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Idroelettrico Umbria, Italia Nostra denuncia danni per ritardi

Idroelettrico Umbria – Italia Nostra Umbria ha inviato una lettera alla Corte dei Conti per segnalare le gravi inadempienze nella gestione delle concessioni idroelettriche scadute in Umbria, con conseguenti danni economici per vari enti pubblici. La denuncia riguarda in particolare le centrali idroelettriche di grande derivazione gestite da ACEA a Narni (San Liberato) e da Edison a Terni (Pentima), le cui concessioni sono scadute da oltre cinque anni. Nonostante l’obbligo di procedere a gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni scadute, la Regione Umbria ha agito con estremo ritardo, rimanendo sostanzialmente inerte fino al 2023, quando è stata finalmente introdotta una norma per stabilire un canone aggiuntivo per i concessionari. Tuttavia, il mancato intervento tempestivo ha portato a una perdita significativa di risorse per le casse degli enti locali, come la Provincia di Terni e i Comuni di Terni e Narni.

La normativa nazionale, attraverso il Decreto Legge 135/2018 e la Legge 12/2019, stabilisce la necessità di regionalizzare la gestione degli impianti idroelettrici di grande derivazione, stabilendo che le concessioni debbano essere riassegnate tramite gare pubbliche. Queste gare avrebbero dovuto essere bandite già nel 2018, ma la Regione Umbria non ha rispettato questa scadenza. A differenza di altre regioni, che si sono mosse in modo tempestivo per disciplinare la gestione delle concessioni scadute e per stabilire canoni aggiuntivi, l’Umbria ha dimostrato un ritardo ingiustificabile. Gli impianti gestiti da ACEA ed Edison continuano a operare senza una regolare concessione, in un regime di proroga de facto che permette loro di incassare ingenti profitti senza pagare il dovuto alle autorità locali.

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Italia Nostra sottolinea come, al di là dei danni economici diretti, la situazione rappresenti anche un rischio per la sicurezza idraulica e ambientale. Con il trascorrere del tempo senza adeguati interventi, si pongono seri interrogativi sulla manutenzione degli impianti idroelettrici, delle dighe, dei canali e delle infrastrutture associate. Inoltre, la mancanza di un quadro normativo chiaro e di un regolamento che permetta l’avvio delle gare per le concessioni future rischia di compromettere ulteriormente la gestione di questi asset pubblici.

La lettera alla Corte dei Conti chiede un’attenta valutazione delle responsabilità degli enti coinvolti, tra cui la Regione Umbria, la Provincia di Terni, i Comuni di Terni e Narni e l’ente Bacino Idroelettrico Montano (BIM), accusando un’inerzia generalizzata che ha già portato alla perdita di almeno quattro anni di risorse economiche per la pubblica amministrazione. Italia Nostra richiede che venga avviato un controllo rigoroso sulla gestione delle concessioni idroelettriche, sollecitando una verifica approfondita sulle condotte degli enti locali e regionali, che hanno ignorato le scadenze previste dalla legge.

In particolare, la lettera mette in evidenza che la Legge 12/2019, pur stabilendo chiare direttive per la gestione degli impianti, non è stata ancora applicata in Umbria. La Regione, infatti, non ha ancora creato il quadro regolatorio necessario per la realizzazione delle gare di concessione. Di conseguenza, l’Umbria rischia di trovarsi impreparata ad affrontare le scadenze delle altre concessioni, sette delle quali sono previste per i prossimi anni.

Il caso delle centrali idroelettriche di ACEA ed Edison, che continuano a operare senza concessione, è solo uno degli esempi di come la gestione delle risorse idroelettriche in Umbria sia stata gestita in modo poco trasparente e inefficace. Nonostante le ingenti risorse che queste centrali producono, gli enti locali e la Regione non hanno saputo trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalle concessioni. Le centrali idroelettriche, infatti, sono un’importante fonte di entrate per le casse pubbliche attraverso i canoni di concessione e i sovracanoni, che vengono corrisposti dai concessionari per l’uso delle risorse idriche.

Inoltre, l’inerzia della Regione Umbria ha generato anche una disparità tra le diverse regioni italiane. Mentre alcune regioni hanno già bandito gare pubbliche per la gestione delle concessioni scadute, altre, come l’Umbria, non solo non hanno avviato le gare, ma non hanno nemmeno adottato il quadro regolatorio necessario per farlo. Questo ha impedito di ottenere entrate adeguate e ha permesso alle multinazionali coinvolte, come ACEA ed Edison, di continuare a operare in regime di proroga, incassando profitti senza alcuna trasparenza.

La gestione delle concessioni idroelettriche è una questione complessa che coinvolge non solo aspetti economici, ma anche la sicurezza e la sostenibilità ambientale. L’assenza di un adeguato controllo e di una regolamentazione chiara può compromettere la manutenzione degli impianti e degli ecosistemi circostanti, con potenziali rischi idraulici per le popolazioni locali. L’urgenza di un intervento da parte della Corte dei Conti è evidente, poiché il ritardo accumulato potrebbe avere gravi conseguenze a lungo termine sia per la finanza pubblica che per la sicurezza del territorio.

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Il caso di ACEA ed Edison in Umbria è solo uno degli esempi di una gestione inefficace e parassitaria delle risorse pubbliche, che ha permesso alle grandi multinazionali di sfruttare gli impianti idroelettrici senza dover rispondere adeguatamente alle esigenze della comunità locale. La lettera alla Corte dei Conti sollecita un intervento deciso per fermare questa situazione e per garantire che le concessioni idroelettriche siano gestite in modo trasparente, equo e sostenibile.

Italia Nostra chiede che la Corte dei Conti intervenga per far luce su queste inadempienze, verificando la condotta degli enti coinvolti e promuovendo una gestione più efficiente delle risorse idroelettriche. La battaglia per la trasparenza e per la corretta gestione degli asset pubblici continua, con l’obiettivo di garantire che le ricchezze prodotte dalle risorse naturali del territorio siano gestite in modo responsabile, nell’interesse delle comunità locali e per il bene comune.

In conclusione, la questione delle concessioni idroelettriche scadute in Umbria rappresenta un esempio emblematico di come la gestione delle risorse pubbliche possa essere compromessa da ritardi burocratici e mancanza di trasparenza. Le azioni di Italia Nostra mirano a sensibilizzare le istituzioni competenti affinché vengano adottate misure concrete per rimediare agli errori del passato e per garantire che il futuro della gestione idroelettrica in Umbria sia caratterizzato da maggiore responsabilità e attenzione verso l’interesse pubblico. La Corte dei Conti, a questo punto, è chiamata a fare chiarezza su una vicenda che ha avuto un impatto negativo sulle casse pubbliche e sulla sicurezza del territorio.



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