“Attraverso la ribellione alla religione ho imparato la cultura del perdono” – SMS News Quotidiano

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“Custodivo questo disco dentro di me da un sacco di tempo ed è legato ad una strada comica e ad una un po’ più seria che scava nelle viscere della mia vita”. Si intitola “Vangelo secondo Primo” (Trigger/ADA Music Italy) è il nuovo concept album del cantautore napoletano Tommaso Primo, in uscita il 20 dicembre.

Un viaggio intimo tra solitudine e pensieri contrastanti, in cui l’artista lascia al pubblico la libertà di interpretare l’opera come critica sociale, analisi esistenziale o raccolta di brani pop, urban e latin.

La cover dell’album, realizzata dal disegnatore e animatore napoletano Francesco Filippini, rappresenta l’essenza del disco in cui Tommaso Primo si assume la piena responsabilità del titolo irriverente e dei temi affrontati.

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Tommaso, com’è nata l’idea del disco “Vangelo Secondo Primo”?

“Custodivo questo disco dentro di me da un sacco di tempo ed è legato ad una strada comica e ad una un po’ più seria che scava nelle viscere della mia vita. La prima si collega al fatto che da ragazzino guardavo questo libro sulla libreria, il Vangelo Secondo Matteo, e pensavo che fosse il cognome di questa persona. Io infatti mi chiamo Tommaso Primo. La seconda invece è una storia molto più profonda. Ho perso mio papà da bambino e quando hai una mancanza la società, intesa come famiglia, come scuola, ti spinge a colmare quei buchi, quelle voragini con la religione. Per una questione di indole, di genetica, di pensiero, non ho mai accettato la gabbia che a volte la religione crea intorno ad una persona, al posto del sentiero che invece dovrebbe creare. Quindi sentivo il bisogno di raccontare tutto questo e ho realizzato un disco”.

Entrando nel dettaglio tra le tracce c’è Jesus Christ Super Saiyan, in cui reinterpreti un po’ la figura di Gesù in chiave contemporanea…

“Sì, immagino questo ritorno di Gesù che compare all’improvviso tra le palazzine, tra le case popolari di Napoli, una città che è sempre perennemente sotto i riflettori, al centro del mondo, in qualche modo gemella di New York, di Rio de Janeiro, ma nello stesso modo anche di Gaza o di Babilonia, una città che resiste al tempo. Quindi da questi riflettori decide di parlare con forza, con decisione, ai capozona di Napoli in cui c’è un grande problema di mortalità giovanile, ai boss di quartiere, ma anche ai potenti della terra. E’ un mondo estremamente populista, feroce, che parla la lingua dello stomaco e nel mio brano Gesù Cristo che ritorna utilizza tutto quel linguaggio per dire però delle cose molto più profonde”.

Ci sono poi due canzoni che hanno come protagoniste due donne, Maddalena e Mamma Sole…

“Appartiene al Dna dei napoletani prendere confidenza con la divinità, con San Gennaro, con Dio, i Santi. In Mamma Sole succede questa cosa, nel senso di mescolare il sacro col profano. Mamma Sole è una donna ribelle, del popolo, che prendeva i ragazzi dai Quartieri Spagnoli quando non erano il luogo di turismo che sono oggi, ma erano forse il più grande quartiere popolare del mondo. Lei sfamava i ragazzini e quando le chiedevano appunto che lavoro facesse, se fosse santa oppure puttana, lei rispondeva “io sono soltanto una femmina di cuore, come l’umanità”. Mamma Sole è il mio pensiero su quello che credo sia la libertà sessuale di concezione, di scelta assoluta della donna. Odio quando per esempio la religione, non solo cristiano-cattolica, entra nelle dinamiche che stravolgono la vita delle donne.

Per quanto riguarda “Maddalena” nelle letture tradizionali questa donna è considerata al pari di una peccatrice, in realtà questa concezione è legata alla traduzione di un monaco che ha voluto inserire questo suo pensiero. Su questa figura ha scritto un libro anche Dan Brown. Nell’immaginario comune l’idea che abbiamo di Maddalena è quella di una prostituta a cui tirano le pietre, che viene salvata da Gesù che afferma chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ho messo questa visione molto forte nel brano immaginando una ragazzina che nel 2024 vive nei sobborghi di Gerusalemme e si prostituisce, nonostante possa sembrare una canzone leggera, latino urban, per creare la contrapposizione con il sentimento di questa ragazza che in un mondo di fame sessuale da parte di questi uomini, ne incontra uno di cui si innamora e a cui riserva tutta la sua dolcezza. Tanto che scrive su un diario, come fosse una ragazza degli anni ’90, “M più G per sempre”, Maddalena più Gesù per sempre”.

