domiciliari: Luca Calegari, il 74enne Nicola Ceppaglia e il commercialista napoletano Salvatore Bizzarro, 49 anni. Michele dell’Orco, 65 anni, lodigiano, la bulgara 45enne Antoaneta Markova e Livio Rebussi, 66 anni, di Spirano, sono indagati a piede libero.
Sequestrati orologi di lusso, lingotti e immobiliÂ
Le accuse più pesanti, di fare parte di un’associazione per delinquere finalizzata all’autoriciclaggio e a una sfilza di reati tributari, sono per i sei arrestati, nei confronti dei quali è stato disposto anche il sequestro preventivo ai fini della confisca di quasi 9 milioni e mezzo di euro, il presunto profitto accumulato dal 2018. Per ora, i finanzieri hanno messo i sigilli su conti correnti, contanti per 33 mila euro, 23 orologi di lusso (Rolex, Audemars Piguet e Longines), 5 auto, lingotti d’oro e immobili sparsi un po’ ovunque, anche a Milano o affacciati sul golfo di Napoli.
Mattia Calegari: «Della roba nuova non hanno niente»
È stato dopo il sequestro, a inizio mese, che sarebbe emersa l’urgenza di procedere con le misure personali. Con la riforma Nordio, per reati come questi si dà la possibilità all’indagato di farsi interrogare preventivamente. Eccetto quando il giudice ravvisi esigenze particolari. Nell’intercettare gli indagati fino all’ultimo giorno, la gip ritiene esista «un persistente e attuale pericolo di recidiva», lampante quando Mattia Calegari, dopo essere stato perquisito, parla di «cose nuove» a Michael Ceppaglia, dicendo che anche da lui la Gdf ha fatto un «casino» ma su «roba vecchia, di quella nuova non c’han niente». Il sospetto è che il gruppo continuasse a operare grazie a una sorta di «turn over societario» finalizzato a fatturare e beffare il Fisco. Sempre nelle intercettazioni vengono captate frasi come «svuotare i conti», spostare computer, presumibilmente inquinare le prove, e poi sparire per la data fissata per l’interrogatorio. È il caso, di nuovo, di Mattia Calegari, rispetto al quale sussisterebbe anche il pericolo di fuga.
«Markova non solo interprete»
Lunedì comunque comparirà davanti al gip, ma in carcere, con i coindagati. Pare voglia spiegare, assistito dagli avvocati Gianfranco Abate ed Enrico Pollini. «Il pericolo di fuga non esiste, avrebbe avuto tutto il tempo per andarsene se avesse voluto», fa notare l’avvocato Pollini, che altro non aggiunge. Silenzio anche dal resto dei difensori (i tre ai domiciliari saranno sentiti martedì pomeriggio). Secondo la ricostruzione degli investigatori, Calegari e i Ceppaglia gestivano le società «cartiere», senza un dipendente, sconosciute al Fisco, eppure con giri d’affari milionari. Il commercialista napoletano, già implicato in vicende simili (è a processo a Venezia), li avrebbe guidati. E Markova avrebbe fatto non solo da interprete, nelle spedizioni bancarie in Bulgaria. Cioè sarebbe stata consapevole di aiutare a riciclare denaro. Tutto all’insegna della «spregiudicatezza», non fermandosi mai. Neanche con i finanzieri in casa.
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