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Questo disco affronta tematiche che sono sempre purtroppo attuali, ad esempio in “Fiori nel Sahara”, in cui la storia di Giuseppe e Maria potrebbe essere traslata ai giorni nostri pensando a quello che accade in Ucraina piuttosto che a Gaza o in altre parti del mondo dove sono in corso delle guerre …

“Esattamente. Viviamo nella dittatura degli algoritmi che è sempre più presente, sempre più forte, soprattutto quando fai musica anche se tanto leggera non è. E quindi alcune tematiche sono celate proprio sotto canzoni pop. Ho scritto Fiori nel Sahara una notte in cui mi arrivavano le notizie delle bombe, dei missili, degli aerei che distruggevano il sonno e le case dei bambini e ho deciso di catapultare Maria e Giuseppe, molto simili a due innamorati palestinesi di Gaza, nella contemporaneità e di raccontare la loro storia. Io penso che la musica debba avere questo ruolo, non può soltanto fare da sottofondo per i pitch di TikTok. Volevo cantare una canzone d’amore che però è anche e soprattutto sociale, con una guerra sullo sfondo, e trasmettere certe emozioni ed immagini che sembrano lontane da noi ma che in realtà sono molto più vicine di quel che pensiamo. La cosa incredibile è il silenzio delle masse, nel senso che siamo così tanto concentrati a dover pagare le bollette oppure a concederci un’uscita in più il sabato sera, come è giusto che sia, e ci dimentichiamo a volte che la lotta è una parte importante di noi. Credo che stiamo anche vivendo un periodo soporifero nel senso che si cerca di addormentare il pensiero libero. Le arti, se non sono depotenziate come a volte ho la sensazione che accada, sono invece importanti per scuotere un po’ le coscienze”.

“Alchemica preghiera d’amore” invece è un inno alla speranza…

“Sempre parlando della mia ribellione alla religione una delle cose belle che ho imparato è la cultura del perdono. “Alchemica preghiera d’amore” è una canzone che avevo da tanto tempo nel cassetto, da quando avevo 15 anni però non era mai nato un testo, invece poi è sbocciata. Sono molto contento di averla inserita all’interno del disco perché c’è racchiusa la mia concezione d’amore, che è universale, non solo verso una persona, ma per la natura, per gli animali, per il mare, per l’aria, c’è quel messaggio ecologista, è come se fosse dedicata ad una donna ma in realtà è destinata ad una forma d’amore molto più intima”.

In “‘E suonne” ci sono diverse citazioni di grandi personaggi quali Galilei, Copernico, Einstein, Federico Garcia Lorca. Cosa simboleggiano per te questi personaggi?

“Sono persone che hanno squarciato il muro dell’esistenza, chi con la poesia, chi con la scrittura, chi con l’etica, chi con l’umanesimo. In sottofondo c’è lo storico discorso “I have a dream” che Martin Luther King fece davanti al Lincoln Memorial di Washington nel 1963. E’ una canzone dedicata ai sognatori perché sono coloro che poi trasformano le cose in realtà. Ci sono dei sogni che parlano di pace, di ragione, indubbiamente però c’è un grande lavoro da fare relativamente alla connessione tra gli esseri umani per cercare di analizzare insieme quello che sta succedendo, soprattutto riguardo alcune situazioni etiche, climatiche, anche spirituali perché viviamo in un momento molto critico dell’umanità. Questo non è un disco religioso ma è sicuramente spirituale”.

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Dopo l’uscita dell’album ci saranno dei live?

“Stiamo preparando un tour in tutta Italia con diverse date e poi ci sarà anche una serie di live in estate. Ho voglia di creare una connessione con la gente. Sarà un concerto in cui saranno presento il digitale, l’acustico, ci saranno dei momenti di riflessione. Vorrei abbattere le barriere con il pubblico e creare qualcosa di diverso”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Mariarosaria Panico



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